Aias, licenziato un secondo sindacalista. Ancora proteste per stipendi in ritardo

Salgono a due i licenziamenti per “giusta causa” decisi dall’Aias nei confronti dei propri dipendenti. Entrambi i lavoratori sono dirigenti sindacali. Prima Roberto Fallo, segretario provinciale della Cisl FP, educatore da oltre 30 anni nella struttura di assistenza privata di Cortoghiana, licenziato il 3 febbraio scorso per “giusta causa”, per presunti maltrattamenti nei confronti di un paziente. Ieri l’amara sorte è toccata ad Armando Ciosci (nella foto sotto), rappresentante del sindacato autonomo Usb. Nella comunicazione di licenziamento per “giusta causa senza preavviso” consegnata ieri, l’azienda addebita al sindacalista “atti che possono arrecare pregiudizio all’economia, all’ordine e all’immagine dell’associazione”. Il lavoratore, che all’Aias faceva l’autista per il trasporto dei pazienti, è attualmente in malattia perché seguito da un equipe di psicologi. Per questa ragione ha annunciato un doppio ricorso contro il licenziamento davanti al giudice del lavoro. Salvatore Drago, membro del coordinamento regionale dell’Usb, è lapidario: “Colpirne uno per educarne cento, questo sta facendo l’Aias. Singolare che entrambi i lavoratori siano due esponenti sindacali che si sono esposti e battuti per la tutela del sacrosanto diritto di vedersi riconoscere la giusta retribuzione. La magistratura farà il suo corso, aggiunge il dirigente sindacale, per noi però questi sono licenziamenti illegittimi e discriminatori perché è chiaro l’intento di colpire i sindacati. La posizione assunta dalla Regione è insufficiente. Ci sono i margini per revocare le convenzioni in essere con l’Aias. La Regione Sardegna, conclude Drago, prima sottoscrive un patto scellerato con il Governo nazionale per gestire in autonomia la sanità e poi lascia che un azienda privata convenzionata non rispetti le regole nei confronti dei propri dipendenti in merito alle retribuzioni”.

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Continua intanto l’azione di protesta dei dipendenti con sei lavoratori in sciopero della fame nel centro Aias di Cortoghiana. L’arretrato di nove mensilità non pagate sono uno scoglio difficile da superare per una famiglia normale. Da qui le azioni di protesta che vanno avanti ormai da alcuni anni. I lavoratori avevano fatto appello anche all’art. 1676 del codice civile per avere una anticipazione dello stipendio direttamente dalle Asl di riferimento. Una soluzione osteggiata dall’Aias e neppure recepita da tutte le Asl, creando ulteriori disparità di trattamento fra i lavoratori. È caduta nel vuoto anche la richiesta dell’assessore alla Sanità Luigi Arru, formulata un paio di settimane fa, con la quale chiedeva il ritiro dei provvedimenti disciplinari nei confronti dell’azienda che, per tutta risposta, ha proceduto al secondo licenziamento per giusta causa. Non hanno sortito alcun effetto neppure le interpellanze presentate in parlamento da diversi politici sardi. Resta intricata anche la vicenda dei crediti pregressi vantati dall’Aias nei confronti di Regione e Comuni. Un rimpallo di accuse reciproche, tra sindaci che dichiarano di non avere debiti nei confronti dell’azienda o, come nel caso del sindaco di Carbonia Paola Massidda, di essere addirittura a credito, alla Regione che, per bocca del direttore amministrativo dell’Ats, Stefano Lorusso, afferma che le fatture vengono pagate regolarmente entro i previsti 90 giorni. Per metà aprile è previsto un vertice tra Aias e Azienda Tutela Salute Sardegna (Ats) nel quale si cercherà di chiarire il quadro generale della situazione per riportarla alla normalità. I lavoratori però, dal canto loro, continuano a chiedere a gran voce il normale pagamento dei “loro” stipendi.

Carlo Martinelli

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