Rimpasto, Nieddu fuori con certezza. Il grande mistero è lo scambio tra Solinas e Salvini

Alessandra Carta

Quando un’altra giornata è passata senza che Christian Solinas sia riuscito a chiudere la nuova Giunta (la scadenza era ieri), spunta una certezza: Mario Nieddu è fuori dall’Esecutivo. L’uscita di scena del leghista, titolare della Sanità, dentista di professione, è uno dei due tasselli del mosaico che non si toccano. Anzi, è il motore di tutto: il governatore ha fatto i diavoli a quattro per mandare via Nieddu e liberare così il posto per il fedelissimo Carlo Doria, l’ortopedico-senatore uscente trombato alle urne delle Politiche. Specularmente al siluramento di Nieddu, l’ingresso di Doria è l’altra mossa sicura.

E mentre le ore scorrono segnando la distanza verso il traguardo del Solinas bis, il grande tema di cui si discute sottovoce in ambienti politici è cosa avranno ‘barattato’ Solinas e Matteo Salvini per far digerire alla Lega la perdita della Sanità.

Il preambolo del ragionamento è la campagna elettorale per le Politiche del 25 settembre. Era il 12 agosto quando Salvini, in una piazza vuota, sbarcò a Olbia per inaugurare nell’Isola la corsa elettorale. In quell’occasione, il capo della Lega celebrare la bravura del proprio partito nel gestire la Sanità in Sardegna.

Salvini, in buona sostanza, mise il cappello sulla delega dell’assistenza medica e ospedaliera, un assessorato avuto alle Regionali del 2019 perché le camicie verdi furono il primo partito del centrodestra, secondi assoluti dietro il Pd. Guai a mettere in discussione che i leghisti potessero perdere quella casella dell’Esecutivo.

Non solo: in questo anno e mezzo in cui si parla di rimpasto, dal Carroccio hanno sempre difeso, come fosse un diritto divino, il mantenimento della Sanità più altri due assessorati. A tuonare ci pensava su tutti l’ex commissario Eugenio Zoffili, seguito al ruota dal suo erede, il neodeputato Dario Giagoni.

Invece da questo rimpasto le camicie verdi usciranno ridimensionate. La domanda è semplice: come è possibile che Salvini e i suoi accettino all’improvviso di fare la figura di quelli messi a cuccia, con l’assessorato più importante tolto, la Sanità, e i posti in Giunta alleggeriti, visto che passano da tre e due?

La risposta non si conosce. E chissà se mai si capirà o verrà confessata. Al momento non si può spiegare nemmeno con l’interessamento del Carroccio per i Lavori pubblici. Infatti a differenza di ieri, quando il partito di Salvini sembrava sicuro alla Cultura e all’Agricoltura, adesso emerge una nuova possibilità: la Lega potrebbe sì spostare Valeria Satta dal Personale al mondo agropastorale, ma Pierluigi Saiu, il capogruppo in Consiglio regionale designato per entrare nell’Esecutivo, non si esclude che possa occuparsi di opere pubbliche.

In questa variazione un filo rosso c’è: Salvini è il ministro delle Infrastrutture e già due volte in un mese, malgrado i rapporti freddi, ha convocato Solinas a Roma per parlare di grandi investimenti. Su tutto dighe e strade. Probabile che il capo del Carroccio, in vista delle Regionali 2024, voglia cercare di far recuperare consenso alla Lega scaricando tutto su Nieddu e rifacendosi in qualche modo una verginità politica nell’Isola con le infrastrutture.

Il Carroccio ha un gran bisogno di risalire la china: alle Politiche del 25 settembre, in abbinata col Psd’Az, ha superato di poco il 6 per cento. È come se leghisti e sardinisti abbiano preso il 3 per cento ciascuno. Una disfatta. E la gestione della sanità non può non c’entrare, dal momento che il voto si è spostato sui Fratelli d’Italia. Ecco allora il salto verso un’altra delega dove Salvini, in questo anno abbondante che manca alle Regionali del 2024, può mettere a frutto il suo potere da ministro.

Certo, questa lettura è insufficiente per spiegare il motivo per cui Salvini abbia accettato di far uscire la Lega a pezzi da questo rimpasto. Ma ovvio che un legame tra i Lavori pubblici nell’Isola e il suo posto da ministro c’è. Solo che Solinas, in questo modo, si sta inimicando di nuovo i Riformatori che invece erano sicuri di mantenere quella delega nell’Esecutivo. L’assessore Aldo Salaris, invece, si ritrova sulla graticola.

I Lavori pubblici sono effettivamente un ufficio che conta: da qui passa la gestione dei fondi del Pnnr, ma soprattutto i Riformatori hanno scommesso da subito su questa cassaforte imponendo la creazione della società pubblica Opere e Infrastrutture, l’ennesimo carrozzone dell’isola ma carico di soldi in arrivo da Roma e Bruxelles.

Ieri sembrava che Solinas fosse a un passo dal traguardo. Adesso è chiaro perché nemmeno oggi è riuscito a mettere il sigillo alla squadra di governo, la cui presentazione è prevista nella seduta di martedì del Consiglio regionale. A meno di un nuovo e clamoroso ritardo.

Alessandra Carta

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