Un’Europa divisa in ottanta Stati: nella mappa anche la Sardegna indipendente

Come sarebbe l’Europa se ovunque trionfassero i movimenti indipendentisti, secessionisti e autonomisti? Ce lo mostra una mappa pubblicata ieri sul giornale on line Linkiesta: un continente frastagliato in ottanta stati piccoli, anche piccolissimi, con identità, lingue e tradizioni diverse. Un gioco, certo, ma neanche troppo lontano dalla realtà, considerato che alcuni degli stati attuali sono nati in momenti della storia in cui trionfavano gli interessi di dinastie, regni e poteri economici e che sempre più forti sono le pressioni di alcuni popoli che rivendicano la libertà di autogovernarsi.

LINKIESTA: Come sarebbe l’Europa se vincessero tutti gli indipendentismi

L’immagine, ripresa dal blog ‘Reddit’ (qui il link per ingrandire l’immagine) che pubblica ogni mese l’idea vincitrice di un concorso sulle mappe geografiche, traccia i confini degli stati che si creerebbero se ogni partito o movimento vedesse realizzata la sua idea di autonomia. E così avremo la Catalogna e i Paesi Baschi separati dal resto della Spagna, la Francia perderebbe la Bretagna, l’Occitania e la Normandia, nel Regno Unito si affermerebbero le regioni di Scozia, Cornovaglia, Wessex.

E l’Italia? Il paese sarebbe frazionato in tredici macroregioni, tra cui la Sardegna: i calcoli del disegnatore tengono conto di ragioni storiche, linguistiche e culturali, oltre che degli attuali movimenti indipendentisti che aspirano a fare dell’Isola una nazione indipendente. È verosimile un’Europa colorata da decine di lingue, monete, governi diversi? E quanto è auspicabile in un momento storico in cui si cercano valori condivisi e obiettivi comuni? Lo abbiamo chiesto a due segretari di movimenti indipendentisti e autonomisti sardi: Pier Franco Devias di Liberu e Franciscu Sedda del Partito dei Sardi. Una certezza in mezzo a posizioni lontane: la libertà e l’autoderminazione dei popoli non sarebbe sinonimo di isolamento ma uno strumento di pace e di cooperazione tra le nazioni.

mappa

“L’Europa è oggi formata da tanti stati che non corrispondono a nazioni – commenta Pier Franco Devias – nati per tutelare interessi economici, geografici, di potere. La rinascita di nazioni autonome dovrebbe essere auspicabile, sempre che ci siano due fattori: i popoli dovrebbero avere il diritto al rispetto e alla libertà come singoli di una comunità complessa, e gli stati dovrebbero aspirare a vivere in collaborazione reciproca, e non in condizioni di scontro e competizione. L’interdipendenza va costruita, altrimenti autonomia e indipendenza diventano sinonimi di isolazionismo. Ci sono cause come quella sarda, quella scozzese, la catalana, l’irlandese che durano da secoli, e queste tensioni si possono risolvere solo con la riappacificazione. L’Europa sarebbe più grande se al suo interno convivessero libertà e cooperazione, più che nazioni obbligate a condividere percorsi e storie calate dall’alto. Prendiamo la Sardegna: la nostra indipendenza ci è stata tolta a suon di cannonate, la propaganda ottocentesca ci ha invece fatto credere di essere parte di un disegno comune. La questione sarda è tutta qui, il contrasto tra il desiderio di affermarci come nazione e la presenza di una dominazione italiana che ha deciso per noi”.

“Sui social network ultimamente appaiono spesso di queste mappe, segno che il tema indipendentista sta diventando popolare e fa discutere – sottolinea Franciscu Sedda. – La mappa rilanciata da Linkiesta mi pare particolarmente generosa oltre che confusionaria: mischia nazioni storiche impegnate da lungo tempo nella costruzione di Stati indipendenti, regioni che usano retoriche ‘secessioniste’ per pure questioni economiche e altri territori che nemmeno pongono il tema dell’indipendenza. E forse bisognerebbe aggiornare l’autore della mappa che da quando la Lega Nord, dopo numerose giravolte, ha infine gettato la maschera e si è rivelata l’alfiere del nazionalismo italiano più xenofobo la Padania è scomparsa dalla mappa. Troppi stati? Se anche arrivassero davvero a 80 come mostra questa mappa non vedo il problema. Linkiesta dice che l’Europa già oggi, vista dall’America, appare stramba. Peccato che gli Stati Uniti si chiamano così perché sono una confederazione di 50 stati, e gli Stati Uniti, con i loro 325 milioni di abitanti, hanno la metà della popolazione del continente europeo. Che quasi 750 milioni di persone possano formare 60, 70 o 80 Stati mi sembra assolutamente ragionevole. Il punto non è la quantità ma la qualità di questi Stati. La qualità interna, ovvero il loro livello di democrazia, di offerta di diritti, di tutela del pluralismo culturale, linguistico, etnico, religioso. La qualità esterna, ovvero la capacità di creare interdipendenze cooperative e pacifiche con gli altri Stati d’Europa, tanto più davanti alle grandi emergenze climatiche, umanitarie, terroristiche, lavorative che scuotono il nostro continente e il globo. Insomma, il punto è avere tanti Stati giusti e costruire un orizzonte civile e politico per gli Stati Uniti (e giusti) d’Europa, mentre oggi abbiamo pochi Stati spesso egoisti e democratici solo a loro convenienza e un ideale europeista affondato dallo stesso comportamento dell’Unione Europea. Se qualcuno pensa che il problema dell’Europa è il numero dei suoi Stati allora dovrebbe essere conseguente e abolire quelli esistenti per ridurli ad uno. Magari facendo di tutti gli stati attuali province o regioni della Germania, sarebbe divertente vedere l’Italia smettere di essere nazione e trasformarmi in regione ‘speciale’ e ‘periferica’ della Germania: un bel contrappasso. Parlando di Sardegna, uno Stato sardo indipendente, giusto, europeista sarebbe utile per l’Europa che cerca se stessa. E forse sarebbe anche un esempio rincuorante per quegli amici italiani che ancora coltivano sogni di democrazia”.

Francesca Mulas

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share