Via la Asl unica, si torna alle 8 aziende: tutti d’accordo a febbraio, ora si litiga

La Asl unica – al secolo Ats, creatura del centrosinistra per tutelare la salute – verrà cancellata. Torneranno le otto aziende sanitarie. Così ha deciso l’antivigilia di Natale la Giunta di Christian Solinas. Una scelta che, riavvolgendo il nastro fino alle Regionali dello scorso febbraio, avrebbe potuto mettere tutti d’accordo. Infatti: oltre allo stesso presidente della Regione, anche i candidati di centrosinistra e Movimento 5 stelle, Massimo Zedda e Francesco Desogus, avevano messo in cima all’agenda elettorale l’abolizione della macro azienda reputandola un’esperienza non in grado di garantire i risultati sperati. Eppure adesso che l’Esecutivo ha approvato la riforma secondo quella promessa fatta durante il cammino verso le urne, gli schieramenti si dividono: da un lato ecco il centrodestra, che fa quadrato intorno al ddl e canta vittoria considerando “il ritorno alle aziende locali un primo passo per il riavvicinamento delle istituzioni ai territori”. Non solo: da Psd’Az e alleati filtra che il riordino della sanità sia solo l’antipasto di una nuova organizzazione politico-amministrativa da consolidare con il recupero delle otto province. Come le Asl appunto. Sul fronte opposto, invece, si comincia a dare fuoco alle polveri, in attesa che il testo di legge sulla cancellazione dell’Ats approdi in Consiglio regionale, dove il dibattito si preannuncia rovente.

Massimo Zedda, il fondatore dei Progressisti, ha scritto un lungo posto su Facebook in cui tra i vari attacchi alla Giunta ha inserito anche la sanità, bollandola come uno degli effetti di moltiplicazione delle spese. “Al posto della Asl unica propongono otto Asl, con otto direttori sanitari e otto direttori amministrativi”. Per l’ex candidato alla presidenza della Regione ci sono alcune priorità che sopravanzano l’architettura organizzativa dell’assistenza ospedaliera come ” la riduzione delle liste d’attesa, la prevenzione, la medicina territoriale, la qualità delle prestazioni e l’assunzione di personale”. Duro anche il capogruppo del Partito democratico, Gianfranco Ganau, che parla di “pseudo riforma che niente modifica in termini di efficienza e qualità dell’assistenza”. Secondo la tesi sostenuta dall’esponente del Pd, “il centrodestra parte dai vertici anziché operare ottimizzare i servizi di prossimità con gli utenti, in modo da ridurre i tempi delle liste d’attesa e decongestionare le strutture ospedaliere”.

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Il vicepresidente della commissione Sanità del Consiglio regionale, Daniele Cocco, ammette che “non siamo mai stati d’accordo con l’Ats, ma passare da una sola azienda a otto è un’esagerazione”. Il ragionamento portato avanti dall’esponente di LeU parte dal fatto che “i problemi della sanità sarda non dipendono dall’Asl, ma soprattutto dalla mancanza di personale, visto che abbiamo il 70 per cento dei medici che sono facenti funzione”. Cocco propone di decentrare alcuni servizi e boccia anche la centrale di committenza, ossia la cabina di regia unica per gli acquisti, prevista anche dalla riforma della Giunta Solinas. “Non sta garantendo l’efficienza che ci si aspettava – spiega Cocco -, un fatto è avere gli stessi prezzi, altra cosa è avere difficoltà ad avere gli strumenti per lavorare”.

Decisamente più morbida la posizione della consigliera pentastellata e membro della commissione Sanità del Consiglio regionale, Carla Cuccu, che parla dell’abolizione della Asl unica come “un punto di arrivo importante che può diventare un punto di partenza per ricostruire la sanità in Sardegna”. Qualche dubbio emerge sul “numero delle aziende, perché forse otto sono troppe, ma preferisco giudicare sulla base dei risultati, anche perché riconosco che l’assessorato stia lavorando per dare risposte concrete e pragmatiche”. La Cuccu, in ogni caso, è la grillina meno organica allo stesso M5s, come è probabile che nelle prossime settimane si vedrà anche in Aula al momento della votazione.

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Per il centrodestra la musica è decisamente diversa e il coro unanime. L’abolizione dell’Ats viene considerata “un successo perché è una promessa mantenuta, così come avevamo detto in campagna elettorale”. Il capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, non ha dubbi sul fatto che non ci fossero alternative: “Riusciamo a dare voce ai territori, non possiamo fare diversamente”. A chi parla di moltiplicazione di poltrone e di costi, l’esponente sardista risponde con una contro accusa: “I conti vanno tenuti sotto controllo, ma non si può negare la richiesta di sanità dei sardi. Inoltre, quando si spende ma il sistema funziona è un fatto positivo, mentre altri hanno speso senza ottenere risultati”.

Esulta anche il gruppo di Fratelli d’Italia che, proprio per l’abolizione dell’Ats, aveva avviato una raccolta di firme. Il consigliere regionale del partito, Fausto Piga, critica l’Azienda unica perché “ha ingolfato la macchina amministrativa a discapito dei servizi sanitari”. E se è necessario “razionalizzare la spesa ed evitare eccessivo dispendio di risorse pubbliche – dice Piga -, questo non si può tramutare nel caos. Prima erano solo i cittadini a lamentarsi della sanità, adesso lo fanno anche tutti gli operatori”.  

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La riforma approvata dalla Giunta viene considerata positiva anche dal capogruppo dei Riformatori, Michele Cossa: “Lo schema di partenza è buono, somiglia molto a quello che avevamo ipotizzato con la centralizzazione delle funzioni, e mi riferisco sia alla gestione del personale che agli appalti, secondo uno schema pensato per realizzare economie di scala”. Stando a quella proposta avanzata anni fa dagli stessi liberal democratici, “le aziende territoriali devono tornare a occuparsi di sanità in senso stretto, limtandosi a erogare i servizi”. Cossa, però, avverte sul fatto che “le Asl non possono e non devono continuare a essere terra di conquista, con le nomine fine a se stesse su cui la politica continua a mettere le mani”.

L’esponente della Lega, Michele Ennas, circoscrive il successo del ritorno alle otto Asl, soprattutto come un risultato portato a casa per il ‘suo’ Sulcis che “ritrova una propria Asl in attesa di avere di nuovo anche la Provincia. I problemi che oggi viviamo nella sanità – prosegue – nascono da un preciso disegno, basato sul modello dell’azienda unica, rivolto a cancellare la maggior parte dei presidi periferici. La strategia è stata il taglio progressivo dei servizi: un cappio al collo per i piccoli ospedali condannati a una lenta agonia”.

Matteo Sau

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