L’Aias licenzia e niente stipendi da otto mesi. Ma dalla Regione 119 milioni

Ecco i conti dell’Aias, come nel report dell’assessore Luigi Arru. L’azienda della famiglia Randazzo assiste disabili e anziani in convenzione col Servizio sanitario regionale.

Adesso che la vertenza Aias è diventata un caso politico – il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno per superare il monopolio dell’azienda che assiste disabili e anziani in regime di convenzione con le Asl -, sono stati resi pubblici i conti. Nel solo triennio 2014-2016 la Regione ha versato all’Aias 119 milioni, come ha ricostruito l’assessore alla Sanità, Luigi Arru, in un dettagliato report illustrato all’Aula nella seduta di martedì.

E proprio sulla scia dei numeri, la massima assemblea sarda ha fissato diversi paletti, a cominciare dalla tutela dei lavoratori che da otto mesi non ricevono lo stipendio. Nell’ordine del giorno è scritto che “la Giunta deve impegnarsi ad adottare un atto di indirizzo” nel quale “il pagamento delle retribuzioni pregresse va previsto nella convenzione, applicando l’articolo 1.676 del Codice civile (Azione diretta del committente)”. È scritto ancora: “Le clausole di salvaguardia degli stipendi, se disattese, devono poter essere causa di revoca dell’accreditamento”. C’è poi la pagina nera dei licenziamenti, non affrontata in Aula visti i ricorsi aperti davanti al tribunale del lavoro di Cagliari. Ma la decisione di discutere il ‘caso Aias’ in Consiglio è scaturita proprio dal recente benservito datato dall’azienda della famiglia Randazzo a due dipendenti-sindacalisti: Roberto Fallo, un educatore con trent’anni di anzianità, rappresentante della Cisl, e Armando Cosci, iscritto alla sigla autonoma Usb. Il destino dei due lo deciderà il tribunale del lavoro di Cagliari, davanti al quale sono stati depositati i ricorsi.

Dall’Aias motivano il ritardo nel pagamento degli stipendi col fatto che la Regione sarebbe morosa: i vertici aziendali si intestano un credito di 41.480.990,04 euro, dal 1988 al 2016. Così nel verbale inviato al general manager della Asl unica (Ats), Fulvio Moirano, lo scorso 29 marzo. Il documento è stato spedito, per conoscenza, anche allo stesso Arru e al Dg dell’assessorato, Giuseppe Sechi.

Ma dalle verifiche degli uffici viene fuori un’altro quadro. Il contenzioso, sempre stando al report di Arru e ai conti dell’Ats – è di 12 milioni e 377mila euro. E si tratta di soldi che le Asl non hanno mai versato perché relativi a prestazioni extra budget, quindi non autorizzate né previste dalla convenzione con la Regione. Rispetto a questa cifra,  il Consiglio ha suggerito di arrivare a una transazione, quindi a un accordo tra le parti in via extra giudiziale. Ma Moirano non si è ancora espresso. Anche perché pagare somme non dovute esporrebbe i manager al rischio che la Corte dei Conti apra a sua volta un procedimento.

Nel dettaglio dei 119 milioni versati dalla Regione all’Aias, ci sono intanto gli 88.356.882 euro previsti dalla convenzione. Sempre nel triennio 2014-2016 all’azienda della famiglia Randazzo sono stati poi trasferiti quasi 26 milioni di rette mensili che il Servizio sanitario della Sardegna ha pagato alle “384 persone non abbienti ospitate nelle strutture Aias”, è scritto ancora nel report di Arru. La Regione ha anche rimborsato all’Aias oltre due milioni per le spese di trasporto degli assistiti.  “Stiamo parlando – ha detto l’assessore in Consiglio – di quasi 40 milioni di euro l’anno”.

L’Aias ha attualmente quarantaquattro strutture convenzionate con la sanità pubblica regionale, tra i centri Aias, che contano 1.171 dipendenti, e le Fondazioni Randazzo che ne hanno altri duecento circa. L’azienda è presente in trentanove Comuni, da nord a Sud dell’Isola: Sassari, Bono, Buddusò, Berchidda, Tempio Pausania, Oliena, Siniscola, Aritzo, Orosei, Lanusei, Lotzorai, Tertenia, Perdadefogu, Ales, Sanluri, Serramanna, Sardara, Guspini, Villacidro, Carloforte, Sant’Antioco, Domusnovas, Fluminimaggiore, Villarios (frazione di Giba), Cortoghianas, Iglesias, Capoterra, San Vito, Sestu, Uta, Assemini, Decimomannu, Senorbì, Monastir, Mandas, Pula, Serdiana, Quartu Sant’Elena e Cagliari.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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