Compravendite, Solinas restituisce caparra da 200mila euro dopo sette anni

Tecnicamente si chiama ‘Risoluzione di contratto preliminare di vendita’. Christian Solinas l’ha firmata il 22 luglio 2021, andando così a cancellare quel pre-rogito che il governatore sardo aveva firmato il 30 maggio del 2013 con l’imprenditore dei trasporti Antonello Pinna. In ballo c’era la compravendita di 40.350 metri quadrati a Capoterra, per i quali Solinas aveva ottenuto da Pinna 200mila euro di caparra con la promessa di chiudere l’affare esattamente un anno dopo, il 30 maggio del 2014.

L’atto notarile fa parte di quel pacchetto di operazioni immobiliari venute fuori la scorsa estate attraverso un’inchiesta del Fatto Quotidiano che diede in anteprima anche la notizia sull’inchiesta della Procura di Cagliari aperta senza attraverso il modello 45, ovvero un fascicolo senza indagati. Scavando negli atti notarili è stata poi scoperta una rete di affari che il governatore ha portato avanti negli anni. L’ultimo tassello è appunto la villa al Poetto da oltre 500 metri quadrati. Prezzo di acquisto: un milione e 100mila euro, di cui 800mila coperti da Solinas attraverso un mutuo ottenuto dal Banco di Sardegna.

Nelle operazioni immobiliari la caparra è un fatto serissimo, tanto che viene regolata dal Codice civile all’articolo 1385 che impegna sia il venditore che l’acquirente. Infatti: nel caso in cui la compravendita non si concretizzi con un atto definitivo, ci sono delle penali da pagare. Se il rogito salta per colpa del venditore, questo deve restituire all’acquirente il doppio della caparra. Se invece è l’acquirente che non può concludere l’operazione, perde l’intera somma versata come anticipo.

Calando la norma nel caso specifico di Solinas, non è dato sapere per colpa di chi sia saltato l’affare di Capoterra. Ovvero se era stato il governatore – allora consigliere regionale di maggioranza – a non poter vendere più o fu l’imprenditore Pinna a trovarsi nell’impossibilità di acquistare. Fatto sta che Solinas quei 200mila euro li aveva incassati, stando all’atto notarile del 30 maggio 2013. E per via di quella caparra ricevuta, al compromesso sarebbe dovuto seguire il rogito o la risoluzione del preliminare.

Nulla di tutto questo è successo sino al 22 luglio scorso, come ricostruito dal Fatto Quotidiano, e il cui documento è stato recuperato anche da Sardinia Post. Davanti a un notaio di Cagliari, quel giorno di luglio sono comparsi Solinas e le eredi di Pinna, il quale è deceduto il 19 aprile del 2016. La risoluzione del contratto l’hanno firmata la moglie e le due giovanissime figlie. Ciascuna delle tre ha ricevuto da Solinas un assegno da 66.666,67 euro che mette fine al preliminare datato 2013.

Solinas, in particolare, aveva promesso di vendere – al prezzo totale di 400mila euro (di cui la metà da versare in caparra) -, 40.350 metri quadrati, cioè poco più di quattro ettari, di cui tre quarti classificati come zona edificabile (C3) e un terzo come zona agricola (E). Come ricostruito da Sardinia Post a settembre, un anno prima della vendita la porzione C3 di quei terreni era stata declassata in zona E attraverso l’adozione del Piano urbanistico comunale. Solinas si era opposto, ma il Comune respinse la sua richiesta. Di fatto il valore di quei terreni si era notevolmente abbassato. E oggi è ancora così, perché con l’approvazione definitiva del Puc, votata dal Consiglio comunale di Capoterra il 13 marzo del 2015, è stato confermato il cambio di destinazione urbanistica da C3 a E.

Val la pena ricordare che Solinas, quando a settembre si era difeso sulla faccenda con un post su Facebook, aveva fatto notare che l’imprenditore era deceduto. Ma non collocò l’evento temporalmente. Invece si tratta di un aspetto sostanziale perché quanto Pinna morì erano già passati due anni dalla data fissata per chiudere l’affare: il rogito per quei quattro ettari di Capoterra si sarebbe dovuto firmare il 30 maggio del 2014.

La restituzione della caparra decisa da Solinas lo scorso 22 luglio se per un verso sana una situazione rimasta aperta, ma per un altro solleva nuovi interrogativi sul perché il governatore abbia atteso sette anni prima di ridare indietro i soldi intascati ma non più dovuti. Insomma, tutti interrogativi a cui almeno la magistratura di Cagliari darà una risposta.

Alessandra Carta

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