Grandi elettori: i retroscena del voto segreto tra frondisti e alleanze trasversali

Frondisti, allineati, preferenze singole e accordi sinistra-destra: ecco cosa è successo in Consiglio sul voto dei grandi elettori.

Come in ogni votazione a scrutinio segreto, ecco puntuali i retroscena. E sono piuttosto pepati quelli che ieri, e per tutta la settimana scorsa, hanno accompagnato la scelta dei grandi elettori sardi, una corsa chiusa col flop della fronda anti-Pd. Del resto, l’obiettivo di non mandare a Roma o Francesco Pigliaru o Gianfranco Ganau non è stato raggiunto: i consiglieri di Sel, Pds e Cd erano otto e otto sono rimasti. I tentativi di alleanza con l’opposizione sono naufragati, per diverse ragioni politiche. I tre partiti, però, una cosa l’hanno voluta precisare: “In segno di lealtà” verso la coalizione cui appartengono, alla fine hanno deciso di dividere equamente le loro preferenze tra il capo della Giunta e quello del Consiglio, come chiesto dallo stesso Pigliaru nel vertice di maggioranza convocato ieri alle 15, un’ora prima che in via Roma cominciasse la seduta. E comunque: Sel, Pds e Cd sono pronti a fare il gruppo unico in Aula e poi il partito federato.

La prima indiscrezione filtrata è che sui grandi elettori non è stato ratificato il Patto del Nazareno. Il gruppo di Forza Italia, nella sua totalità degli 11 consiglieri, avrebbe votato solo per il proprio leader, Pietro Pittalis, il quale con preferenza unica ha raccolto in tutto 15 voti. Di cui 4 gli sarebbero arrivati dai tre consiglieri dei Riformatori (Attilio Dedoni, Michele Cossa e Luigi Crisponi) e da Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia).

Pittalis ha poi preso altre 10 preferenze abbinato a Ganau. E sempre stando a voci di Palazzo, per la coppia Pd-Fi avrebbero optato i quattro Udc (Giorgio Oppi, Gianluigi Rubiu, Giuseppino Pinna e Giovanni Battista Tatti), più Mariolino Floris (Uds), i tre sardisti (Christian Solinas, Angelo Carta e Marcello Orrù), il zonafranchista Modesto Fenu e il dissidente della maggioranza, il solo non individuato nominalmente, ma con un grande peso politico. Infatti: questo 25mo voto dato a Pittalis non previsto, visto che in via Roma la minoranza è formata da 24 consiglieri. Non solo: quella preferenza è stata tolta a Pigliaru, Lo ha riconosciuto lo stesso governatore che, non a caso, si aspettava 29 voti, ma ne ha presi 28. Di cui 24 insieme a Ganau e quattro ottenuti dalla metà dei frondisti che lo hanno abbinato ad Antonella Dalu, sindaco di Torpè, la rappresentanza sovranista (in una scheda, tuttavia, c’è stato l’errore del cognome cambiato in Ladu).

Nella coalizione di centrosinistra sui grandi elettori si è astenuto solo l’indipendentista di iRs, Gavino Sale. Ciò vuol dire che, al netto dei frondisti, tutti gli altri 25 della maggioranza presenti in Aula possono essere potenzialmente il franco tiratore di Pigliaru. Oltre al governatore e a Ganau, ieri hanno votato i democratici Pietro Cocco (capogruppo) più Roberto Deriu, Salvatore Demontis, Alessandro Collu, Piero Comandini, Daniela Forma, Luigi Lotto, Gavino Manca, Cesare Moriconi, Rossella Pinna, Valter Piscedda, Gigi Ruggeri, Franco Sabatini, Antonio Solinas e Gianmario Tendas. Per Sinistra Unita c’erano Fabrizio Anedda e Alessandro Unali. Per i RossoMori, Emilio Usala e Paolo Zedda. E ancora: Raimondo Perra (Psi), Michele Azara (Idv-Verdi), Gaetano Ledda (Upc) e Efisio Arbau (La Base), i quattro di Sardegna Vera. Erano assenti i Pd Lorenzo Cozzolino e Giuseppe Meloni.

Il terzo retroscena è che gli otto di Sel, Pds e Cd hanno provato a trattare con la minoranza. L’ha fatto per tutti i capogruppo del Centro Democratico, Roberto Desini, provando a costruire un asse trasversale sulla collega di partito Anna Maria Busia. Ma solo i Riformatori l’avrebbero votata. E non perché agli altri non piacesse. Le ragioni sono state diverse, e tutte politiche, sempre secondo le ricostruzioni del Palazzo.

Intanto: Forza Italia ha voluto dimostrare la sua unità con la preferenza unica a Pittalis. Il Psd’Az, invece, non avrebbe mai sostenuto la posizione sovranista perché nella fronda anti-Pd c’è anche la mano di Paolo Maninchedda, uscito dai Quattro Mori alla fine della passata legislatura, senza troppi complimenti. Ancora: Truzzu, che nella destra italiana e sarda ci crede davvero, mai avrebbe fatto un inciucio con lo schieramento opposto.

Quanto all’Udc, il posizionamento del partito è stato ovviamente deciso dal grande capo Giorgio Oppi che, come noto, ha un’avversione per le sconfitte. E infatti da subito aveva fiutato che l’operazione di Sel, Pds e Cd non sarebbe andata a segno. Tanto che ha scelto di sostenere la consuetudine istituzionale mandando a Roma come grande elettore anche il presidente del Consiglio e non solo il Capo della Giunta.

Sullo sfondo restano le voci sul possibile rimpasto nell’Esecutivo. Circola una lista di sei assessori, tra cui il nome di Francesco Morandi, titolare del Turismo scelto dal Cd. E proprio il deputato-leader del partito, Roberto Capelli, mette a tacere i rumors di Palazzo. “Tra l’assessore e il presidente c’è di mezzo un qualche dirigente di troppo. Le deleghe di questa Giunta non sono affatto in discussione. Anzi. Per questo il nostro invito al governatore è mettere in campo una più stretta interlocuzione con gli assessori. Un anno fa, quando collegialmente è stata decisa la squadra di governo, abbiamo fissato obiettivi e progetti da raggiungere. Ciò vuol dire che solo sui risultati viene portata avanti la discussione in maggioranza. Nessun’altra variabile è presa in considerazione per valutare la qualità e l’operato della Giunta”.

Capelli chiarisce infine un altro elemento sul voto dei grandi elettori. “Come richiestoci dal presidente Pigliaru nel vertice di maggioranza di ieri, abbiamo accolto la sua proposta di dividere le nostre otto preferenze voti tra lui e Ganau, anziché toglierle tutte al Capo dell’Aula. E lo abbiamo fatto proprio perché non è in atto alcuno scontro tra persone. La nostra decisione di candidare la Dalu è stata semplicemente legata alla necessità di dare voce a una nuova Sardegna, marcando un differente approccio politico e culturale, non solo di centrosinistra ma anche sovranista. Questa è la sostanza del nuovo percorso politico avviato dal Centro Democratico insieme a Sel e al Partito dei sardi”.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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