Gli affari immobiliari di Solinas, ecco la seconda caparra ‘scoperta’

Una caparra, da 200mila euro, è restituita, benché siano passati sette anni. Adesso si attende che Christian Solinas dia indietro la seconda, pari a 250mila euro. Il tema di fondo sono le compravendite del governatore, venute fuori lo scorso autunno dopo che la Procura di Cagliari aveva aperto un fascicolo con modello 45 (senza indagati) per l’acquisto di una villa al Poetto da oltre 500 metri quadrati. Prezzo: un milione e 100mila euro. Solinas firmò il compromesso il 2 dicembre 2020 dopo aver ottenuto un mutuo da 800mila euro dal Banco di Sardegna.

Sull’onda di quell’indagine della Procura emerse che il presidente della Regione, tra il 2013 e il 2020, aveva intascato 450mila euro di caparre da due imprenditori sardi per altrettante operazioni immobiliari che però avevano prodotto solo un preliminare e non anche il rogito, ovvero l’atto definitivo. Di tutto c’è traccia facendo una visura alla Conservatoria dei registri immobiliari, in cui le compravendite (o affini) devono essere trascritte entro trenta giorni.

L’ultima operazione che risulta è proprio quella di cui Sardinia Post ha raccontato la storia nei giorni scorsi: è la caparra da 200mila euro restituita da Solinas il 22 luglio 2021. Era infatti il 30 maggio del 2013 quando il presidente della Regione, appena smessi i panni dell’assessore regionale ai Trasporti (ma mantenne lo scranno da consigliere), chiuse un affare immobiliare con un imprenditore del settore, Antonello Pinna. Oggetto dell’operazione: quattro ettari a Capoterra, di cui tre quarti venduti come C3 (zona edificabile) e un quarto classificato come agricolo (E). Pinna, attraverso il preliminare, versò a Solinas 200mila euro, la metà del prezzo d’acquisto. Il rogito si sarebbe dovuto sottoscrivere esattamente un anno dopo, il 30 maggio del 2014, ma l’atto definitivo non venne mai firmato. Pinna, nel frattempo, morì. Solinas lo scorso luglio ha restituito i 200mila euro alle tre eredi dell’imprenditore, la moglie e le due figlie.

La seconda caparra – sempre corposa a dispetto di quanto avviene di solito (l’anticipo si aggira intorno al 10 per cento del valore dell’immobile) – riguarda un’altra operazione a Capoterra. L’acquirente di Solinas, in questo caso, è Roberto Zedda, poliedrico imprenditore di Cagliari la cui attività spazia dalla sanità ai migranti passando per l’editoria. Zedda compra da Solinas una porzione di abbazia a Santa Barbara, località di Poggio dei Pini, a sua volta frazione di Capoterra. Il governatore mette il sigillo a un affarone: a Zedda vende per 550mila euro un rudere stimato in 35mila euro. Non solo: quando nel 2002 Solinas rileva dai Frati minori la porzione di abbazia, lo fa a costo zero perché in cambio garantisce la ristrutturazione. Da qui il passaggio gratuito.

Zedda, dal canto suo, accetta di acquistare a quella cifra importante malgrado sul bene esista un diritto di godimento da parte dei frati ex proprietari, i quali possono andare lì a svagarsi ogni volta che lo desiderano. Insomma, l’imprenditore di Cagliari rischia di trovare le tuniche marroni a sorpresa, malgrado i 550mila di spesa. A suo favore ha l’opzione di un versamento da 175mila da parte di Solinas nel caso in cui sul bene di “interesse storico-artistico” il ministero dei Beni culturali ne reclami la restituzione.

A novembre 2020 Solinas riceve da Zedda 250mila euro, di cui 200mila dati il 4 novembre più altri 50mila versati dieci giorni dopo. Le parti fissano entro il 30 giugno del 2021 la firma del rogito. Lo scorso settembre, quando Il Fatto Quotidiano racconta per primo l’inchiesta della Procura sulla villa al Poetto e annesse operazioni immobiliari, il presidente della Regione pubblica su Facebook un’autodifesa in cui cita “Le tante mogli di Putifarre e i tanti Sinone“. Tra le altre cose fa un passaggio sul rudere dei frati e scrive: “L’atto definitivo non è ancora stato stipulato perché la promissaria acquirente mi ha tempestivamente e formalmente richiesto via Pec un differimento del termine di ulteriori 3 mesi, che ho ritenuto di concedere rispondendo alla stessa con posta certificata e previa comunicazione al notaio rogante, nell’ambito di una normalissima contrattazione fra parti private”.

In buona sostanza, Zedda chiede a Solinas novanta giorni di tempo e il governatore glieli concede. È il 20 settembre. Significa che Solinas avrebbe dovuto firmare il rogito insieme a Zedda dieci giorni dopo. Vuol dire pure che per i primi di novembre la trascrizione si sarebbe dovuta trovare in Conservatoria facendo la visura. Ma sino al 10 gennaio 2022 non risultava ancora nulla. Vero che sulla caparra restituita alle eredi Pinna l’atto è stato trascritto molti mesi dopo la firma. Quindi oltre i trenta giorni previsti dalla normativa vigente. Resta il fatto che Solinas, visto il ruolo ricoperto, ha il dovere di fare chiarezza sulla proprie operazioni immobiliari divenute di pubblico dominio. Non appena l’atto sarà consultabile, Sardinia Post ne darà notizia.

Alessandra Carta

[Foto di Santa Barbara da Google Earth]

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