Viaggio nella Sardegna sconosciuta: il mare d’inverno di Fabio Piccioni

C’è un’atmosfera particolare nel mare d’inverno. Una quiete irreale e provvisoria che dona un fascino insolito a luoghi che conosciamo ed apprezziamo per i colori accesi e gli abbaglianti contrasti di luce. é uno spettacolo che i turisti estivi si perdono e che, da solo, varrebbe un viaggio in Sardegna. «Il mare d’inverno — sottolinea Fabio — somiglia alle gallerie delle miniere: un luogo abbandonato reso alla natura che ci restituisce, con luci e colori diversi, visioni insolite ed affascinanti».

Quando tutti hanno abbandonato le spiagge, quando le insegne dei chioschi abbandonati diventano surreali simboli dello svago effimero e chiassoso, quando  i rumori estivi lasciano spazio al ritmico sciacquio della risacca, al sibilo del vento e al grido roco dei gabbiani, incontrastati padroni del mare è il momento di impugnare la fotocamera. Il momento in cui Fabio Piccioni coglie il mare nei suoi attimi di placida bonaccia, quando la calma piatta dell’acqua si fonde con cieli plumbei che annunciano tempesta.

L’inverno sembra attenuare le luci, smorzare i contrasti, sfumare i colori. Si legge, in tutta la sua forte suggestione, un paesaggio sospeso nel tempo, pronto a mutare, a farsi tempestoso oppure sereno. In fondo è questo il fascino del mare: quella mutevolezza che ti porta ad alzare gli occhi al cielo per coglierne i presagi. Perché mare e cielo sono sempre stati i compagni amati e temuti dei marinai. Dove la terra finisce cielo e mare sono gli unici riferimenti e l’uno annuncia gli umori dell’altro.

Uno spettacolo sempre nuovo che non mancò di affascinare David Herbert Lawrence che scrisse su “Sea and Sardinia” in un gelido e plumbeo febbraio del 1921: «Terra e mare sembrano finire entrambi spossati sul capo della baia: la fine del mondo.»

Enrico Pinna

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