L’appello dello Sdirs ai candidati governatore: modernizzare la Regione all’insegna della trasparenza

Dallo Sdirs (Sindacato dirigenti e direttivi della Regione Sardegna) riceviamo e pubblichiamo. 

Gentili candidati,

i Cittadini Sardi saranno a breve chiamati alle urne per definire i nuovi assetti del governo regionale. Anche se l’esercizio di tale potere costituisce un fisiologico atto di democrazia non può essere sottovalutato il momento storico in cui si realizza, caratterizzato da una allarmante crisi economica, politica ma anche, più che mai, culturale e morale. La nostra organizzazione sindacale, che rappresenta la quasi totalità dei dirigenti regionali ed un elevato numero di funzionari laureati, coglie quindi l’occasione di partecipare al dibattito appena avviato sulle elezioni.

Lo Sdirs ispira la propria azione ai valori costituzionali, mira alla attuazione dei principi di autonomia, imparzialità e trasparenza della dirigenza della pubblica amministrazione e si prefigge di operare affinché l’organizzazione degli uffici regionali sia aderente alle esigenze del buon andamento e dell’imparzialità. Ciò nel convincimento che una pubblica amministrazione efficientemente guidata costituisca uno strumento fondamentale per l’autorealizzazione di tutti i dipendenti regionali e, al tempo stesso, irrinunciabile per lo sviluppo della nostra Isola.

Purtroppo, nonostante il processo di cambiamento della pubblica amministrazione avviato negli ultimi anni a livello nazionale, i risultati ottenuti, in particolar modo nella nostra Regione, non corrispondono certamente a quelli auspicati o affermati. Emblematico è il fatto che l’organizzazione regionale sia principalmente tuttora affidata a due leggi regionali, la n. 1/1977 e la n. 31/1998, risalenti rispettivamente a 37 e 16 anni fa e che, ancora, la governance delle risorse umane sia posta in capo ad un assessorato le cui politiche del personale, che sarebbero da riferire al complesso della struttura dell’Amministrazione, Enti, Agenzie e Società regionali, sono state fortemente condizionate, in negativo, da una asserita autonomia di questi ultimi.

E il risultato è sotto gli occhi di tutti!

Pur tentando, con interventi disorganici, di cambiare le procedure e gli strumenti, di sviluppare le attività e le competenze svolte dalla Regione, affermando di tendere alla soddisfazione dei bisogni dei cittadini, è rimasto immutato il ruolo della politica, teso più a gestire il particolare che a programmare l’organizzazione del lavoro e la cultura manageriale.

È per questo motivo che, in vista della nuova legislatura, in un momento nel quale si stanno mettendo a punto i programmi per i prossimi cinque anni e oltre, lo SDIRS sente forte il bisogno e il dovere di rivolgersi a tutti i candidati per riassumere le istanze di una comunità, quella che a vario titolo può definirsi dei dipendenti regionali, senza la quale è fin troppo ovvio che nessun obiettivo di cambiamento, di sviluppo, di superamento della crisi, di rilancio dell’economia sarda, può trovare piena attuazione.

Il programma elettorale, che in termini aziendali potrebbe essere definito il business plan regionale per i prossimi cinque anni, che posto deve assegnare alla macchina amministrativa e in particolare al capitale umano che l’amministrazione regionale offre in dote?

Che significato ha la parola burocrazia? E’ uno spettro che si agita nei corridoi di Viale Trento, e in molti altri corridoi di enti pubblici, da abbattere tagliando semplicisticamente e demagogicamente piante organiche e voci retributive oppure realizzando finalmente quelle riforme che possano effettivamente ridurre al minimo i tempi di risposta ai cittadini e alle imprese?

Che significato ha la parola talento? Si può trovare all’interno dell’amministrazione regionale e, soprattutto, si intende andarlo a cercare tra le migliaia di lavoratrici e lavoratori regionali per metterlo al servizio della Comunità Sarda?

Quale funzione, nella visione di governo regionale, devono assumere gli uffici politici di gabinetto e di staff? Che dimensione devono avere e di quali figure professionali si devono servire?

È auspicabile una classe dirigente ‘riconoscente’ e ricattabile o una tecnicamente preparata, orientata al risultato e all’innovazione?

