Il dolore di Usala: “Se ci vogliono tutti morti saranno accontentati”

Non c’è stato nemmeno il tempo di essere felici per la vittoria. Per quel sì strappato al Ministero a Roma. Per quei soldi che ancora una volta i ministri hanno promesso che faranno arrivare direttamente alle famiglie. Poche ore dopo l’incontro, la vita di Raffaele Pennacchio, il medico 54enne malato di Sla, anche lui protagonista del presidio romano,  si è spenta. Il  suo cuore ha ceduto. Troppo stress, troppa fatica. E Tore Usala adesso non ha voglia di festeggiare. Dalla sua camera di albergo alla periferia di Roma, la voce della moglie Giuseppina scandisce lenta le parole del marito. “La vittoria e gli impegni del Governo sono lontani, l’amico Lello è morto dopo quattro ore dalla conclusione dell’incontro. Lello era molto provato, è intervenuto poco all’incontro, ma ha detto piangendo una frase emblematica ‘Fate presto perché i malati terminali non possono attendere'”.

Ce lo aveva ripetututo anche Giuseppina Usala poco prima della partenza dal porto di Cagliari a bordo della Tirrenia: “Questa non è una passeggiata, non è una gita. In gioco c’è la vita di molti malati. Lo scriva a chiare lettere, per favore”.

Lo abbiamo fatto, in questi giorni abbiamo seguito minuto dopo minuto la battaglia di Tore e di tutti i malati di Sla che martedì mattina si sono presentati sotto il Ministero e ci sono rimasti tutta la notte. Fino a quando non sono stati ricevuti. Abbiamo seguito il consiglio di Giuseppina, lo abbiamo scritto a chiare lettere. Ma non è servito a fare più in fretta.

“In qualità di comandante di questo gruppo di eroi -continua la voce metallica di Tore al telefono -dico che il Governo deve rispettare il testamento del caro amico Lello. Vi diamo tempo fino a Natale, poi a metà gennaio saremo a Roma più determinati di prima. Non ci interessa il freddo, la pioggia o la neve: se ci vogliono tutti morti saranno accontentati, così avranno un risparmio. Lello era un combattente ineludibile, per rispettare la sua volontà dobbiamo continuare la battaglia, anche a costo della vita, non c’è altra strada”.

Donatella Percivale

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