Là dove non arrivano tecnica e prestanza fisica, sopperiscono cuore e orgoglio. Il Cagliari di Claudio Ranieri – più che mai suo -, compie l’impresa di battere finalmente una grande del campionato e liquida la pratica con l’Atalanta (2-1), la squadra forse più forte del campionato dopo l’Inter.
Tre punti quasi insperati che mettono i rossoblù in alto in classifica come mai in questo campionato. Ben inteso, c’è ancora tanta carne da mettere sul fuoco prima di arrivare alla quota salvezza, ma adesso la strada è quella giusta. “L’ho sempre detto dal momento in cui siamo usciti dal limbo della terz’ultima posizione – ha detto mister Ranieri a fine gara -, adesso il destino è nelle nostre mani. Dobbiamo spingere perché avete visto tutti quanto abbiamo sofferto a stare sotto e adesso dobbiamo continuare. Non possiamo sentirci sazi perché il calcio è bello e tremendo, per cui noi dobbiamo avere sempre quella mentalità di oggi. Siamo una buona squadra quando tutti lottano con questa determinazione, ma sappiamo che anche le altre stanno lottando come stiamo lottando noi, per cui la lotta per la retrocessione è aperta, bella e intensa, ma non è ancora conclusa”.
Parole sacrosante quelle di sir Claudio, bravo e buon psicologo nell’elogiare i suoi ragazzi, ma anche nel fare il pompiere nel gettare acqua sul fuoco di un esagerato entusiasmo quando il capitolo salvezza è ancora in buona parte da scrivere. La partita con la forte Atalanta ha ribadito che il Cagliari deve giocare sempre con la stessa determinazione messa in campo dal 30esimo minuto in poi contro i bergamaschi. La prima mezz’ora, infatti, i cagliaritani l’hanno trascorsa ad assistere allo schiacciante predominio della squadra di Gasperini, incapaci di reagire davanti alla sua superiorità tecnica e fisica. Ranieri aveva scelto di schierare un 4-3-2-1, con prima punta Shomurodov supportato poco più dietro da Oristanio e Gaetano che partivano dagli esterni.
L’Atalanta ha avuto gioco facile sulle fasce, mettendo da subito in crisi la retroguardia rossoblù, mal protetta dai tre centrocampisti in evidente difficoltà al cospetto degli avversari. Il gol fin troppo facile a inizio gara realizzato da Scamacca, ha fatto temere una debacle. Solo dopo la mezz’ora, il Cagliari ha cominciato a riorganizzarsi e qui si è vista la mano di Ranieri. Ha rivisto l’assetto tattico, è passato a una difesa a cinque, rinforzando i corridoi laterali dove avveniva l’aggressione nerazzurra. Ma non solo cambio nella fase difensiva. Il Cagliari ha cominciato ad attaccare gli avversari proprio sulle fasce e centralmente, smettendo di ricorrere, come fatto nella prima parte della partita, ai lanci alti dei difensori per Shomurodov, sistematicamente anticipato di testa dai centrali di Gasperini.
Sulemana è andato a fare anche il terzo destro di difesa, liberando Nandez per le sue solite sgroppate in avanti sulla fascia destra, mentre anche Augello ha cominciato a spingere con convinzione. Ed è così che al 42’ è arrivato il gol del pareggio e la squadra rossoblu si è convinta di poter dire la sua per il resto della partita. Ranieri ha dato durante il riposo le disposizioni giuste, la squadra ha risposto al meglio al ritorno sul terreno di gioco. Cuore e orgoglio sono stati gettati in campo in ogni azione, fino alla ciliegina sulla torta dei tre cambi che Ranieri ha effettuato strategicamente.
E come spesso è capitato, il mister ha pescato i jolly nella panchina. Luvumbo ha messo paura ai difensori atalantini, la difesa ha eretto un muro invalicabile con Mina e Dossena insuperabili. Poi all’88esimo, è avvenuta la magia di Viola che ha sfruttato un cross al bacio di Luvumbo e insaccato di testa, colpo alquanto raro nel suo bagaglio tecnico. Per gli ultimi 7 minuti (più 1 di ulteriore recupero), è sceso in campo anche il dodicesimo uomo rossoblù e la Unipol Domus è diventata una bolgia infernale, spingendo il Cagliari a una grande vittoria. Forse determinante per la permanenza in serie A.
Luciano Onnis