Il “patriota sardo” occupa i vigneti comunali di Marrubiu, ma in serata arrivano i carabinieri

Hanno occupato i vigneti della Cantine sociale del paese e si sono messi al lavoro. Cominciando intanto a potare le viti. “Siamo già in ritardo, ma qualche cosa riusciremo a salvarla”, hanno spiegato. L’iniziativa di protesta è di un gruppo di disoccupati di Marrubiu guidati da  Luigi Zucca, nato anche come “il patriota sardo per la libertà”, già protagonista nei mesi scorsi di altre clamorose proteste e sempre in prima fila nelle iniziative dei comitati per la zona franca integrale.

“Oggi siamo in cinque, domani saremo sei o sette e nei prossimi giorni ancora di più. Chi ha voglia di lavorare è il benvenuto, dobbiamo riappropriarci dei nostri beni, altrimenti si muore e basta”, ha detto Zucca mostrando lo stato di abbandono dell’impianto realizzato una decina di anni fa dalla Cantina sociale di Marrubiu su terreni messi a disposizione dal Comune che ora li ha ripresi ma si trovano in abbandono. La decisione di occupare i vigneti e di curarli per evitare che vadano definitivamente in rovina era stata annunciata ieri da Zucca al sindaco, Andrea Santucciu, e ai carabinieri del paese. Oggi nessuno li ha ostacolati.

Luigi Zucca tempo fa si era incatenato davanti alla caserma dei carabinieri di Oristano per protestare contro il ritiro della patente. Tempo prima aveva dato alle fiamme delle cartelle di Equitalia e, in occasione delle ultime elezioni, aveva rifiutato la scheda elettorale, dopo essersi presentato al seggio, sostenendo di non riconoscere lo Stato italiano.

Non si è fatta però attendere la risposta delle istituzioni all’occupazione dei vigneti. Il primo a farsi vivo nella tarda mattinata è stato il sindaco di Marrubiu, Andrea Santucciu, che ha chiesto a Zucca e ai disoccupati che lo avevano seguito di mettere fine all’occupazione. Zucca ha risposto picche, ma dopo la pausa per il pranzo è rimato solo a lavorare tra i filari. Nel pomeriggio sono arrivati anche i carabinieri del paese. Zucca ha risposto che ha intenzione di andare avanti e che in caso di allontanamento forzato si piazzerà davanti ai cancelli dell’impianto e comincerà lo sciopero della fame e delle medicine. “Queste terre appartengono al popolo sardo, finora sono state usate in maniera impropria con grande spreco di soldi pubblici, ritengo di avere diritto a occuparne un ettaro per sostenere economicamente la mia famiglia senza chiedere alcuna assistenza allo stato italico”.

 

 

 

 

 

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