Diana: “Cappellacci? Un fariseo in un Consiglio di farisei”

Mario Diana vuota il sacco sulla bocciatura della doppia preferenza di genere. E accusa il governatore: “Ha nascosto che il ministro ha detto no alla Flotta sarda”.

“La Sardegna ha un consiglio regionale di farisei. Quando in Aula si discuteva sulla doppia preferenza di genere, io ho ricevuto processioni di telefonate, da onorevoli di destra e di sinistra: tutti volevano sapere se davvero volessi chiedere il voto segreto, come poi ho fatto. Di certo, cercavano rassicurazioni ben più di quei quaranta colleghi che hanno avuto il coraggio di bocciare l’emendamento sulla rappresentanza femminile”.

Spara a zero, Mario Diana, ex capogruppo pidiellino, da un anno leader di “Sardegna è già domani”, lui il consigliere di centrodestra più ostile a Ugo Cappellacci – “Il primo dei farisei”, lo bolla Diana. “La Sardegna – sottolinea – è governata da un demagogo avvezzo alla propaganda politica. Basta vedere cosa è successo nell’ultimo incontro col ministro Maurizio Lupi, il quale non ne vuole sapere di Flotta sarda, ma il presidente della Regione si è guardato bene dal dirlo”. Quindi il messaggio per nulla cifrato: “Se Cappellacci ha intenzione di correre alle elezioni del 2014, si presenti alle primarie come tutti gli altri. Il preteso endorsement di Berlusconi alla sua ricandidatura, non esiste, è pura invenzione”.

Onorevole Diana, lei passerà alla storia per il voto segreto sulla doppia preferenza di genere.

“Nessuna sorpresa: la mia posizione è stata chiara fin da subito”.

Donne in politica non ne vuole?

“Al contrario. Ma bisogna garantire parità di accesso nelle liste, non costruire corsie preferenziali alle urne”.

La sua ricetta qual è?

“Cinquanta per cento di candidati uomini e altrettante donne. Sempre e in tutte le competizioni elettorali”.

Perché il voto segreto?

“Ho voluto protestare contro un consiglio regionale di farisei. Nei giorni del dibattito sulla nuova legge elettorale, ho ricevuto processioni di telefonate. Mi chiedevano conferme sulla richiesta di voto segreto. E quando mi vedevano, quasi si prostravano per la felicità. Contro la rappresentanza femminile non è che in Aula tirasse una leggera brezza: piuttosto erano raffiche a trecento all’ora”.

Nomi?

“No. Anche perché dovrei farne ben più di quaranta. Mi telefonavano pure i consiglieri che hanno finto di indignarsi contro il voto segreto. Farisei, appunto, incapaci di manifestare apertamente la propria contrarietà”.

Con Cappellacci come va?

“Io lo contesto da prima che diventasse governatore, quando era solo il commissario di Forza Italia. Io come candidato presidente non l’ho mai voluto”.

Se lo ritroverà pure nel 2014.

“Sono certissimo: non esiste alcun endorsement di Berlusconi alla corsa bis di Cappellacci».

E allora perché il governatore lo dice?

“Per mettere la bandierina. Così, magari, quando arriverà l’ora di decidere davvero chi sarà il leader del centrodestra, lui potrà rivendicare il fatto di averlo detto per primo”.

Nel Pdl, però, nessuno si oppone. Anzi.

“È proprio questa l’assurdità: nel partito tacciono. Ma solo ufficialmente. Sotto traccia, per piccole bande, gli fanno la guerra. Cappellacci non ha sostenitori”.

Lei cosa contesta al presidente?

“Una legislatura da cinque meno meno”.

Ma la crisi internazionale non è imputabile a Cappellacci.

“Certo, infatti ho detto cinque meno meno. I sardi hanno bisogno di concretezza, di speranze vere, non di propaganda. Il governatore della Sardegna, invece, regala sogni vuoti”.

A cosa si riferisce?

