La moglie di Putifarre, Sinone e Dante: Solinas nel post cita ‘spie’ e ‘traditori’

La caccia è già cominciata a Villa Devoto come all’interno del Psd’Az. A chi si riferisce Christian Solinas nel suo lunghissimo post autodifensivo? Facendo sfoggio di una cultura classica che spazia dalla Bibbia all’Eneide per finire su Dante Alighieri, il presidente della Regione lancia messaggi trasversali ai bugiardi, alle spie camuffate da collaborazionisti e ai ‘traditori’ dei benefattori. E chi sarebbe il benefattore, lui? E di quali benefici parla? Cerchiamo di capirne qualcosa ‘traducendo’ il titolo del post: “Le tanti moglie di Putifarre, i tanti Sinone che giocano con le parole, con una postilla per i destinati alla Giudecca del XXXIV Canto dell’Inferno.

LA MOGLIE DI PUTIFARRE. È un personaggio biblico, che compare nel libro della Genesi e che si rese protagonista di una vicenda di tradimento, raccontata poi nella Divina Commedia di Dante nel XXX canto dell’Inferno. La donna, sposa di un ricco signore d’Egitto, si innamorò di Giuseppe, un giovane schiavo acquistato da Putifarre e utilizzato per governare la casa. La donna cercò di sedurre l’uomo che resistette alla tentazione e la rifiutò: fu la rabbia per questo rifiuto che portò la donna a vendicarsi, accusando lo schiavo di violenza nei suoi confronti. L’uomo, infatti quando fu avvicinato dalla moglie di Putifarre, sfuggì alla presa ma nel divincolarsi lasciò la veste in terra. L’accusa della donna portò il giovane Giuseppe all’arresto nelle prigioni del Faraone ma che, grazie all’intervento divino ottenne la grazia dal direttore delle prigioni.

SINONE. Personaggio che compare nell’Eneide di Virgilio protagonista della vicenda del Cavallo di Troia e della caduta della città. Lo si può definire una ‘spia’ di guerra ante litteram perché fu grazie a un suo stratagemma che i greci conquistarono Troia. Infatti, si finse disertore e si fece catturare, inventando una storia di ingiustizia e sopruso, a tratti anche poco chiara, che gli consentì di ottenere i favori da parte dei troiani stremati da dieci anni di assedio. Fu lui che raccontò loro del cavallo, ammantando il racconto di mistero e di gloria, tanto che i troiani incuriositi decisero di portarlo all’interno delle mura. Fu allora che Sinone attendendo il segnale da parte dei greci, fece uscire durante la notte gli uomini dell’esercito, nascosti nel cavallo, che misero a ferro e fuoco la città.

IL XXXIV  CANTO DELL’INFERNO. È il canto in cui Dante e Virgilio entrano nella zona di Cocito, la Giudecca dove sono puniti i traditori dei benefattori. Il sommo poeta racconta l’incontro con Lucifero che tormenta tre supremi traditori che sono Giuda, Bruto e Cassio. Lucifero infatti maciulla in ognuna delle sue tre bocche un peccatore provocandogli una grande sofferenza. È anche il canto dove Dante e Virgilio escono per la ‘natural burella’ dall’Inferno per rivedere le stelle.

Adesso si aspettano le prossime puntate delle rivisitazioni classiche del governatore per riuscire a identificare ‘spie e traditori’. Come si è detto, la caccia è appena cominciata.

M. S.

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[Nella foto il quadro La moglie di Putifarre]

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