Finalmente Christian Solinas ha deciso di rispondere. Poche ore dopo l’invito di Sardinia Post, a cui si è aggiunto quello di Massimo Zedda, il presidente della Regione Sardegna ha affidato a Facebook la propria autodifesa. Peccato che Solinas si preoccupi più di accusare i giornalisti di aver messo in atto l’ennesima macchina del fango, piuttosto che rispondere dettagliatamente agli interrogativi posti da Il Fatto Quotidiano e ripresi dalla nostra testata attraverso l’editoriale del direttore Guido Paglia. Vediamo comunque cosa dice Solinas.
Il post del governatore ha un lungo titolo: “Le tante mogli di Putifarre e i tanti Sinone che giocano con le parole in Sardegna. Con una postilla per i destinati alla Giudecca del XXIV Canto dell’inferno”. Poi ecco il testo dell’autodifesa. “Apprendo dai mass-media, che riportano una notizia de Il Fatto Quotidiano, l’iscrizione a modello 45 da parte della Procura di Cagliari di una serie di esposti anonimi i quali riguarderebbero l’acquisto della mia abitazione”, è l’incipit. “Premesso che, come noto, tale modello riguarda notizie e/o segnalazioni che non costituiscono reato, sono comunque a completa disposizione per chiarire ogni aspetto delle mie attività, che pur attenendo alla mia personale sfera privata sono sempre state caratterizzate da legittimità e trasparenza. Si pone invece con forza l’interrogativo su come elementi attinenti ad un fascicolo riservato possano essere nelle mani di più persone ed utilizzate evidentemente per costruire un caso mediatico fondato su ricostruzioni parziali e strumentali, su allusioni e accostamenti suggestivi, su gravi omissioni che orientano una lettura fuorviante. Non può certo sfuggire che vi sia un insieme di esposti anonimi, inspiegabilmente conosciuti ad alcuni giornali e blogger, con pubblicisti che si citano a vicenda per avvalorare le proprie tesi, tutte coordinate ad un frontale attacco politico nei miei confronti”.
Il post di Solinas continua così: “Per quanto mi riguarda, per il rispetto che ho dei Sardi e per l’amore che nutro per la mia terra, non posso più tacere:
– A quarantacinque anni, dopo venticinque di attività, ho acquistato una casa di abitazione edificata circa mezzo secolo fa, che era pubblicamente in vendita da parte di un’agenzia immobiliare. Lo ho fatto, come tutti, con un atto pubblico, stipulando il contratto preliminare e poi l’atto definitivo davanti al notaio, sempre alla luce del sole, dando un acconto con i miei risparmi ed accendendo un mutuo di 30 anni, garantito da ipoteca a favore della Banca pari al doppio del valore.
– Non è di mia proprietà invece e non ho alcuna relazione con il lotto confinante, sul quale è in corso la costruzione di altro immobile da parte di un privato imprenditore. Pertanto, la circostanza dell’edificazione allusivamente legata alla mia persona è clamorosamente falsa.
– Riguardo alle mie proprietà in agro di Capoterra, acquistate nel 2002 e sulle quali ho investito nel tempo impegno e risparmi, rappresento che ho deciso di metterle in vendita pubblicizzandole su un sito immobiliare, al fine di poter acquistare la mia nuova abitazione così come credo faccia la maggior parte delle persone comuni; tengo a precisare di aver conosciuto l’amministratore della società promissaria acquirente solo in occasione della sottoscrizione del contratto preliminare dinanzi al notaio; l’atto definitivo non è ancora stato stipulato perché la promissaria acquirente mi ha tempestivamente e formalmente richiesto via Pec un differimento del termine di ulteriori 3 mesi, che ho ritenuto di concedere rispondendo alla stessa con posta certificata e previa comunicazione al notaio rogante, nell’ambito di una normalissima contrattazione fra parti private.
– Con riferimento, invece, al contratto preliminare di compravendita di tre ettari di zona edificabile ed un ettaro di zona agricola sempre in agro di Capoterra, sottoscritto nel 2013, ancora una volta davanti ad un notaio, voglio sottolineare che non si è mai addivenuti alla stipula dell’atto definitivo in quanto il compianto promissario acquirente è venuto a mancare; il contratto preliminare è stato però consensualmente risolto con gli eredi, ai quali ho restituito per intero la caparra a suo tempo versata mediante rogito notarile regolarmente registrato.
Pertanto, le circostanze e le gravissime allusioni riportate dal Fatto Quotidiano sono destituite di ogni fondamento.
Certo di aver chiarito la piena trasparenza e la legittimità che hanno sempre contraddistinto le mie azioni, continuerò senza indugio ed in piena coscienza a lavorare per la nostra amata Sardegna, assumendomi come sempre l’onere di decisioni che potranno pure costarmi altri esposti anonimi, ma che ritengo adottate nel solco della via maestra, rappresentata dall’interesse pubblico, bene primario irrinunciabile”.