Che significato ha la parola merito? Sulla base di quali criteri le risorse umane devono essere motivate e valutate? In base al possesso di quali requisiti devono essere reclutate? A fronte di che cosa possono essere individuati percorsi di carriera?

In una necessaria riforma delle competenze e del funzionamento della Giunta regionale, quale sarebbe il luogo nel quale allocare la governance della risorsa umana che consenta il definitivo superamento della logica della ‘gestione del personale’?

Si sente fortissimo il bisogno di investire in cultura e ricerca, e in tutti i programmi la cultura, la ricerca, l’istruzione, la formazione per l’accesso al lavoro hanno, giustamente, un posto importante. Quanto sono da ritenere importanti, all’interno delle strategie di sviluppo, la formazione e l’aggiornamento della risorsa umana? Quanto è importante investire sulla crescita continua del capitale umano?

Di fronte al sempre più variegato e specializzato universo dell’impiego pubblico, quale rilevanza hanno le professioni – quelle che richiedono l’iscrizione ad un albo come gli avvocati o gli ingegneri – ma anche tutte le nuove professionalità che all’interno dell’amministrazione regionale si vanno delineando?

Che significato ha la parola etica? Può diventare l’emblema di una nuova partenza della nostra amministrazione? Oltre alle prescrizioni normative, agli obblighi sanzionati dalla legge, si può sostenere che buona amministrazione e etica non possono essere separate, che formano un tutt’uno inscindibile per il bene comune, l’interesse generale fuori e dentro l’amministrazione?

Gli avviati processi di riforma, la semplificazione delle regole e delle procedure, l’investimento in ICT, la contrattualizzazione del rapporto di lavoro e la riforma della dirigenza si sono sostanzialmente sviluppati disorganicamente attraverso forme di gestione autoreferenziale delle risorse, sia umane che strumentali ed in assenza di una visione integrata.

La sfida della classe dirigente, politica ed amministrativa, doveva essere quella di trasformare la amministrazione regionale, avvicinandola ai cittadini e alle imprese, rendendola per questo più trasparente ed aperta, migliorandola nei processi di lavoro e negli strumenti utilizzati anche attraverso il riferimento a modelli organizzativi più vicini agli schemi della gestione aziendale.
Uno sguardo ai risultati raggiunti dimostra che tale sfida è in gran parte tutta da vincere.

Un’amministrazione regionale così caratterizzata avrebbe avuto bisogno di strutture che non costituissero inutili e costose duplicazioni, la cui ragion essere è sembrata talvolta solo quella di garantire desolanti posizioni di potere a qualche prescelto dalla politica.

Anche l’amministrazione regionale si sarebbe dovuta attrezzare per reclutare la dirigenza e il personale, così da attrarre il miglior capitale umano, implementando processi di programmazione, realizzando ed erogando servizi unicamente orientati al raggiungimento del risultato e alle esigenze della comunità regionale.

Inoltre, il riferirsi a modelli organizzativi moderni, avrebbe dovuto caratterizzare l’ordinaria, concreta, attività di verifica e valutazione del personale, accompagnata da una seria politica di premi e incentivi equa ed efficace.

Per questo è impensabile che un’amministrazione regionale che voglia costituire strumento a supporto dello sviluppo e modernizzazione della nostra Isola possa sposare visioni politiche che la inquadrino, quasi unicamente e passivamente, in maniera totalmente disorganica, quale ammortizzatore sociale sul fronte dell’occupazione.

Se ciò può avere una logica in termini di risposta sociale, il rischio di effetti devastanti rispetto all’esigenza di modernizzazione dell’amministrazione diventa elevatissimo (anche perché, a canali privilegiati in ingresso possono facilmente corrispondere canali privilegiati di carriera!).

Non può essere ulteriormente messo in dubbio che la corretta gestione delle risorse umane, la valutazione del merito e il rispetto dei principi previsti dall’art. 97 della Costituzione costituiscono tutti elementi irrinunciabili per costruire una amministrazione pubblica strumento di sviluppo del territorio di riferimento.

Occorre investire nella formazione del personale regionale per qualificarlo in funzione evolutiva, incrementare la progettazione e gli investimenti nella formazione strategica, per garantire lo sviluppo delle competenze e la diffusione di una cultura incentrata sulla qualità ed efficienza.

