Igor Tuveri (Igort), dalla Sardegna un filo diretto con la tragedia dell’Ucraina

Igor Tuveri, Igort, segue giorno per giorno, ora per ora, la tragedia. Dalla sua casa nella costa orientale si mette in contatto con gli amici in Ucraina, che sono sotto shock. Non è facile perché ieri le autorità hanno annunciato una specie di coprifuoco della comunicazione: “dalle 22 alle 7 le linee telefoniche e internet vengono sospese. Non si sa fino a quando”.

 

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 Tra i libri di Igort, disegnatore sardo di fama internazionale, ci sono anche i “Quaderni ucraini”, un reportage disegnato che racconta il passato e il presente di questo paese immenso. A partire dall’Holomodor, uno dei genocidi meno noti della storia del Novecento, compiuto dal regime staliniano tra il 1932 e il 1933 attraverso una carestia pianificata che provocò la morte di milioni di contadini che si opponevano alla collettivizzazione delle loro terre.

Nel reportage di Igort il racconto dei sopravvissuti s’intreccia con la descrizione di un presente drammatico e povero. Quello che è all’origine della tragedia in atto. Abbiamo chiesto si raccontarci quali sono le notizie che gli arrivano dall’Ucraina. Ci ha risposto così inviato questa mail:

“Le notizie sono che si sta vivendo, anche lontano da Kiev, un clima di terrore e di preparazione alla guerra civile. I treni dalla parte occidentale, e dalla Polonia, non hanno più il permesso di circolare. I trasporti sono precari. Una amica, ieri, è stata fermata nell’autobus che la portava dal suo villaggio a Melitopol (una piccola cittadina limitrofa), fatta scendere insieme a tutti gli occupanti, perquisita da militari in assetto da guerra, così pure il piccolo pullman (sono i mashrut, che portano al massimo 12 persone) e poi fatta ripartire. Si cerca di bloccare l’accesso verso la capitale, chiudendo le frontiere tra regione e regione. Un’impresa disperata, ma tenacemente perseguita dal ministero dell’interno Zakharchenko, oggi cacciato. Sono giunti da Leopoli a Kiev i poliziotti che si sono schierati dalla parte dei rivoltosi, dicendo che “non si può combattere il proprio popolo”.

“C’è un clima sempre pericoloso e ostile. A Kiev le metro sono chiuse e i cittadini invitati a stare in casa e a non usare le auto. Il giornalista ucciso, come si sa, è stato fatto scendere dal taxi nel quale viaggiava e freddato sulla strada; un’esecuzione. Altri attivisti sono stati torturati”.

(Igor ha postato sulla sua pagina Facebook un video drammatico). Eccolo

“In questa orgia di morte e violenza ci sono infiltrati, bande e straniere di mercenari, così dicono dei nostri amici che hanno chiamato loro ex colleghi della polizia di kiev. Dicono (non so se è vero, ma la chiusura delle linee ferroviarie dall’estero parrebbe confermarlo) che ci sono bande di polacchi, e di ceceni, armati, che usano tecniche militari di combattimento.  D’altronde hanno fatto 67 poliziotti prigionieri, mi risulta difficile credere che dei normali cittadini facciano prigionieri tanti poliziotti in assetto antisommossa (peraltro sono le teste di cuoio, quelle in azione)”.

“I primi giorni chi partecipava alle proteste era pagato, 3000 grivna (circa 30 euro) al giorno. Più vitto e alloggio. Questo, come per la rivoluzione arancione, non è trapelato. Alcuni conoscenti sono stati lì giorni e giorni, per prendersi i soldi (una fortuna rispetto agli stipendi medi ucraini). Ora è cambiato. Non pagano più. Anche il tipo di protesta ora è cambiato. E Yanukovich ha pagato le contro manifestazioni, perché diciamolo chiaramente, non è facile far stare migliaia di persone a 15 gradi sotto zero. Come diceva Anna Politkovskaya è “proibito parlare” e dunque non c’è l’abitudine di verificare le fonti e di riflettere in modo ampio,in prospettiva. Si reagisce di pancia, e se è comprensibile il sentimento di ribellione e di stanchezza, non si può, per onestà negare che tra i manifestanti ci siano degli infiltrati di estrema destra, e ultranazionalisti”.

“Questo non toglie niente alla protesta, che ha ragioni fondate, di miseria e malessere. Che ci siano gli infiltrati lo sappiamo, a volte, spesso anzi, capita. La situazione è molto complessa, ed è una situazione “alla russa”. Cioè una visione politica in cui a ladro sostituisci ladro. L’hanno chiamata cleptocrazia, e rende molto l’idea. La Timoshenko non è un angelo, Yanukovich peggio di lei. Come per la Russia hanno tagliato le gambe a qualunque possibile alternativa politica, nessun esponente credibile è realmente differente.  Per questo la situazione è disperata”.

“E’ di poco fa la notizia dell’accordo tra Yanukovich e l’opposizione. Elezioni anticipate. Ma la piazza vuole che Yanukovich si levi di mezzo e subito. ‘Tutto può succedere di qui a dicembre’ (data possibile delle elezioni). Ho sentito delle persone che evocavano lo spettro della situazione rumena: ‘Yanukovich è come Ceausescu, ormai la situazione si è deteriorata, non dovrebbe tirare la corda, potrebbe avere la vita salva’, dicevano. Qualcun’altro evoca la liberazione della Timoshenko. Chissà se si otterrà anche questo. Frattanto Putin ha riunito la commissione interna d’emergenza e la seconda tranche di due miliardi di dollari, promessa all’Ucraina in cambio della fedeltà alla Russia, è stata bloccata. E il gas che finora è arrivato a prezzi scontati del 30% rischia di aumentare una nuova volta. Mentre l’inverno gelido non è ancora finito”.

Igor Tuveri

 

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