Lo sconcerto dei legali. E le analogie col caso di “Er Batman”

“Il Consiglio regionale si riunisce questo pomeriggio alle ore 16. All’ordine del giorno la prosecuzione dell’esame della PL nazionale n. 22/A (Giacomo Sanna e più) “Istituzione di un regime di zona franca fiscale e doganale integrale nel territorio della Regione autonoma della Sardegna”. Vi ricordo che potete seguire la diretta in streaming”.

Lo scriveva nel primo pomeriggio di ieri il consigliere regionale del Pdl Carlo Sanjust sulla sua pagina Facebook. La stessa dove all’inizio di ottobre aveva pubblicato gli assegni che, secondo la sua tesi, smentivano l’accusa di aver utilizzato fondi del gruppo per pagare le spese del matrimonio.

Né lui, né Mario Diana – che ieri pomeriggio ha presa parte alla discussione sulla Zona Franca – avevano la minima idea della tegola che stava per cascare sulle loro teste. L’arresto di stamani li ha colti di sorpresa. Così come ha lasciato di stucco i loro legali. Mariano Delogu, difensore di Diana, è subito partito da Cagliari alla volta del carcere di Massama.

Ma cosa ha determinato la drammatica evoluzione dell’indagine? Secondo quanto filtra dagli ambienti investigativi, accanto all’inchiesta sui fondi ai gruppi ce n’è da qualche tempo un’altra che procede in parallelo. Vengono tenuti sotto osservazione i movimenti degli indagati. Per capire se l’attività di ricerca affannosa delle “pezze giustificative” si stia svolgendo regolarmente o ci siano tentativi di ricostruire a posteriori fatture e ricevute. Se attività di questo genere vengono accertate, l’ordinanza di custodia cautelare arriva quasi in automatico perché si è in presenza di un possibile “inquinamento delle prove”.

Fu questa la ragione che un anno fa portò in cella l’omologolo laziale di Mario Diana, Franco Fiorito, noto “Er Batman”, che già era stato raggiunto da un avviso di garanzia nell’ambito dell’inchiesta gemella a quella della magistratura cagliaritana condotta dalla procura di Roma.

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