Capodanno 2023, a Berlino da una amica. Si parla degli anni da lei passati a Berlino, del suo ex compagno, Stefan Külhorn, e dell’avventura del Rivabar.
Stefan è un architetto, con un passato da calciatore della Bundesliga, giocava con l’Arminia Bielefeld. Con due colleghi architetti, Fausto Machicao e Burkhard Niehaus, progetta a fine anni ‘90 un primo bar a Berlino, il Green Door. Era un periodo in cui cominciavano ad andare di moda i cocktail bar.
Al Green Door conoscono un bravissimo barman italiano, sardo per la precisione, Gianni Langiu. Lì, tra un cocktail e l’altro, i tre architetti e il barman sognano un cocktail bar tutto loro, un luogo nuovo in una parte della città che sta acquistando una sua nuova fisionomia. E ad un certo punto, si parte: si cerca un luogo, si comincia a ragionare sul progetto di allestimento, e sulla proposta del locale.
Il luogo si trova: è in Berlin Mitte, in Dircksenstraße 142, in uno dei fornici della S Bahn. Viene coinvolto un artista austriaco, Oskar Mütz, che veste le pareti e il soffitto del locale, e il bancone, con una sua opera giocata sui colori elementari. L’artista non è nuovo a queste esperienze, ha già lavorato su altri locali in Austria e in Svizzera. Rimane un solo altro aspetto importante: il nome. Il quartetto e tutte le persone che gli stanno attorno – compagne, fidanzate e fidanzati, amici – si interrogano su un nome efficace per il neonato locale.
E alla fine viene fuori il nome di Riva: Stephan è un ex calciatore di una squadra della Bundesliga, Fausto tifa il Monaco, e Gianni Langiu è un tifoso del Cagliari, ma soprattutto Gigi Riva è un calciatore molto famoso, soprattutto per il goal segnato in finale proprio contro la Germania. Il bar diventa Rivabar. E il nome porta bene: dopo i primi mesi in cui entrano davvero poche persone nel bar, ad un certo punto arriva un giornalista e apprezza il locale e quello che beve: scrive un articolo su Tagespiegel con il quale decreta il Rivabar come il cocktail bar numero 1 a Berlino.
Da questo momento, è il 1999, parte il successo del Rivabar, dove campeggia una foto del grande calciatore – foto poi autorizzata da Riva, di proprietà di una amica sarda, che in origine compariva sulla foto – un successo che dura 10 anni.
Nel 2001, l’entrata dell’euro dà un piccolo scossone alla vita del locale, subito recuperato con nuove tariffe. Una lunga vita, quella del Rivabar: poi cominciano i primi dissapori fra i soci, che nel frattempo sono diventati più adulti, stanno mettendo su famiglia, una attività che va dalle 19 alle 2 del mattino diventa incompatibile con le nuove attività, il locale viene chiuso nel 2009.
Monica Scanu – Architetto