Giornata del rifugiato, nell’Isola 5000 migranti. Ma non è “emergenza”

La Giornata Mondiale del Rifugiato, istituita dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite nel 2001, ricorda la Convenzione per i richiedenti asilo firmata il 20 giugno di 65 anni fa dalle Nazioni Unite. E’ un momento di riflessione e confronto per fare il punto sulle politiche dell’accoglienza e la gestione dei rifugiati in tutto il mondo.

I NUMERI DELL’ACCOGLIENZA IN SARDEGNA

È difficile quantificare con esattezza i dati sui migranti nell’Isola, dal momento che le presenze di richiedenti asilo nella regione sono in costante aggiornamento: ogni giorno c’è chi arriva, chi resta, chi viene rimpatriato, chi finalmente ottiene i documenti che attestano lo status di rifugiato o un’altra forma di protezione e può spostarsi dal territorio, chi si muove grazie alla procedura del ricongiungimento verso altri stati europei. Gli ultimi dati sardi sono del dicembre 2015, quando nelle 85 strutture per l’accoglienza straordinaria si registravano 2845 presenze: numeri forniti dall’ultimo incontro del Tavolo di Coordinamento Regionale dei flussi migratori non programmati, presieduto dalla Prefettura di Cagliari. Tra questi, 285 erano minori non accompagnati.

Da quel 31 dicembre la situazione sembra però parecchio cambiata per via degli imponenti sbarchi di migranti degli ultimi mesi: l’ultimo è quello del 7 giugno quando 417 africani sono arrivati a Porto Torres con la nave ‘Rio Segura, e poi ci sono i 387 di Cagliari a bordo della nave ‘Acquarius’ il 26 maggio,  le 669 persone giunte qui con la nave spagnola ‘Numancia’ il 21 marzo. A questi si aggiungono i 64 maghrebini approdati direttamente sulle coste sulcitane dopo aver attraversato il Mediterraneo su piccole imbarcazioni salpate da Annaba, la città costiera algerina più vicina alla Sardegna.

La situazione attuale delle presenze sembra già più grave di quanto si immaginava appena qualche mese fa: il Tavolo di Coordinamento Regionale pensava che quest’anno sarebbe stato sufficiente aggiungere 2000 posti ai 3000 già pronti per l’accoglienza degli stranieri, ma nei primi cinque mesi del 2016 si contano già 1291 nuovi arrivi. Le nuove sistemazioni sono in parte già state individuate grazie a bandi pubblicati dalle Prefetture sarde ma presto si cercheranno altre strutture. La linea per l’accoglienza futura dovrebbe essere quella di evitare concentrazioni eccessive di migranti rispetto alla popolazione residente, evitare la localizzazione in zone isolate, privilegiare il modello di accoglienza diffusa.

NON CHIAMIAMOLA EMERGENZA

Come ricorda un recente report dell’associazione Carta di Roma e confermano le statistiche raccolte da UNHCR e Ministero dell’Interno, non ci troviamo di fronte a una nuova emergenza ma a una situazione che appare costante negli ultimi anni: i migranti arrivati in Italia nel maggio 2016 sono meno di quelli registrati un anno fa. La maggior parte di loro scappa da paesi in guerra o sotto dittatura: Nigeria (15%), Gambia (10%), Somalia (9%), Eritrea, Guinea e Costa d’Avorio (8%). La Nigeria è il paese dove imperversano i terroristi di Boko Haram, responsabili di 11 mila morti violente nell’anno passato e dell’atroce rapimento di 276 studentesse nell’aprile 2014, molte delle quali non sono mai tornate a casa.

Tutti gli stranieri che qui chiedono protezione internazionale hanno temporaneo diritto all’accoglienza, finanziata grazie ai contributi europei del Fondo asilo migrazione e integrazione (Fami). Nel 2015 in Sardegna tra tutti gli stranieri che hanno presentato una richiesta per ricevere protezione solo il 2,3% ha visto riconosciuto lo status di rifugiato, il 10% ha avuto la protezione internazionale, il 3% una protezione sussidiaria. La maggior parte delle domande però vengono rigettate: tra i 2300 migranti che hanno fatto richiesta il 79%, ben 1800 persone, hanno subito un rifiuto. Quasi tutti hanno presentato ricorso e sono in attesa di una nuova sentenza.

Lo status di rifugiato non dipende (o almeno non dovrebbe) dalla nazionalità: secondo la convenzione di Ginevra, firmata dagli esponenti delle Nazioni Unite nel 1951, si concede a “Chiunque nel giustificato timore d’essere perseguitato per ragioni di razza, religione, cittadinanza, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato; oppure chiunque, essendo apolide e trovandosi fuori dei suo Stato di domicilio in seguito a tali avvenimenti, non può o, per il timore sopra indicato, non vuole ritornarvi”.

APPUNTAMENTI

In occasione della Giornata mondiale sono previsti a Cagliari due eventi: il teatro Massimo di via de Magistris ospita l’incontro ‘Nois, la Sardegna che accoglie’ organizzato dalla Regione insieme a Sardegna Teatro, da mattina a sera ci saranno discussioni, proiezioni, testimonianze e storie. Venerdì, negli spazi del Seminario Arcivescovile in via Monsignor Cogoni, si parlerà di seconda accoglienza con i tre progetti ‘Sprar’ (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) attivi oggi nell’Isola, l’occasione sarà la tavola rotonda “Asilo:un diritto negato?

Francesca Mulas

(foto di Roberto Pili)

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