Torna Cellino e Lopez rimane in campo: ora la salvezza è a sei punti

Massimo Cellino è tornato a Cagliari. La bocciatura della FL non ferma la procedura per il ricorso, visti i soldi e viste le speranze riposte sul Leeds, la Ferrari che tanto vorrebbe guidare. Ma a questo punto è bene tornare in patria perché, non lo scorda, una squadra di calcio ce l’ha già. Le luci inglesi si sono temporaneamente spente, quindi niente più foto da inviare su twitter, niente più dichiarazioni d’amore con tanto di maglia ufficiale verso un club di cui molti conoscevano appena l’esistenza. Ora lo sguardo torna in Sardegna con maggiore mestizia in corpo, tenendo conto del fatto che se l’imprenditore di Sanluri aveva cercato sponda in Inghilterra, l’aveva fatto soprattutto per abbandonare tutte le difficoltà incontrate nell’isola. Difficoltà che l’hanno rincorso pure oltre Manica, la condanna di dieci giorni fa è valsa la bocciatura unanime di una commissione poco incline a seguire gli umori della tifoseria del club dello Yorkshire.

 

“Cedere il Cagliari? Ora pensiamo alla salvezza, poi ne riparleremo. Io non scappo da qui anche se la voglia di andarmene è tanta. In 22 anni ho dato tanto e ho subito di tutto”. Questa frase, detta nel post Cagliari-Verona, ha creato non pochi malintesi. Semplicemente Cellino ha affermato quello che un po’ tutti sanno da tempo: il Cagliari passerà in altre mani solo a campionato finito. Una scelta precisa, sensata, per permettere al patron di godersi gli ultimi scampoli della sua squadra, e alla squadra di puntare diritta alla salvezza senza sentirsi spaesata, perduta, illusa e abbandonata. C’era un po’ di calore nella serata cagliaritana di mercoledì, dove il risultato è stata una vittoria libera pensieri, per una settimana almeno. Era il calore di quel presidente che ha concluso il suo percorso e che ora deve lasciare la sua creatura prima di venir risucchiato in un vortice di insoddisfazione in cui trascinare un po’ tutti, tifosi e giornalisti e dipendenti della società.

 

Quel calore Diego Lopez l’ha sentito. Senza Cellino non starebbe allenando in Serie A sebbene con risultati poco soddisfacenti. Ad aiutarlo certamente l’alto tasso tecnico della squadra, privata a suo tempo di un tassello fondamentale come Radja Nainggolan, ma impreziosito da buoni comprimari che alla lunga si stanno ritagliando uno spazio sempre più ampio. La vittoria sul Verona è una boccata d’ossigeno che non maschera i limiti di una formazione spesso diretta superficialmente e ingenuamente. Lopez deve migliorare soprattutto sul lato mentale, tenendo ben inteso qual è l’idea di squadra che vuole mandare in campo, evitando troppi stravolgimenti. Per ora è stato solo sufficiente, ma di quella sufficienza stiracchiata a cui si aggrappa lo studente svogliato che di mala voglia si reca a scuola tutte le mattine. Non gli manca applicazione, semplicemente il suo livello da calciatore rispecchia quello da allenatore: amnesie gravi e prestazioni buone si sono alternate sia in dodici anni sul campo che in quest’unica stagione da mister.

 

Lo stravolgimento tattico di mercoledì è stato aiutato dal momento di crisi fisica e mentale del Verona, graziata da un Cagliari sprecone con Nené e Ibarbo. Pareva un remake della gara con la Sampdoria di domenica dove gli uomini di Mandorlini non sapevano da che parte sbattere la testa per uscir vivi dal campo. La formazione scaligera è in regressione come andava in regressione il bel Cagliari di Allegri che all’improvviso, raggiunta la salvezza, si sedeva ed aspettava comodamente la fine della stagione. Per questo si può asserire che Lopez sia solo stato fortunato nell’economia della gara. Con una avversaria più agguerrita sarebbe valsa un’altra partita, sarebbe forse valso un altro risultato. Come avrebbe potuto raggiungere un altro risultato a Bologna dove ha rinunciato a prendersi i tre punti giocando in quel modo fastidiosamente sufficiente, così sufficiente che appena il caso ha posto un ostacolo, non ha saputo come reagire.

 

Eppure con poche e risicate vittorie, il Cagliari è a sei punti dai trentotto che valgono la salvezza. Sarà bene che li raggiunga al più presto per porre fine alla fatica di quest’anno intenso e dalle poche gioie. Per ricaricare l’animo di giocatori spesso accantonati per dissapori col tecnico (Marco Sau, Nicola Murru) o altri presi da un nervosismo insolito che molti riportano all’assenza di prospettive sia sul fronte societario che sul fronte stadio (Daniele Conti, Andrea Cossu). A salvezza raggiunta perciò “ne riparleremo” come ha affermato il patron mercoledì. Magari con una nuova proprietà, uno stadio in arrivo e meno affanni.

 

Simone Spada

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