Solinas non si ricandida alle Regionali del 2024: vuole tornare in Parlamento

Alessandra Carta

di Alessandra Carta

Sino all’altro giorno, ai giornali che come Sardinia Post scrivevano di una sua possibile candidatura alle Regionali del 2024, Christian Solinas rispondeva indirettamente su un’altra testata confermando che avrebbe guidato il centrodestra sardo anche alle Regionali del 2024. Invece negli incontri bilaterali per il rimpasto della Giunta (lunedì è saltato il vertice interno al Psd’Az riprogrammato dopodomani), il governatore ha scoperto le carte: Solinas vuole correre alle Politiche del 2023 per tornare in Parlamento. Così, almeno, ha detto a porte chiuse ad alcuni alleati. E se poi non lo confermerà pubblicamente, sarà un altro paio di maniche.

L’addio del presidente alla guida della Regione sembra non sorprendere nemmeno in maggioranza, dove se ne sta parlando. Del resto Solinas si è dimostrato incapace di timonare la Sardegna fuori dalla crisi e prima ancora di scegliere una squadra di governo all’altezza della sfida. La stessa riforma della sanità, con la quale Solinas ha vinto le elezioni nel 2019 promettendo la cancellazione dell’Ats, si è rivelata quasi solo un cambio di nome: la gestione dell’assistenza medica e ospedaliera continua a essere verticistica attraverso l’Ares, sebbene le Assl siano tornate a chiamarsi Asl e abbiano qualche potere in più rispetto ai tempi dell’Ats.

Ovviamente dire da subito che si sarebbe candidato alle Politiche, per Solinas avrebbe comportato la definitiva fine come guida di una maggioranza già di per sé sgangherata e rissosa. Tant’è: il governatore ha provato a dire il contrario sino a che ha potuto, ma adesso non è più tempo di non raccontare la verità, visto che i giochi per le Politiche del 2023 stanno per cominciare.

Solinas può pensare di tornare a Roma solo se la Lega lo aiuta. E il governatore sardo ha cercato la stampella in Luca Zaia, il collega veneto che è stato accontentato in tutto. Sono infatti leghiste della stessa regione di Zaia le due manager della sanità fatte arrivare in Sardegna: una è Cinzia Simonetta Bettelini, che è Dg di Areus, l’Azienda sanitaria del 118; l’altra è Annamaria Tomasella, messa a capo di Ares e scelta pure come commissario liquidatore dell’Ats, dopo la bocciatura definitiva del commercialista cagliaritano Enrico Gaia.

Proprio dagli ingaggi nella sanità decisi alla fine dello scorso dicembre (qui tutte le nomine), era chiaro che Solinas avesse in mente un disegno più grande. Un obiettivo che adesso sta emergendo. Il governatore sardo sa bene che nell’Isola il suo gradimento è crollato, una sua vittoria alle prossime Regionali è una strada in salita. Quindi ecco il piano B del Parlamento.

Non solo: da deputato o senatore avrebbe l’immunità, ciò che gli può tornare utile viste le indagini a suo carico. Al momento sono due: una riguarda la nomine dei consulenti nell’Ufficio di gabinetto: Franco Magi (a sua volta a processo per gli affitti di SardegnaIt, il Pm ha chiesto per lui nove mesi) e Christian Stevelli. L’altro avviso di garanzia riguarda la nomina dei Dg Silvia Curto e Pasquale Antonio Belloi che per la Procura non avrebbero avuto i titoli per ricoprire l’incarico (in corso d’opera il Psd’Az, il partito del governatore, guidò in Consiglio regionale l’approvazione della cosiddetta leggina salva-Dg, a dicembre 2019).

La Procura, senza ancora spedire avvisi di garanzia, ha acceso i fari pure su altre mosse del governatore: la prima riguarda le operazioni immobiliari di Solinas, tra cui l’acquisto di una villa in viale Poetto a Cagliari, una compravendita preceduta dalla cessione di un rudere a Capoterra, pagato a peso d’oro da un imprenditore di Cagliari (qui l’inchiesta di Sardinia Post). A Palazzo di giustizia vogliono vederci chiaro anche sull’ingaggio del segretario generale, Francesco Scano, la cui prima delibera di nomina risale a luglio del 2021, ma solo a ottobre l’ex presidente della Seconda sezione del Tar ottenne il via libera dal Cpga, il Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa cui spetta autorizzare gli eventuali incarichi esterni.

Con Solinas a Roma la Sardegna non tornebbe alle urne in anticipo, a meno di una crisi politica. In caso di ri-elezione in Parlamento (Solinas è già stato senatore nel 2018), l’attuale capo della Giunta avrebbe sei mesi di tempo per decidere cosa fare da grande. Meglio: per metà anno potrebbe fare sia il governatore che il parlamentare. Dopo di che il potere in Regione passerebbe nelle mani della vicepresidente Alessandra Zedda. E al centrodestra, a quel punto, non sembrerà vero di avere una candidata (guarda a caso donna) a cui far raccogliere la pessima erddità di Solinas, con tutto ciò che ne consegue in termini di consenso.

Venerdì Solinas vede la delegazione del Psd’Az, ultimo passaggio prima del rimpasto della Giunta. A quel punto il presidente dovrebbe ufficializzare anche al partito la proprio decisione di abbandonare la barca sarda per spostarsi nel più sicuro rifugio romano. Si attende solo l’annuncio pubblico da parte del governatore.

Alessandra Carta

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