I montiani del Parlamento nel Pd. Ma non Vargiu: “Resto nei Riformatori”

Pierpaolo Vargiu, il deputato dei Riformatori eletto nel 2013 con Scelta Civica, non si sposta nel Pd. Ma lancia un ramoscello d’ulivo a Pigliaru.

Pierpaolo Vargiu si tira fuori dalla partita. Il deputato sardo non fa parte della pattuglia di transfughi che da Scelta Civica hanno preso armi e bagagli con direzione Pd. Con qualche ritorno eccellente, tra cui quello del senatore Pietro Ichino. “Io sono e resto nei Riformatori”, chiarisce Vargiu che a Montecitorio è comunque un alleato di Matteo Renzi. Non solo: con la bussola rivolta su Cagliari lancia un ramoscello d’ulivo al governatore Francesco Pigliaru. “Se i temi ci uniranno, non mettiamo pregiudiziali alla collaborazione politica”.

Dunque, Vargiu non si sposta nell’area Dem, a differenza dei suoi otto colleghi parlamentari che hanno deciso di lasciare Scelta Civica. Ovvero, il partito dell’ex premier Mario Monti, una forza moderata che mai è riuscita a sfondare alle urne e dal 2013 continua a perdere pezzi. Due anni fa, Vargiu ha incassato l’elezione a Montecitorio proprio in quota Monti, con cui i Riformatori sardi si erano alleati. “Ma io non ho mai preso la tessera, mi considero un ospite nel gruppo parlamentare, nulla di più. Alla Camera sono al servizio dei sardi e del mio partito”.

Quanto la migrazione degli ex montiani dipenda dall’Italicum, non è dato saperlo. Ma è certo che la nuova legge elettorale farà cambiare molti equilibri, anche per via dello sbarramento al 3 per cento previsto per i partiti non alleati. E oggi Scelta Civica è data sotto in tutti i sondaggi.

Vargiu, però, non guarda quei numeri, ma la sostanza dell’azione politica. “Come è noto, a Montecitorio appoggio il governo Renzi, ché rappresenta una speranza per l’Italia. Ma non c’è bisogno di entrare nel Pd per sostenere le politiche liberali che servono al Paese“. Quindi l’ipotesi di una collaborazione stretta tra i Riformatori e il centrosinistra al governo della Regione. “Il mio partito – va avanti Vargiu – non ha mai concepito la politica come divisione o, peggio, come occasione per scannarsi. Ci sono temi che ci avvicinano al presidente Pigliaru, il quale mi pare su posizioni abbastanza liberali. Mi riferisco alla Asl unica della Sardegna, per esempio, ma anche alle policy evaluation, per misurare appunto gli esiti delle politiche pubbliche. In questa direzione siamo aperti al confronto, l’appartenenza a un partito non centra con gli obiettivi di governo che si possono raggiungere anche insieme ad alleati non tradizionali, nell’interesse della collettività. E penso alla necessità di ridisegnare gli assetti degli enti intermedi senza limitarsi a cambiare nome, ma arrivando davvero a una gestione più snella dei servizi”.

Insomma, come già è successo a inizio legislatura, sempre sulla spinta del quadro politico nazionale, i Riformatori non escludono di sostenere in Sardegna il centrosinistra. E forse al Pd i tre voti dei liberal democratici isolani possono tornare utili adesso che la maggioranza è agitata. Vero che Sel, Pds e Cd, pronti a federarsi, vogliono stare nell’area progressista. Ma nel centrosinistra tira aria di mal di pancia.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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