Allarme 5G, l’assessore all’Ambiente: “Pronto a incontrare chi ha dati certi”

“È un problema che riguarda più istituzioni, ma sono pronto a incontrare chi porterà dati scientifici certi per approfondire insieme la questione”. Così il neoassessore regionale all’Ambiente, Gianni Lampis, risponde all’allarme lanciato dall’Isde, l’associazione italiana dei medici per l’ambiente, sulle sperimentazione della tecnologia 5G in quattro Comuni sardi. E sugli effetti delle grandi industrie per l’ambiente, l’esponente della Giunta dice: “Sì allo sviluppo sostenibile ma non dimentichiamo i posti di lavoro”.

I medici hanno lanciato un appello per fermare la sperimentazione del 5G. Cosa ne pensa?

Quello del 5G è un problema ad ampio raggio sul quale non possiamo intervenire direttamente. Ci sono livelli istituzionali che vanno rispettati ma è anche vero che non possiamo limitarci a fare da passacarte. Io mi occupo della tutela dell’ambiente e da parte mia posso dire che se queste persone porteranno dati specifici sono pronto a incontrarle e fare gli approfondimenti del caso. Come istituzioni dobbiamo affidarci alla scienza: se ci dimostrano che ci sono problemi per la salute, è nostro dovere occuparcene. Dobbiamo andare verso il progresso ma non dobbiamo rincorrere a tutti i costi l’innovazione quando questa non ci dà garanzie.

L’Isde ha denunciato i rischi derivanti dalle mancate bonifiche nei siti industriali, in particolare a Porto Torres e nel Sulcis.

Sì, ci sono siti che gridano vendetta, ad esempio le aree minerarie. A chi aveva le concessioni hanno dato prosperità per decenni, poi lo Stato, tramite l’Eni, ha ritenuto di andare via lasciando montagne di sterili. Nessun imprenditore avrà il coraggio di investire fino a quando non saranno fatte le bonifiche. Parlo della zona del Guspinese, dell’Iglesiente ma soprattutto dell’Arburese forse il territorio più indietro sulle bonifiche, ancora ferme alla progettazione preliminare. Poi ci sono le aree c’è il caso di Porto Torres e il problema dell’amianto. Io sono in assessorato da quaranta giorni, per me questa è una fase di ricognizione sui dossier aperti.

Grandi industrie, ambiente e lavoro possono coesistere?

È ovvio che non si può pensare di stroncare un’economia come quella industriale che oggi in Sardegna garantisce sostentamento a migliaia di persone. Al tempo stesso non si può prescindere dal rispetto dell’ambiente. Istituzioni e imprenditori devono puntare a uno sviluppo sostenibile, serve responsabilità e buon senso.

Eppure il Governo ha previsto lo stop alle centrali a carbone nel giro di pochi anni.

Per quanto riguarda le centrali a carbone io non so se riusciremo a rispettare la scadenza del 2025. Sicuramente so che lo Stato non ci può abbandonare, occorre capire cosa vuole fare per assistere le Regioni in modo da avere un’alternativa al carbone in grado di bilanciare ambiente e posti di lavoro.

Il metano può essere l’alternativa?

Anzitutto la Sardegna deve interrogarsi sul perché arrivi sempre in ritardo sulle energie rinnovabili rispetto all’Italia e ad altri Paesi. Il metano può essere considerato un sostegno a un’industria che non è competitiva, anche a causa degli alti costi che derivano dall’energia. Nelle nostre scelte dovremo contemperare varie esigenze, ma senz’altro ogni decisione dovrà essere condivisa, il Consiglio regionale avrà un ruolo importante.

Andrea Deidda

LEGGI ANCHE: Allarme 5G, l’Isde replica all’assessore: “Esistono dati scientifici, si intervenga”

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