“Non c’è che l’imbarazzo dalla scelta: dalla continuità territoriale marittima alla Zona franca, è un pullulare di slogan e illusioni. Sulla Flotta sarda è stato chiarissimo anche il ministro Lupi: la Regione non può avere una sua compagnia di navigazione, ma Cappellacci si è guardato bene dal dirlo. Ci manca solo che adesso lanci l’idea di una Flotta aerea coi Quattro Mori. Io capisco che temi così facciano presa sui cittadini, ma non è serio imbonire i sardi, come nel copione della Zona franca integrale, altro miraggio frutto della fantasia”.

I commissariamenti delle Province li vede bene?

“È l’ennesima paradossale vicenda. Si stanno commissariando enti cancellati dal referendum di maggio 2012, quando venne abrogata la legge istitutiva”.

Come andrà a finire?

“Sarà caos totale, dalle proporzioni non immaginabili. È partita una pioggia di ricorsi che ai commissari renderà impossibile la gestione”.

Sa qualcosa dei prescelti?

“No, e non voglio sapere niente. Né io né il mio gruppo: non siamo interessati alle poltrone”.

La scelta dei commissari ha tutta l’aria di essere una lottizzazione.

“Visto lo scenario che si prospetta, di totale ingovernabilità, mi auguro che i partiti non ci mettano mano. Il riordino delle autonomie locali ha una strada obbligata: devono restare in piedi solo le vecchie Province. Quelle nuove, come previsto, hanno avuto l’unico effetto di moltiplicare i costi”.

Di questa legislatura non salva nulla?

“Se si fosse fatta una cosa, certamente l’avrei difesa. Io ancora aspetto la revisione del Piano paesaggistico regionale (Ppr). Cappellacci non ha capito una cosa: a febbraio 2009 ha vinto grazie al lavoro fatto in Aula dall’opposizione, cioè da tanti di noi, contro la giunta di Renato Soru. Invece lui pensa che il merito sia tutto suo. Il centrodestra è tornato al governo della Regione erodendo politicamente l’azione amministrativa di Pd e alleati”.

Come si deve scegliere il prossimo candidato governatore?

“Con le primarie. Di partito e di coalizione. Esattamente quelle che Cappellacci teme, perché lui sa fare solo la politica degli abusi”.

A cosa si riferisce?

“I commissariamenti delle Province, per esempio, sono palesemente illegittimi. Ma penso anche a quando Cappellacci voleva sfiduciarmi da capogruppo Pdl, pur non avendo i numeri. Infatti non ci è riuscito”.

Lei ha presentato il cosiddetto “emendamento Cappellacci” che è un tassello della nuova legge elettorale. Ovvero: il presidente che si dimette, deve stare fermo un giro. A palazzo, invece, girava la voce che Cappellacci potesse mandare tutti a casa, proprio per anticipare il voto ed evitare di far coincidere la campagna elettorale coi processi nei quali è indagato.

“Quell’emendamento è nato per una sola ragione: serviva riequilibrare il rapporto tra presidente e Consiglio. Il primo, scelto dal popolo, ha un potere enorme. Ma questo non può andare a scapito dell’Assemblea”.

A proposito: in questa legislatura la guida Claudia Lombardo, la sua prima alleata: sarà in corsa nelle primarie?

“Questa domanda non va fatta a me. Claudia, di certo, è una donna di straordinaria intelligenza e bravura, e a tutti ha dimostrato che non c’è bisogno di “quote rosa” per arrivare”.

Lei sarebbe pronto a buttarsi nella mischia delle primarie?

“Non avrei alcuna difficoltà”.

Il veleno in quota Pdl ha mietuto una vittima eccellente, l’ex assessore alla Programmazione, nonché ex vice di Cappellacci, Giorgio La Spisa.

“Quando per tanto tempo si è alleati, come è successo tra La Spisa e Cappellacci, non si può parlare di vittima e carnefice. Ma semplicemente di complici”.

Alessandra Carta

 

 

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