Tg e Gr “quasi uguali”, la replica del caporedattore Rai: hanno diverse fasce di pubblico

Caro Direttore,
ti scrivo in merito all’articolo da voi pubblicato oggi dal titolo “telegiornali e radiogiornali quasi identici. I sardi paghino metà del canone”.
Prima di risponderti nel merito delle questioni che sollevi, illustro i numeri e l’impegno della nostra testata. Nella redazione sarda della Tgr sono attualmente in forze 25 giornalisti distribuiti nelle due sedi di Cagliari e Sassari. Ogni giorno mandiamo in onda tre edizioni del Telegiornale, quattro del Gazzettino, un programma in diretta di mezz’ora chiamato Buongiorno Regione. Ogni sabato realizziamo un Settimanale di approfondimento e, quotidianamente, siamo anche chiamati a fornire servizi tv e radio per le testate nazionali (Tg1, Tg2, Tg3, Rai News, Giornale Radio Rai, oltre ai programmi di rete). Perché sia più chiaro a chi ci legge, il ruolo delle sedi regionali va oltre l’informazione locale, essendo le nostre redazioni punto di riferimento costante e quotidiano per tutti gli spazi informativi nazionali.

Venendo al merito delle tue osservazioni, tu “lamenti” che il giornale radio delle 12.15 e il tg delle 14.00 siano “quasi” identici. Ora: come tu ben sai, essendo giornalista di lungo corso e di grande professionalità, il pubblico radiofonico non necessariamente si sovrappone a quello televisivo. Chi ascolta la radio può non sintonizzarsi due ore dopo sulla tv e viceversa. Questo impone di informare in modo completo entrambe le fasce di utenza. Se poi le notizie sono “quasi” le stesse e non mutano nell’arco di un’ora e 45 minuti, questo come è facile immaginare non dipende da nessuno.

Nello specifico, proprio il giornale radio delle 12.15 – essendo collocato in un momento della mattina nel quale i colleghi sono in giro per realizzare i servizi – è spesso “live”, in diretta anche con collegamenti telefonici per informare in tempo reale sullo svolgimento dei fatti. Solo in un momento successivo, una volta in redazione, i servizi vengono confezionati per il Tg delle 14.00. E per le edizioni successive sia del giornale radio, sia del tg per le quali, ma è ovvio, si tiene conto dell’evoluzione della giornata e degli eventuali aggiornamenti.

A corredo e dimostrazione di quello che ti scrivo (alla fine parlano i fatti) ti farò avere un piccolo dossier con i dati sul numero di collegamenti, servizi radio e tv realizzati da questa redazione negli ultimi mesi anche per le testate nazionali. In questo modo, forse, sarà più chiaro non solo che l’informazione regionale è assolutamente necessaria e imprescindibile, ma che questa redazione riesce a dimostrarlo ogni giorno con riconosciuta dignità ed etica professionale, correttezza ed imparzialità.

Ogni critica è legittima e benvenuta, e il servizio pubblico deve essere trasparente e senza ombre. La nostra redazione è aperta e disponibile a mostrare, a chiunque abbia la voglia di approfondire, come si svolge il lavoro, dalla riunione della mattina per il sommario di Tg e Gr fino alla conclusione della giornata.

Solo una cosa vorrei ricordarti, prima di chiudere: il canone è una tassa sul possesso del televisore. Lo “sconto informazione radiofonica” che tu proponi sarebbe, in ogni caso, tecnicamente impossibile…
Ti ringrazio per l’attenzione e ti auguro buon lavoro.
Anna Piras
Caporedattore Tgr Sardegna

Solo una battuta sull’ultima considerazione del caporedattore del Tgr Anna Piras: se utilizza tali e quali servizi realizzati per la tv, anche la radio in modo indiretto beneficia del canone. Ma certo non è questo il punto. E nemmeno la produttività della redazione. O la qualità dei servizi. Questioni che il nostro articolo non affrontava proprio. Il caporedattore della Rai ci fa sapere che il Gr delle 12 e il Tg delle 14 sono “quasi uguali” per una scelta editoriale. Precisamente perché “chi ascolta la radio può non sintonizzarsi due ore dopo sulla tv e viceversa”. E “questo impone di informare in modo completo entrambe le fasce di utenza”. E’ vero: chi ascolta il Gr “può” non sintonizzarsi due ore dopo. Ma “può” anche farlo. Come facevamo noi e facevano, crediamo, molti altri. Perdendo tempo. Adesso che sappiamo che non ne vale la pena, non lo faremo più. Ricambiamo gli auguri di buon lavoro. (g.m.b.)

 

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