“Il pericolo concreto che gli arrestati commettano delitti della stessa specie appare elevatissimo ed è desumibile dalle modalità e circostanze della grave condotta criminosa realizzata in uno stabile situato nel pieno centro storico cittadino in un orario in cui lo stesso è frequentato da numerose persone”. Lo scrive il Gip del Tribunale di Cagliari, Roberto Cau, nell’ordinanza che ha convalidato l’arresto con la misura cautelare in carcere di Michele Pili, Mario Calledda e Angelo Pisano, i tre componenti della banda che la Polizia ha sgominato impedendo il sequestro a scopo di rapina di un facoltoso ristoratore cagliaritano.
Per il giudice sono “criminali pericolosi”: lo dimostra l’indifferenza dimostrata dai tre “circa la probabile presenza nell’abitazione di una bambina di 4 anni e dall’evidente intenzione di esercitare violenza fisica sulle persone per raggiungere l’obiettivo della sottrazione del denaro con accenni all’eventualità di perpetrare violenza sessuale nei confronti della moglie del ristoratore”. I tre erano intercettati dall’ottobre scorso, quando già stavano pianificando il colpo. “Gli apriamo la cassaforte… lo uccidiamo”, dice uno della banda. L’altro risponde: “Lo leghiamo e gli sc… anche la moglie”. Ma non solo. Secondo il Gip c’era un “gravissimo pericolo per i presenti tenuto anche conto della smodata assunzione di cocaina da parte degli indagati nell’imminenza delle fasi esecutive”. Erano criminali esperti, secondo il giudice la loro “condotta non certo improvvisata anche in ragione dell’accertata possibilità di avere importanti appoggi logistici nel cagliaritano e nel nuorese, nonché ausilio e copertura nelle fasi di disimpegno, indicativa di una pregressa consolidata esperienza nel settore dei reati contro il patrimonio con violenza verso le persone e di una spietata indole criminale”.