Sardi, prepariamoci alla guerra contro la Francia

Chissà quale sarà la prossima mossa di Ugo Cappellacci. La dichiarazione di guerra alla Francia per la sovranità sarda sulla Corsica? La proclamazione della Repubblica autonoma dei Commercialisti nuragici? Oppure – aggiornando la tradizione catilinaria – nominerà direttamente un somaro anziché uno dei soliti indagati alla guida di un ente regionale?

Siamo all’incredibile. Il governatore è ormai impegnato esplicitamente in una delle campagne elettorali più anticipate e più dissennate della storia isolana, e forse non solo isolana. Annuncia provvedimenti impossibili, ignora le procedure di legge, denuncia la cancellazione di norme inesistenti. Il tutto nel nome della difesa della Sardegna e dei suoi diritti.

Il disegno è chiarissimo. Cappellacci ha fiutato l’aria. Sa che in questo momento di crisi gli argomenti para-indipendentisti fanno una certa presa. E sa anche che a Roma il suo partito di riferimento si sta disgregando. Così fa di tutto per rafforzare la propria immagine, la propria posizione personale. Qualcosa ne uscirà.

La vicenda del “Piano paesaggistico dei sardi” è da questo punto di vista emblematica fin dalla scelta del nome. Ed è il corollario di una campagna avviata (al solito con i soldi pubblici) fin dall’agosto del 2011 quando sui due quotidiani isolani apparvero le famose “Domande e risposte” attraverso le quali – caso unico – un governo regionale attaccava (nei fatti incentivandone l’aggiramento) una legge vigente.

Adesso il governatore annuncia che la sua giunta ha approvato una nuova legge. Passano poche ore e, con un comunicato di poche righe, la Direzione dei Beni culturali gli fa notare quello che Cappellacci sa benissimo: e cioè che il nuovo piano paesaggistico (che lo si chiami “dei sardi”, “degli svizzeri” o “degli extraterrestri”) deve obbligatoriamente essere elaborato in un confronto col ministero. E che dunque l’annuncio del suo cambiamento unilaterale è del tutto privo di valore.

Se un giornale scrivesse una notizia così falsa, e se in seguito a quella notizia un po’ di proprietari cominciassero ad avviare ristrutturazioni non consentite o a realizzare immobili in aree vincolate, quel giornale sarebbe incriminato per il reato di diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico. Il governatore no: agisce nell’ambito del suo mandato politico che, evidentemente, comprende anche la possibilità di sparare balle al vento.

Di tutto questo il quotidiano di Cagliari sostanzialmente non dà notizia. La presentazione sul numero oggi in edicola dell’iniziativa del governatore è da manuale di disinformazione. La polemica esplosa ieri viene presentata come uno scontro sul merito del provvedimento tra la maggioranza e l’opposizione. Il comunicato dei Beni culturali è presentato alla stregua di un “parere”. La notizia fondamentale – e cioè che il Ppr non può essere cambiato in questo modo – scompare in una nebbia di dichiarazioni affastellate in modo da occultare questa banalissima, ma decisiva, verità.

Oggi il governatore parlerà di nuovo. Selliamo i mufloni e prepariamoci a marciare verso Ajaccio.

G.M.B.

 

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