Trivelle, Ganau contro Renzi: “Vuol far fallire il referendum”

Il presidente del Consiglio regionale attacca il premier Renzi sulla decisione di non accorpare il referendum alle elezioni amministrative.

Gianfranco Ganau contro Matteo Renzi. Il presidente del Consiglio regionale dem contro il capo del Governo dem. La contesa ruota intorno alle trivelle, “perché le politiche ambientali – dice Ganau – toccano un nervo scoperto: in Italia esiste un problema di neocentralismo. Lo Stato e l’Europa vogliono decidere al posto dei cittadini rappresentati dalle Assemblea regionali. Ma, soprattutto, col mancato accorpamento del referendum abrogativo alle Amministrative, attraverso l’election day, è chiaro l’intento del premier di ridurre la portata del voto”.

Ganau ne ha anche per il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale “ha avallato la scelta del Governo”, nel momento in cui “ha firmato il decreto che fissa al 17 aprile la data del referendum. E mi assumo la piena responsabilità di quanto sto dicendo”, chiarisce Ganau. La stessa posizione la esprime il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, delegato supplente nel comitato del sì fondato dalla Regioni. Ma proprio per via della tessera azzurra, sorprende meno che Pittalis si schieri contro Renzi.

Da qui alla vigilia del voto, sarà campagna elettorale senza pausa (oggi la presentazione nel palazzo di via Roma). “Abbiamo scritto – proseguono Ganau e Pittalis – una lettera a tutti i sindaci e stiamo coinvolgendo associazioni di categoria e movimenti. Serve il loro sostegno in difesa del nostro mare: l’Assemblea sarda lo sta facendo in una battaglia condivisa da entrambi gli schieramenti, proprio perché l’intersse da difendere è quello della nostra Isola”.

Ganau ripercorre le tappe che hanno portato al referendum. Con una premessa: “Il 17 aprile si vota un solo quesito. Ma questo perché in sede parlamentare, grazie alle pressioni delle Regioni, siamo riusciti a far correggere le norme che in materia ambientale trasferivano al Governo ogni potere di scelta, scavalcando i territori. È rimasta da risolvere solo la questione della durata delle concessioni (sugli impianti già autorizzati): e saranno i cittadini a decidere. Tuttavia, su due dei sei quesiti depositati il 30 settembre scorso in Cassazione e dichiarati inammissibili dalla stessa Corte, attendiamo oggi il pronunciamento della Consulta, chiamata a esprimersi su un conflitto di attribuzione”.

È stata la Basilicata, a settembre 2015, ad aprire il fronte anti-Renzi. Poi, insieme alla Sardegna, si sono unite Marche, Molise, Puglia, Abruzzo, Veneto, Calabria, Campania e Liguria. “Il nostro Consiglio – conclude Ganau – si è espresso a favore del referendum quello stesso mese con due mozioni e altrettanti ordini del giorno. Noi, a differenza delle altre Regioni, siamo a statuto speciale, ma ciò non ci blinda dalle ingerenze del Governo. Sulle trivelle lo Stato applica le cosiddette clausole di supremazia e lo sta facendo in nome di un interesse nazionale che, a parer nostro, non esiste: devono essere i territori a decidere sul proprio futuro”.

Ganau e Pittalis chiedono infine “la collaborazione degli organi di stampa: non è in discussione la vittoria del sì, visti gli orientamenti degli italiani. Perché venga cancellata l’illimitatezza delle concessioni alle società che estraggono petrolio o gas, serve raggiungere il 50 per cento di quorum“.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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