Crisi in Regione: fuori Demuro e RossoMori. Alleanza Sel-centristi

È un mosaico composto da molti tasselli la crisi in Regione. Interessa tutti i partiti del centrosinistra: ecco il quadro politico sardo col rimpasto alle porte.

È una crisi composta da molti tasselli quella che si è aperta oggi in Regione con le dimissioni dell’assessore alla Riforme, Gianmario Demuro, e la decisione dei RossoMori di uscire dalla maggioranza. RossoMori che, in questo modo, lasciano libero l’assessorato all’Agricoltura (finora occupato da Elisabetta Falchi) e in più tolgono al presidente Francesco Pigliaru i voti dei consiglieri regionali Emilio Usula e Paolo Zedda. L’occasione è offerta dal risultato del referendum costituzionale (in Sardegna il No ha prevalso col 72,22 per cento), ma a riemergere sono vecchie ruggini che hanno segnato le relazioni tra le forze politiche fin dall’inizio della legislatura.

Ma andiamo con ordine: le dimissioni di Demuro sono irrevocabili. L’assessore dem ha deciso di lasciare dopo il risultato referendario: sosteneva il Sì e in Sardegna è stato il primo a schierarsi a favore della modifica della Costituzione (leggi qui). In una nota diffusa in serata, Demuro ha spiegato: “Voglio ribadire che si tratta di una scelta personale dopo l’esito del voto. Ho visto che oggi ci sono state altre polemiche – continua Demuro riferendosi al caso dei RossoMori -, ma da tempo avevo manifestato la decisione di tornare ai miei studi. Resto in sintonia con il presidente, con lui c’è sempre un rapporto di fiducia”.

La conferma arriva dallo stesso Pigliaru in un altro comunicato stampa. “Gianmario Demuro – è scritto – mi aveva espresso alcuni mesi fa l’intenzione di tornare al suo lavoro in Università. In quell’occasione abbiamo concordato che mantenesse il suo posto in Giunta sino all’accordo sul rinnovo contrattuale dei regionali, al piano di reclutamento e al referendum costituzionale. Così è stato. Lo ringrazio per il lavoro svolto con dedizione, competenza e straordinaria lealtà”.

Quanto ai RossoMori, sarà il presidente Gesuino Muledda, domani, a spiegare in una conferenza stampa le ragioni dell’addio. Il numero uno del partito ha già pubblicato una nota su Facebook. E a proposito di risultato referendario, Muledda ha scritto di un “Pigliaru delegittimato dalla sua stessa scelta di sostenere il Sì”. Una posizione, questa, che nel partito hanno condiviso tutti, a cominciare da Elisabetta Falchi, il secondo assessore che lascia la Giunta.

Sui contrasti in maggioranza oggi sono arrivati altri due segnali. Il primo riguarda la decisione dei Partito dei Sardi di non votare il rinnovo delle cariche nelle commissioni consiliari. All’origine della contestazione, la riconferma dei presidenti uscenti, una decisione bollata come “la conservazione dello status quo senza rendersi conto del messaggio arrivato dalle urne del referendum“.

Il secondo elemento di frizione è il maxigruppo che sta prendendo forma nell’Aula di via Roma: ci stanno lavorando i quattro esponenti di Sel (Daniele Cocco, Francesco Agus, Eugenio Lai e Luca Pizzuto) più i due Upc (Gianfranco Zanchetta e Antonio Gaia), il socialista Raimondo Perra e l’esponente del Centro Democratico Anna Maria Busia. Dall’Assemblea regionale filtra che la nuova alleanza sia in chiave anti Pd e anti Partito dei Sardi, rispettivamente prima e seconda forza del centrosinistra (il Partito dei sardi ha quattro consiglieri, come Sel).

Guardando al rimpasto alle porte, il nuovo maxigruppo getta le basi per diventare un interlocutore di peso nella trattativa sul cambio della squadra di governo. Messi insieme, Sel, Upc, Cd e Psi contano tre assessorati: rispettivamente la Pubblica istruzione con Claudia Firino, l’Industria con Maria Grazia Piras e il Turismo con Francesco Morandi più la presidenza della commissione Sanità che in mano a Perra.

La costituzione di gruppo consiliare così ampio avrebbe due effetti: da un lato evitare il Pd chieda il quarto assessorato per i renziani e dall’altro impedire che il Partito dei Sardi, che già detiene l’assessore ai Lavori pubblici con Paolo Maninchedda, prenda un secondo assessorato. Il Pd ha gli Enti locali con Cristiano Erriu, i Trasporti in mano a Massimo Deiana e il Lavoro assegnato a Virginia Mura.

Daniele Cocco, capogruppo di Sel, dice: “Noi restiamo in maggioranza. La nostra posizione sul referendum, per il cui esito siano felicissimi, era nota da tempo. Riconosciamo invece che l’azione di governa debba avere una nuova spinta, per questo consideriamo positivo il rimpasto. E anzi speriamo che gli accordi si chiudano entro l’anno”. Proprio Cocco, in ambiente Sel, viene considerato uno dei papabili del toto-assessori insieme all’altro consigliere Luca Pizzuto che è anche il segretario del partito. E ciò conferma, come ipotizzato da tempo, l’uscita della Firino dalla Giunta.

Per il presidente Pigliaru è cominciato oggi il momento più difficile della legislatura: il governatore deve gestire una crisi che non è solo sarda, ma ha anche una serie di implicazioni nazionali essendo stata generata dal referendum. Questo rende ancora più complessa la soluzione. Ma almeno il tappo è tolto, una volta per tutte, dalle troppe tensioni che da mesi e mesi agitano il centrosinistra isolano.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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