In materia di organizzazione l’Amministrazione regionale non ha ancora affrontato, come avrebbe dovuto, la revisione delle varie strutture amministrative in coerenza con i principi richiamati, tra l’altro, dall’articolo 2 del decreto legislativo 165 del 2001 e quindi secondo criteri di garanzia dell’imparzialità e della trasparenza dell’azione amministrativa, funzionalità rispetto ai programmi di attività e flessibilità nella gestione delle risorse umane.

Una specifica, particolarmente grave, criticità è risultata la forte rigidità nella mobilità del personale, oltre al fenomeno del reclutamento e gestione dei contratti cosiddetti flessibili. Il frequente ricorso a questi ultimi, seppur non particolarmente favorito dal quadro normativo, ha mostrato l’incapacità, ma anche, in qualche caso, la non volontà dell’Amministrazione regionale di far fronte alle proprie esigenze con il personale di ruolo.

È risultato conveniente ricorrere a tale strumento, sia per poter aggirare gli assurdi vincoli procedurali nella mobilità del personale all’interno dell’amministrazione e tra questa e gli enti ed agenzie regionali, sia per la possibilità di operare la selezione con maggiore discrezionalità e senza il “peso” delle procedure concorsuali.

Senza tema di smentita si può affermare che anche nella nostra Regione si è radicata la carenza di comportamenti etici nella gestione delle risorse soprattutto grazie ad una forte ingerenza della classe politica che, nonostante il principio di separazione/distinzione dell’attività politica da quella amministrativa, mal sopporta la sua esclusione dalla gestione.

E’ evidente che le modalità di reclutamento del personale e di gestione dello stesso pongono un’emergenza di trasparenza.
Occorre ribadire che l’accesso agli uffici dell’amministrazione deve avvenire tramite concorso pubblico, da gestire evidentemente in maniera più razionale, più trasparente e più efficiente rispetto al passato. C’è bisogno di formazione, aggiornamento e riqualificazione del personale, mettendo al centro delle relative politiche le molte professionalità presenti nell’Amministrazione regionale, e c’è altrettanto bisogno, facendolo funzionare una volta per tutte, di un adeguato, non meramente formale, sistema di valutazione dell’azione della risorsa umana e degli uffici, capace di premiare veramente il merito.

Va ribadito il ruolo fondamentale della dirigenza nel fare proposte riduttive della spesa, orientate al miglioramento della gestione e dei risultati, da collegare sempre di più alle esigenze di efficientamento delle procedure e contenimento/razionalizzazione della spesa e al sistema di valutazione delle performance dirigenziali. Va ribadita altresì l’esigenza di una valutazione finalmente effettiva e trasparente da parte di soggetti terzi garanti anche della necessaria coerenza degli obiettivi dati alla struttura amministrativa rispetto alle scelte politiche di chi, dopo aver vinto le elezioni, governa per la legislatura.

Sono innumerevoli e complesse le criticità ed i problemi da risolvere, dalla proliferazione di enti, agenzie e società in house alla riorganizzazione delle sedi regionali, dall’uso ed abuso del ricorso a dirigenti esterni o facenti funzione alla necessaria istituzione della vice dirigenza, dalla sburocratizzazione attraverso la semplificazione normativa all’impulso per un utilizzo sempre più pervasivo delle nuove tecnologie.

Si riuscirà a vincere le sfide che dobbiamo tutti affrontare, politica e amministrazione, solo se saremo capaci di sentire e di vivere l’amministrazione, con l’orgoglio di essere amministratori e dipendenti pubblici che amano e svolgono bene in prima persona i propri compiti, che contrastano gli sprechi, che si impegnano ogni giorno a porre in essere azioni per aumentare l’efficienza, contribuendo quindi allo sviluppo della nostra Isola.

Il prossimo Presidente della Regione Sardegna e la prossima Giunta dovranno assicurare un impegno senza precedenti, perché vengano superate definitivamente le criticità evidenziate e le modalità gestionali che hanno inquinato fino ad oggi la gestione pubblica di questa Regione.

Il Comitato direttivo Sdirs

 

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