Pd, numero legale a rischio: il voto su Comandini segretario può saltare

Il Pd sardo rischia di andare in vacanza senza aver eletto il segretario: la candidatura di Piero Comandini sta incontrando nuove resistenze.

Il Pd sardo rischia di andare in vacanza senza aver eletto il segretario a tempo, quell’Epifani sardo che ormai viene cercato tre mesi, invano, con l’obiettivo di traghettare il partito sino alle prossime primarie. Oggi a Oristano è convocata l’Assemblea cui spetta eleggere il nuovo leader che l’ex minoranza congressuale ha individuato nella figura del consigliere regionale Piero Comandini, renziano di ferro. Ma l’ipotesi più probabile è che manchi il numero legale. A quota 86, se il diritto di voto viene esteso alla commissione di garanzia portando il parlamentino dem a un totale di 172 componenti. Questo aspetto tecnico lo si conoscerà soltanto nel pomeriggio e lo deciderà la presidente Giannarita Mele.

Comandini rischia di non arrivare nemmeno alla conta dei voti perché c’è un altro pezzo di partito che non lo vuole. Sono i soriani e i lettiani di Cagliari, in teoria i nuovi alleati dell’ex minoranza. Ma decisi a bocciare la candidatura del consigliere regionale per via degli scontri politici che si sono aperti con la formazione della nuova Giunta di Massimo Zedda. In particolare, stando a quanto filtra da ambienti dem, proprio Comandini avrebbe accusato il neocapogruppo soriano in Comune, Fabrizio Rodin, di non aver sponsorizzato a sufficienza la nomina ad assessore di Nicola Montaldo, attuale segretario cittadino, anche lui renziano.

Con i due nuovi pezzi di partito opposti a Comandini, lo stesso aspirante segretario potrebbe non avere più la maggioranza. Nemmeno quella risicata che gli consentirebbe di vincere ai punti. Si aggiunga che sul nome del consigliere regionale hanno già detto “no” l’area popolare riformista di Antonello Cabras e Paolo Fadda e La Traversata, cioè gli ex civatiani del partito.

Alla componente Cabras-Fadda è ascritto pure Silvio Lai, il senatore ex segretario del Pd sardo che su Facebook, ieri, ha scritto una lunga nota nella quale vengono spiegato le ragioni della contrarietà verso Comandini, sebbene mai nominato. Lai scrive che “la Sardegna e la Giunta regionale hanno bisogno di un Pd legittimato e forte e non di una guida fragile, figlia di accordi piccini”. E questo in riferimento al fatto che l’area soriana si è di recente saldata con l’ex minoranza congressuale, a sua volta formata da renziani, ex Ds ed ex popolari. Ma poi si è registrato lo strappo dei soriani cagliaritani che hanno riferimento all’ex consigliere regionale Marco Espa. Il primo dei lettiani, in città, è Davide Carta.

Non meno importante è la posizione Ignazio Angioni, leader dell’ex minoranza nonché avversario di Renato Soru alle primarie del 2014 (in corsa c’era pure Thomas Castangia). Angioni, che a livello nazionale fa parte della corrente di Matteo Orfini, è disposto a votare solo un segretario unitario. E questa suo diktat è condiviso dai cuperliani di Sinistra democratica. Su tutti l’assessore nel Comune di Cagliari, Yuri Marcialias, e l’ex presidente del Consiglio comunale del capoluogo, Ninni Depau.

È chiaro che, in questo scenario, la leadership di Comandini risulta molto indebolita. E per evitare il commissariamento resta solo una strada: affidare la guida del Pd alla presidente Giannarita Mele, un nome che piace alla corrente popolare-riformista e sul quale non opporrebbe resistenza nemmeno La Traversata. Si consideri che la Mele è una fedelissima di Angioni e ciò potrebbe spingere il partito verso l’ennesimo rimescolamento di carte. In caso contrario c’è una sola alternativa: l’arrivo in Sardegna di un fiduciario del premier Matteo Renzi.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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