Sardinia Post ospita una serie di interventi sulla “Cagliari del futuro”: intellettuali, artisti, uomini e donne di cultura e di scienza con le loro proposte e i suggerimenti alla nuova Giunta guidata da Massimo Zedda.
Qualche tempo fa ci è capitato sotto mano un vecchio numero di Tuttocittà, risalente all’anno 1992. L’editoriale ci ha colpito perché iniziava con queste parole, citiamo a memoria: “Cagliari è una città giovane. Metà dei suoi abitanti ha meno di 18 anni”. Ora, magari la nostra memoria è imprecisa, e forse il dato riportato nell’editoriale era approssimativo, ma è indubbio che la quantità di giovani in città 32 anni fa fosse nettamente superiore, al punto da spingere l’autore a qualificare Cagliari come “città giovane”. Cagliari oggi non è più una città che potremmo definire così, e non lo è solo dal punto di vista anagrafico. Lo è anche dal punto di vista di come vede i suoi giovani – spesso incolpati di tutti i mali descritti con l’ormai onnipresente (quanto vuota di significato) formula di “degrado” – ma sopratutto di ciò che offre a chi si affaccia alla vita adulta in termini di possibilità di formazione, di sviluppo della creatività, senso critico e appartenenza a una comunità, ossia di quelli che sono fra i fondamenti di una vita indipendente e gratificante.
Come casa editrice indipendente e spazio di supporto all’autopubblicazione, il nostro consiglio alla nuova amministrazione è ovviamente quello di investire fortemente nella cultura. Ma dobbiamo intenderci sul tipo di investimento e su cosa intendiamo per “cultura”: la città ospita già vari festival culturali, letterari, momenti di intrattenimento musicale e mostre, specialmente in estate (e sarebbe anche il caso di interrogarsi su questa stagionalità). Per quanto si possa sempre migliorare, dal punto di vista del consumo di cultura sicuramente la città è messa meglio di altre, ma a nostro avviso è profondamente carente dal punto di vista del supporto a chi si sforza di creare le condizioni per sostenere questa crescita: i giovani che creano cultura.
Una delle domande che più frequentemente ci poniamo, in qualità di luogo dedicato alla produzione creativa, è come fare per invitare i più giovani a sviluppare, stampare, diffondere e discutere le loro idee, ossia come favorire la loro partecipazione alla vita politica e culturale della città. Abbiamo potuto constatare la mancanza di spazi (tanto fisici quanto immateriali) dedicati e creati dai più giovani (minorenni, studenti delle scuole e delle università), il drammatico “buco” demografico della fascia di età fra i 20 e i 35 anni (che guarda all’estero come una speranza e appena può molla gli ormeggi per non tornare se non in vacanza) e la mancanza di opportunità per chi sceglie di rimanere a Cagliari o tornare in città per lavorare nel settore culturale.
A Cagliari manca supporto alla cultura, ma non alla cultura intesa come prodotto da consumare, bensì alla cultura come pratica da sperimentare. Manca più cultura intesa non come sterile riproposizione di stereotipi preconfezionati per l’industria turistica o come esposizione di forme di arte canoniche, ma cultura come novità e come capacità di raccontare i cambiamenti che attraversano la vita della città, del paese e del mondo. Manca più cultura intesa come campo di produzione di linguaggi che sappiano raccontare e forgiare una consapevolezza e una voce che permetta alle persone giovani di questa città di prendere parte alle discussioni sul proprio futuro e quello di Cagliari. Ovviamente esistono tantissime realtà attive nel construire un ambiente culturale più aperto alle novità, ma chi lo fa conosce bene le sfide, le difficolttà economiche e le frustrazioni quotidiane che si affrontano, specialmente se comparate con pratiche e possibilità presenti in contesti esteri anche simili, per dimensione e latitudine.
Cosa fare quindi? Ovviamente il Comune non può intervenire sulle scelte che dipendono dalle politiche nazionali, come quelle che hanno creato una scuola e un’università che privilegiano sempre più il profitto e la spendibilità immediata di nozioni acquisite a forza, svuotando istituzioni che dovrebbero formare menti critiche e non lavoratori atomizzati e deresponsabilizzati. Ma il Comune può trovare modi di sostenere i giovani e la produzione culturale indipendente. Può creare fondi accessibili per i giovani, senza troppi requisiti, per poter poter acquistare materiali e coprire le spese basiche di progetti artistici; può aprire i tanti edifici di proprietà pubblica vuoti da decenni per realizzare studi per artisti, dando la possibilità di lavorare fino a tardi e ospitare mostre e presentazioni; può mettere a disposizione gli altri spazi culturali della città non solo a organizzazioni riconosciute e con grande capacità di spesa ma anche a singoli artisti e collettivi informali che vogliono fare piccoli eventi; può iniziare un processo di discussione collettiva con le piccole realtà culturali della città per individuare strategie per supportare il settore culturale cittadino; e soprattutto può creare regolamenti che invitino all’utilizzo degli spazi pubblici all’aperto come luoghi di ritrovo e condivisione –a partire dalla tanto attesa eliminazione dell’infausto regolamento di Polizia varato dalla precedente amministrazione.
Tutte queste azioni possono contribuire a creare quell’humus vivace e, perché no, grezzo, che è alla base di qualsiasi progresso culturale e artistico che, come hanno mostrato numerosi altri esempi, può contribuire a creare una città non solo più giovane, ma anche dinamica e con una economia più diversificata. Serve respirare un’aria nuova in cui il diverso non viene visto come una minaccia, ma come un contributo fondamentale al crescere di un città fin troppo immobile, una città che da valore solo alla rendita e al lusso, una città da cui i giovani scappano per mancanza di interesse nei loro confronti e impossibilità di costruirsi una vita. Perché a 20 anni non si ha tempo di aspettare.
Luca Carboni e Andrea Garcés, fondatori di Oreri—Iniziativa Editoriale, una casa editrice indipendente, laboratorio di stampa e spazio di supporto all’autopubblicazione con sede a Cagliari.