Servitù, tempo di guerra simulata della Nato. Pressing su Pigliaru

Oltre 36mila militari provenienti da più di 30 Paesi. Centinaia di caccia, elicotteri, mezzi anfibi e cingolati vari. Sono questi i numeri dell’esercitazione Trident Juncture 2015, la più importante operazione Nato del 2015 che avrà inizio tra pochi giorni in Italia, Portogallo, Spagna, coinvolgendo Oceano Atlantico e Mar Mediterraneo. La cerimonia di apertura si svolgerà a Trapani il 19 ottobre. Due giorni dopo, l’operazione sbarcherà anche in Sardegna. Al centro ci sarà, ancora una volta, il poligono di Teulada dove si eserciterà prevalentemente la Brigata Sassari, così come risulta dal sito ufficiale di Trident Juncture. Le prove di guerra nell’Isola avranno inizio il 21 ottobre e termineranno il 6 novembre: dureranno quindi in tutto più di due settimane. Nonostante nei mesi scorsi la base operativa dell’esercitazione sia stata spostata da Decimomannu a Trapani, la Sardegna sarà coinvolta in prima linea: il teatro su cui si muoveranno uomini e mezzi è collocato nel tratto di mare davanti a Teulada, dove si spareranno missili anticarro Tow, Spike, Milan.

Guarda LE FOTO di altre esercitazioni partite a inizio ottobre nella base del sud Sardegna.

L’imminente inizio delle operazioni sta suscitando forti proteste nell’Isola. Non  ci sono stati solo la manifestazione antimilitarista e gli scontri di piazza avvenuti ieri a Cagliari. Il dissenso è arrivato anche a Roma, in Parlamento. Il deputato di Sel Michele Piras, componente della commissione Difesa della Camera, si è scagliato con forza contro quella che definisce un’invasione. “Nei prossimi giorni la Sardegna, con il poligono di Teulada, sarà invasa, per terra e per mare, dalla Trident Juncture, la più imponente esercitazione militare degli ultimi anni – afferma Piras -. Una esercitazione mostruosa, nonché un grottesco esercizio muscolare della Nato con un violento impatto ambientale sulla Sardegna, per l’ennesima volta teatro dei giochi di guerra delle potenze occidentali”.

Il deputato sardo si rivolge direttamente a Francesco Pigliaru. “Il Presidente della Regione convochi immediatamente la conferenza regionale sulle servitù militari e tutte le rappresentanze del popolo sardo – prosegue Piras -. È giunto il tempo che alle prese in giro si risponda con il conflitto istituzionale e la mobilitazione sociale, anche per rimediare al grave errore compiuto di lasciare che la vertenza sulle servitù militari sarde venisse declassata da battaglia di popolo a tavolo tecnico-istituzionale. I sardi sono stanchi di povertà, sottosviluppo, occupazione militare e dissesto idrogeologico. Basta servitù militari, ora è necessario un radicale cambio di strategia”, conclude l’esponente di Sel.

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Il pressing su Pigliaru è iniziato già da tempo. Nei giorni scorsi Sardigna Libera, il movimento politico guidato dall’ex consigliera regionale Claudia Zuncheddu, si è rivolto al presidente della Regione per sollecitare atti di opposizione istituzionale all’operazione della Nato. Da parte sua il governatore, fin dal suo insediamento, ha tentato di far sentire la voce dell’isola sul tema della riduzione delle servitù militari. In Sardegna insiste infatti ben il 65% della servitù nazionali: 30 mila ettari e 80 chilometri di costa interdetti al turismo o altre attività. Il ridimensionamento della presenza militare nell’Isola è stato un tema affrontato a più riprese con il ministro della Difesa, Roberta Pinotti. Ma fino a oggi le richieste della Regione non hanno trovato grande ascolto. Così come non ha avuto alcuna conseguenza il parere negativo pronunciato lo scorso luglio dal Comipa (il Comitato paritetico misto per le servitù in cui siedono anche rappresentanti della Regione, demanio e forze armate) contro il calendario delle esercitazioni.

Il problema è sempre lo stesso: i militari sono sull’Isola per “esigenze nazionali“. Una motivazione che, di fatto, chiude sul nascere ogni parere contrario impedendo alla Sardegna di avere voce su questo tema. Eppure, le conseguenze non sono solo economiche, bensì sull’ambiente e sulla salute dei cittadini – sul Poligono sperimentale di Quirra, il più grande d’Europa, grava un’inchiesta per disastro colposo, aperta in seguito alle tante morti sospette.

A settembre dello scorso anno, poi, l‘incendio nel poligono di Capo Frasca, causato dal residuo di una bomba inerte sparata durante un’esercitazione, ha mandato in fumo circa 30 ettari di terreno suscitando un’ondata di polemiche in piena stagione turistica. Si è arrivati così a oggi, vigilia delle esercitazioni, in un clima di insofferenza che rischia di travalicare gli ambiti istituzionali. I movimenti antimilitaristi hanno deciso di farsi sentire. Proprio ieri a Cagliari si sono registrati scontri e tensioni con le forze dell’ordine nel corso di una manifestazione non autorizzata organizzata contro Trident Juncture (ecco le FOTO).

Michele Spanu

@MicheleSpanu84 on Twitter

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