Il caldo non ferma il Covid in Sardegna: troppi contagi e terapie intensive al 6%

Caldo e vaccini non fermano la nuova ondata del Covid in Sardegna. In base ai criteri adottati nei mesi scorsi, coi dati che si registrano in questi giorni nell’Isola sarebbero già dovute scattare nuove restrizioni, ma anche cambiando i parametri c’è il rischio che la libertà totale di questi primi mesi d’estate venga ridimensionata. Come sta già avvenendo in alcuni paesi dove è arrivata una stretta su eventi pubblici, distanziamento in spiaggia, mascherine e in alcuni casi c’è addirittura il ritorno al coprifuoco notturno. Ieri 30 luglio i contagi in Sardegna sono stati 308, dopo i 403 e i 413 dei giorni precedenti, numeri che non si vedevano da aprile, quando l’Isola era in zona rossa. Ma rispetto ad allora ci sono grandi differenze. Il 12 aprile 2021 c’erano stati 307 nuovi casi emersi dall’esame di 31.964 tamponi (erano i giorni dei test rapidi della campagna “Sardi e Sicuri”) ma anche dodici morti e c’era una forte pressione sugli ospedali: erano 341 i pazienti positivi nei vari reparti e 55 le persone ricoverate nelle varie terapie intensive.

Rilevamenti Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali)

Ora sono passati tre mesi e mezzo e, con un numero analogo di contagi (uno in meno), si registra “solo” una vittima e ci sono 70 ricoverati con altri 11 posti letto occupati in terapia intensiva. I dati sono molto diversi, ma lo sono anche rispetto alle scorse settimane: il 30 giugno scorso c’erano solo 17 nuovi casi con 36 pazienti in ospedale e 3 in terapia intensiva. Dai primi di luglio il virus in Sardegna ha ripreso a camminare e da metà mese ha cominciato a correre. Questa crescita improvvisa porta ora l’Isola a essere osservata speciale per una serie di fattori. Secondo i rilevamenti quotidiani dell’Agenas in Sardegna la percentuale di posti occupati nelle terapie intensive ha raggiunto il 6% ed è il triplo rispetto alla media italiana), l’indice Rt puntuale è il peggiore di tutte le altre regioni (risulta al 2,44 secondo il monitoraggio dell’Iss calcolato al 14 luglio, prima che arrivasse l’impennata di casi), l’analisi della Fondazione Gimbe parla di “quarta ondata” e anche l’Ue – attraverso l’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie – ha certificato questo aggravarsi della situazione classificando l’Isola in zona rossa.

In questa fase la diffusione del virus è concentrata principalmente sulla parte meridionale dell’Isola: su 377 sono solo 32 i Comuni che superano la soglia critica dei 250 casi per 100mila abitanti e ci sono la Città metropolitana di Cagliari e la provincia del Sud Sardegna a fare da traino. All’orizzonte si prospetta il rischio che in pieno agosto arrivino nuove restrizioni e molti Comuni stanno cercando di correre ai ripari sollevando nuovamente l’asticella. Dopo le misure prese nelle scorse settimane a Monastir e Serrenti, in questi giorni sono arrivate nuove limitazioni e si cambia passo – con misure che vanno dall’obbligo di mascherine alla cancellazione degli eventi e dal distanziamento in spiaggia  al coprifuoco – a Domus de Maria, PaulilatinoSiurgus Donigala, Isili, Maracalagonis, Sinnai, Uta e Assemini. Ma la lista sembra destinata ad aumentare ed è probabile che anche i vacanzieri dovranno adeguarsi al nuovo clima, considerato che nelle principali località turistiche – tra vaccinati e test rapidi – si vedono sempre meno mascherine e sempre più voglia di dimenticare i tempi bui dei mesi scorsi. Ma è un lusso che la Sardegna, con questi numeri, non si può permettere.

Marcello Zasso

[nella foto: folla di turisti a Budelli]

 

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