Il Movimento 5 stelle ha avviato la campagna elettorale per le Regionali sarde. L’ha fatto in modo non ufficiale, senza annunci, ma attraverso una serie di iniziative che cominciano a delineare in modo chiaro un “progetto per la Sardegna”. I cui filoni tematici principali sono per buona parte analoghi a quelli dei movimenti ambientalisti.
Le forze politiche tradizionali – rassicurate dal risultato negativo del Friuli Venezia Giulia e dalle difficoltà che il M5S ha incontrato nell’Isola per la formazione delle liste per le comunali – hanno tirato un sospiro di sollievo. Un po’ frettoloso. Perché l’attività già avviata dice che i “grillini” sardi fanno sul serio. E se trovassero un candidato forte e credibile per la presidenza della Regione potrebbero aspirare seriamente a confermare lo straordinario risultato delle Politiche e vincere.
In ordine di tempo, l’ultima iniziativa è stato il tour sardo del teorico della ‘Decrescita felice’ Maurizio Pallante. Che ha anche offerto
l’occasione per la prima uscita pubblica del Movimento 5 Stelle a Nuoro.
Pallante non è un “grillino”. Ma è stato esplicito nel dire che il M5S è stata l’unica organizzazione a dargli ascolto. E, nel suo tour, ha ‘regalato’ ai “grillini” sardi alcune ottime idee di marketing politico. A partire da quella di individuare nella vita quotidiana dei centri dell’interno del’isola, nel perdurare di pratiche antiche, come il farsi il pane, curare l’orto, un modello modernissimo di sviluppo alternativo. Un “sardismo del fare” che potrebbe essere la specificità del M5S isolano. Accompagnato una linea dura e intransigente contro le servitù militari. Non è un caso che Emanuela Corda, la capolista alla Camera, abbia optato per la commissione Difesa della Camera.
Come non lo è il fatto che tra le sue prime iniziative parlamentari ci sia stata un’interrogazione parlamentare (aperta dalla sua firma e seguita da altre 26) contro il “progetto Eleonora”, il piano della Saras per le trivellazioni alla ricerca di gas naturali nella piana di Arborea. Le ricadute negative del progetto vengono individuate non solo nei rischi per il paesaggio, ma anche nella compromissione delle tradizionali attività zootecniche e agricole.
Lo scorso 5 aprile (a Santa Giusta, nella sala della Fattoria sociale e artistica La Hormiguita) in una delle rare assemblee regionali del M5S si è assistito a un confronto serrato sulle tematiche politiche generali (in quei giorni era ancora aperta la possibilità di una qualche alleanza col Pd), ma c’è stata l’unanimità nella individuazione dei punti principali di un programma per la Sardegna. In cima alla lista l’acqua, l’agricoltura, l’energia, la scuola, il problema dello spopolamento delle zone interne, il lavoro e la salute. I titoli di un programma – per buona parte ancora da scrivere, ma in continua elaborazione – di carattere ambientalista.
Pd e Pdl hanno molte buone ragioni per preoccuparsi. Le difficoltà incontrate dai “grillini” nella formazione delle liste per le amministrative del 25 e 26 maggio (nelle quali il M5S è presente solo in quattro comuni su 36 e non in quello più importante, Iglesias) rivelano la fragilità organizzativa del movimento. Ma anche la sua capacità di preservarsi da infiltrazioni e da contaminazioni. Fino al punto (è appunto il caso di Iglesias) di decidere di non partecipare alle elezioni per ‘eccesso di offerta politica’. Erano infatti due i gruppi che si contendevano il ‘marchio’ e, alla fine, lo staff nazionale ha deciso di non riconoscere né l’uno né l’altro.
N.B.
