Il Cagliari di Giulini a un passo dalla B

Cala il sipario, il Cagliari alla Unipol Domus non fa il miracolo contro l’Inter (1-3) e ha un piede in serie B. Manca, è vero, il saldo finale che sarà presentato domenica all’ultima giornata di campionato. La speranza è ridotta al lumicino ma c’è e i rossoblù devono giocarsela contro la Salernitana: i campani sono a +2, ma se perdono contro l’Unidese mente il Cagliari vince a Venezia, i rossobù si salvano per la migliore differenza reti.

Di certo ieri anche contro i fortissimi (ma non assatanati) nerazzurri sono state confermate tutte le miserie  che la squadra ha nel suo Dna:  povera tecnicamente, agonisticamente, caratterialmente.

Era una partita, quella contro l’Inter, in cui sarebbe servito gettare il cuore oltre l’ostacolo per superare l’enorme gap con l’Inter, bisognava  far zampillare tensione e rabbia da ogni poro.  Invece  non si è mai visto quel furore agonistico che una squadra a cui è data l’ultima chance deve  gettare in campo. Niente, i rossoblù sono annegati,  per l’ennesima volta in questo campionato, nella loro abulia e nella loro inconsistenza.

Con i giocatori e la società rossoblù rischiano di retrocedere i tifosi e  l’intera Sardegna: calcistica, sportiva e non. Una squadra, un popolo, una terra che adesso temono di scomparire dal palcoscenico del calcio nazionale che conta. La partita di ieri alla Unipol Domus, ancora una volta fiduciosa e speranzosa oltre ogni più ragionevole calcolo, è il sigillo a un fallimento che arriva da lontano.

In B  il Cagliari non è precipitato ieri, questo è solo l’atterraggio di un volo suicida iniziato nel campionato 2017-18,  quello successivo  al ritorno in serie  A con Massimo Rastelli  e all’onorevole undicesimo posto  conseguito dalla sua squadra. Poi il giovane  mister è stato cacciato perché non ritenuto adeguato per le mirabili ambizioni  europee della società ed è iniziata la giostra tecnica: allenatori che il presidente Giulini ha portato alla corte rossoblu  facendosi ingannare dai loro nomi e fidandosi  di cattivi consiglieri; ingaggio di giocatori ormai scaduti come una  mozzarella a dieci giorni, giovanotti i cui limiti tecnici andavano valutati preventivamente e con cognizione di causa.

Invece è da anni che il Cagliari è una squadra mai nata, l’aborto di un progetto rimasto aria fritta. Da tre campionati i tifosi assistono una deprimente rincorsa alla retrocessione anziché alla tanta strombazzata zona Europa. La serie B  è ormai cosa fatta, la conseguenza di progetti e programmazioni totalmente sballati nella loro impostazione: il calcio della massima serie si  affronta non con giocatori bolsi e  ormai senza ambizioni (se non gli ingaggi milionari),  e tanto meno con elementi inadeguati ai massimi livelli. Servono (servivano) giocatori con fame di risultati e di carriera. Se  per il futuro non si sa come procedere, si prenda umilmente esempio da  realtà come Atalanta, Sassuolo, Empoli, Verona. Il presidente Giulini  è persona seria e onesta, anche molto generosa. Ma ha dimostrato di non avere esperienza e capacità nella scelta di giocatori e allenatori per poter fare quello che sicuramente nel cuor suo vorrebbe.

Non sappiamo in quale misura il ds Capozucca possa operare  nell’allestimento dell’organico e nella scelta del tecnico, ma i margini non sono sembrati tanti e le ristrettezze economiche della società hanno condizionato, soprattutto in questo campionato, i movimenti di mercato. Sono stati commessi tanti errori (fra cui far andar via  Nainggolan) e tanto denaro è stato gettato via con ingaggi sontuosi e acquisti sballati, compresi l’ingaggio di allenatori blasonati (Di Francesco, Mazzarri)  e super pagati.

Se la lezione sarà umilmente imparata e se sarà serie B, forse si potrà ripartire con nuovo slancio per un immediato ritorno  nella categoria che compete al Cagliari, ai suoi tifosi sparsi nel mondo, alla Sardegna tutta. Se no, si abbia il coraggio di passare la mano. Il fondo è stato già toccato una seconda volta in otto anni, quelli che dovevano essere la scalata all’ Europa e la costruzione di uno stadio tutto nuovo e di proprietà della società. Il sogno  sembra al momento svanito: mala tempora currunt, povero Cagliari.

Luciano Onnis

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