Sanità, nuova rivoluzione nell’Isola. Solinas: “La riforma entro fine anno”

L’obiettivo è avere una riforma della sanità entro la fine dell’anno: il presidente della Regione, Christian Solinas, alza l’asticella e si prepara ad affrontare un percorso che metterà definitivamente nel cassetto l’esperienza della Asl unica, nata durante la scorsa legislatura, per riportare nei territori le aziende sanitarie e accentrare le funzioni amministrative in una nuova struttura che si chiamerà Ares. Tutti punti che la maggioranza di centrodestra ha affrontato durante un incontro, che si è tenuto stamattina a Cagliari, durante il quale il governatore ha illustrato ai consiglieri regionali, ai segretari politici e agli assessori i punti cruciali della riforma sanitaria: “Un momento necessario di approfondimento con le componenti della maggioranza per condividere, discutere ed eventualmente arricchire il testo della riforma sanitaria, che puntiamo ad approvare entro l’anno. Il Consiglio potrà migliorarla ma credo che quattro mesi siano sufficienti per l’approvazione”, ha sottolineato il presidente della Regione che ha richiamato la classe politica sarda a una “prova di maturità.

In cima alla lista delle priorità c’è la garanzia che i territori non perdano servizi e strutture di riferimento, aspetto sul quale si sono concentrate le proteste negli ultimi mesi e che hanno accompagnato la riorganizzazione della rete ospedaliera. Per questo motivo Solinas ribadisce che “la riforma della sanità rimette al centro la domanda di salute che arriva dai territori e dai cittadini la cui esigenza fondamentale è avere le prestazioni sanitarie nei territori”. Questo aspetto supera quindi il ragionamento (più o meno condiviso dalla maggioranza) sulle Asl che dovrebbero essere cinque, una per ciascuna delle province storiche con l’aggiunta della Gallura: “Avere un ente amministrativo che si chiami Asl, Usl o Assl non incide, ciò che conta è che nei territori restino gli ospedali – sottolinea il governatore – per questo ci sarà uno strumento di decentramento che prevede la divisione in distretti e dipartimenti e che consentirà ai territori di prendere parte alle decisioni”.

Sul documento, Solinas ha chiarito che si tratta di “un testo unico organico che conterrà sia le norme nuove di riforma della governance sanitaria, sia quelle che restano in vigore ma che erano sparse in tanti provvedimenti del passato”. Il capo della Giunta ha poi confermato che il testo include “un piano straordinario di interventi per migliorare il patrimonio edilizio sanitario ma anche per nuove realizzazioni”. Costruire “consentirà un notevole risparmio perché strutture nuove possono garantire medie di performance più alte dal punto di vista della prestazione”. La riforma sanitaria non andrà a intaccare le piccole strutture dei centri periferici che non chiuderanno e sono tre i nuovi ospedali che dovrebbero nascere: uno a Cagliari, uno ad Alghero e uno nel Sulcis. Obiettivo, assicurare un più alto livello qualitativo delle prestazioni. Su questo l’opposizione di centrosinistra ha già annunciato battaglia.

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Schiarita, invece, nelle fila della maggioranza sulle rivendicazioni dei singoli territori: affermarne la centralità, tenendo conto di ogni specificità e chiarendo che nessun piccolo ospedale verrà chiuso, ha riportato il sereno tra i consiglieri del Sulcis, Ogliastra e Medio Campidano, realtà che non avranno la Asl ma probabilmente dei sub commissari. Una riforma che punta molto sulla semplificazione accorpando vecchie leggi e velocizzando i meccanismi burocratici. “Questo aspetto – ha sottolineato l’assessore alla Sanità, Mario Nieddu – molto gradito da tutti”. Il capogruppo della Lega, Dario Giagoni, ha parlato di “riforma innovativa che mette al centro dell’attenzione il paziente e ridà dignità al personale”. Il capogruppo di Fratelli d’Italia, Francesco Mura, ha sottolineato che “l’impianto rispetta gli annunci fatti in campagna elettorale”, mentre il presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, si tratta di “un testo unico che snellisce, in linea con gli impegni presi”. Per il leader dell’Udc, Giorgio Oppi, “la bozza è buona, poi, trattandosi di 48 articoli, va letta bene”.

 

 

 

 

 

 

 

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