CORSIVO. Telegiornali e radiogiornali quasi identici. I sardi paghino metà del canone

La proposta è semplice: dimezzare il costo del canone per gli abbonati sardi alla Rai. O comunque ridurlo in modo considerevole a partire da un dato di fatto che ogni utente può sperimentare: i notiziari giornalisti della radio e della televisione (cioè il Giornale radio della Sardegna e il Tg3 della Sardegna) sono quasi uguali. Come se il tempo, tra una edizione e l’altra, si fermasse.

Il giornale radiofonico è alle 12, quello televisivo alle 14. Due ore sono tante nel tempo del giornalismo online. E sono comunque un tempo lungo. Durante il quale qualcosa, di solito, succede. Ma anche immaginando che in quelle due ore in Sardegna non succeda mai nulla, davvero non si capisce perché lo stessa notizia venga riproposta uguale (con lo stesso testo) alla radio e in tv. Così da non rendere chiaro all’utente se sta ascoltando un telegiornale senza immagini o, successivamente, un radiogiornale con immagini.

Nelle scuole di giornalismo si insegnano gli stili. E’ una nozione di base che una notizia radiofonica e una notizia televisiva devono essere raccontate in modo diverso. A meno che, ovviamente, non ci si trovi in una situazione di emergenza, si abbiamo, cioè, tempi così stretti da rendere impossibile la realizzazione di un nuovo servizio. Ma la Rai sarda propone, identici, anche servizi su notizie del giorno prima.

Non è un problema di qualità dei servizi. Può trattarsi di un reportage da premio Pulitzer. Ma, a maggior ragione, perché riproporlo uguale nell’edizione radiofonica e in quella televisiva costringendo l’abbonato – che spera di aver qualche notizia in più o un’taglio’ diverso della stessa notizia – a sorbirsi la stessa identica storia, prima senza immagini e poi con le immagini? E, soprattutto, perché farlo in questo momento di ‘tagli’ alla Rai. Forse per dare ragione a chi sostiene che le sedi regionali sono una delle fonti di spreco?

Certo che non è così. Sarebbe un atteggiamento suicida. La Sardegna ha diritto ad avere un suo servizio specifico. La ragione dev’essere un’altra. E la Rai dovrebbe spiegarla. E, se non ci sono soluzioni, sia applicato agli abbonati sardi uno sconto.

 

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