Sindacopoli, gli investigatori a caccia dei prestanome

I prestanome degli incarichi. È questo un altro filone dell’inchiesta sugli appalti sospetti nei piccoli Comuni della Sardegna.

I prestanome degli incarichi professionali. È questo l’ennesimo tassello di Sindacopoli, l’inchiesta sugli appalti sospetti nei piccoli Comuni della Sardegna, sebbene la Procura di Oristano ipotizzi che i bandi fossero frutto di finanziamenti ad hoc, assegnati grazie a entrature in Regione. Sia con “politici di vari partiti” che con “funzionari”. Ed è per questo che negli uffici di Cagliari si cercano adesso le talpe.

Il filo rosso per ricostruire intrecci e schemi della presunta consorteria di Sindacopoli è ancora l’ordinanza del gip Annie Cécile Pinello. Sono quasi 300 pagine che hanno messo insieme progetti, delibere e documenti sequestrati nei Comuni dalla Guardia di finanza e dai Carabinieri, ma ci sono pure le tante intercettazioni telefoniche a Salvatore Paolo Pinna, l’ingegnere desulese titolare della Essepi Engineering srl, considerato dagli investigatori il “boss del sodalizio criminale”.

Come prestanome, nell’ordinanza si fa l’esempio di Alessandra Piras con Pietro Crobu. Lei è un architetto, uno dei 60 indagati, ed era ex compagna del forzista Antonello Peru, il consigliere regionale di Sorso alla seconda legislatura. Crobu, invece, è il vicesindaco di Ortueri con delega ai Lavori pubblici, un libero professionista anche lui. Ma proprio in virtù del suo ruolo pubblico, non poteva accettare dallo stesso Comune incarichi privati. Quindi ecco la copertura che, secondo l’accusa, gli garantiva la Piras, a sua volta ricompensata con l’assegnazione di altri lavori, sempre stando alla tesi investigativa.

Un quadro complesso. Crobu era un socio di Pinna nella Essepi Engineering, insieme ad altri cinque indagati. Su tutti, Gian Paolo Porcu, direttore tecnico della srl, l’uomo più vicino a Pinna, sostiene la Procura. Gli altri sono Salvatore Borto, Andrea Murgia, Ivan Peddio, Gianmaria Pintori e Anna Paola Saba, finiti tutti ai domiciliari una settimana fa. Ma nello studio di Pinna lavorava, sempre come socio, pure Roberto Zedda, per il quale è scattato l’obbligo di dimora. I loro nomi si alternano nei 44 appalti diventati Sindacopoli e valsi, a vario titolo, le accuse di turbativa d’asta, corruzione e associazione per delinquere.

Il ricorso ai prestanome si lega poi a un’altra modalità che per gli inquirenti caratterizza il presunto sodalizio criminale. Ovvero, “l’interscambiabilità dei ruoli” che significa lavoro assicurato in altri Comuni per tutti “i compiacenti”, compresi i dipendenti degli uffici tecnici. Un giro, questo, al quale non si prestò Laura Carta, l’ingegnere sottoposta a un incredibile processo interno proprio per via della sua ribellione.

“Tutto – si legge ancora nell’ordinanza del gip – può funzionare senza dare nell’occhio solo curando che lo scambio di incarichi avvenga fra Comuni lontani”. Ciò che, secondo la Procura, “ha richiesto una rete molto estesa di complicità tra professionisti in varie zone della Sardegna“. Alcuni indagati, sempre in cambio di incarichi, avevano il compito esclusivo di presentare offerte fittizie nei bandi sopra i 40mila. In questi casi si si procede con la cosiddetta procedura negoziata che richiede almeno cinque partecipanti, pena l’annullamento della gara stessa.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share