Consiglio regionale, ecco la legge-burka

Orecchie basse per qualcuno, sorrisi sotto i baffi per altri. Chi li ha visti, giura che siano andati via così gli onorevoli della Sardegna.

Orecchie basse per qualcuno, sorrisi sotto i baffi per altri. Chi li ha visti, giura che siano andati via così gli onorevoli della Sardegna. Otto e mezzo di sera, l’Aula ha appena bocciato la doppia preferenza di genere, chiudendo una giornata al cardiopalma. Il voto sulla nuova legge elettorale continua martedì mattina. Ma un tassello è stato messo, definitivamente: alle urne del 2014 si sarà un doppio sbarramento. Al 10 per cento per le coalizioni (vuol dire 90mila voti) e al 5 per i partiti che corrono da soli. Resta invece da capire se l’Aula confermerà la soglia di consensi che permette di agganciare il premio di maggioranza: inizialmente era stato fissato un tetto superiore al 40 per cento, ma nella nuova bozza è arrivato il ritocco di cinque punti base. Ovvero: per mettere al sicuro il 60 per cento dei seggi, lo schieramento vincente deve raccogliere almeno il 45 di preferenze. «Una condizione indispensabile per garantire la governabilità», ripetono a destra e a sinistra.

SALTA IL GRUPPO ‘SARDEGNA È GIÀ DOMANI’. Il voto segreto sulla doppia preferenza di genere fa cadere il gruppo consiliare di ‘Sardegna è già domani’. Il consigliere de La Base Efisio Arbau, che aveva dato un’adesione tecnica al gruppo dopo l’abbandono di Roberto Capelli eletto in Parlamento con il centrosinistra, ha lasciato il gruppo subito dopo la fine del consiglio. “Al consigliere barbaricino – si legge in una nota – non è andata giù la decisione del proprio capogruppo Mario Diana di chiedere il voto segreto sull’emendamento alla doppia preferenza”. “Il voto segreto sulla doppia preferenza di genere – ha dichiarato Arbau – è stata l’ennesima fuga di un consiglio regionale che sembra aver smarrito il senso dell’orientamento. Il mio appello al ritiro della richiesta di voto segreto è caduta invano. Contestualmente cade anche la mia adesione tecnica al gruppo misto ‘Sardegna è già domani'”.

IL PD. A fine seduta uno sconfortato Giampaolo Diana si presenta in sala stampa: «Inutile dire che sono deluso – fa sapere -. Non basta l’aver definito la ripartizione delle liste (i candidati di uno stesso genere non possono superare i due terzi della). Anzi, è solo un palliativo. Noi pensiamo che l’obiettivo da raggiungere fosse un altro».

IL PDL. Dal fronte Pdl non nasconde la soddisfazione il capogruppo Pietro Pittalis: «Il doppio sbarramento al 10 e al 5 per cento rappresenta una svolta per la nostra Isola, perché spinge i diversi partiti a stringere alleanze programmatiche, indispensabili per governare al meglio». Il leader dei berlusconiani appunta: «Sebbene il Pd abbia scelto alla fine di votare contro, le due soglie sono comunque un punto di convergenza, la miglior sintesi possibile. Non fosse altro che è stato eliminato lo sbarramento del tre per cento per le forze alleate». Sulla rappresentanza di genere liquidata con 40 “no”, Pittalis incalza: «Una novità è stata introdotta. I partiti avranno il dovere di assicurare la partecipazione delle donne candidandone, in ogni lista, fino a un massimo di due terzi».

I RIFORMATORI. In difesa del doppio sbarramento si schiera Michele Cossa, il vicepresidente dell’Aula nonché coordinatore sardo del partito. «Non si può avere la pretesa di governare l’Isola senza raccogliere un’adeguata percentuale di consensi. Questo è lo spirito delle due soglie, al 10 e al 5. Io credo che solo così i partiti vengano spinti a costruire alleanze, il che vuol dire muoversi verso quell’auspicato bipolarismo necessario a rendere solida l’azione di governo».

Alessandra Carta

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