Giagoni rompe con Salvini e Zoffili: ufficialmente sono dimissioni, ma dietro c’è la lite

Dario Giagoni, il deputato sardo della Lega che da due anni è coordinatore regionale, ha deciso di lasciare l’incarico. Ufficialmente alla base della decisione ci sono motivi pratici. “Questa sofferta scelta – ha scritto la camicia verde in una nota – è condizionata dal continuo sovrapporsi di incarichi istituzionali sempre più impegnativi ed assorbenti”. Ma leggendo l’intero comunicato si capisce che ci sono ragioni di ben altra natura. Giagoni non è più gradito come capo del partito né a Matteo Salvini né a Eugenio Zoffili. Del resto, Salvini è leader nazionale e parlamentare, eppure resta in sella.

Giagoni, come noto, da mesi è critico con il governatore Christian Solinas. E proprio in virtù di questa sua scarsa stima nei confronti del capo della Giunta sarda, faceva gioco sia a Salvini che a Zoffili. Poi Solinas ha recuperato i rapporti con l’uno e con l’altro, quindi ecco che il parlamentare si è convertito in un leghista scomodo.

Per Giagoni le avvisaglie intorno a un suo possibile ridimensionamento nella gestione del partito sono arrivate già agli inizi di aprile, quando Solinas aveva fatto trapelare l’idea di costituire una lista unica Psd’Az-Lega alle Regionali del 2024. Obiettivo, ‘mangiarsi’ il Carroccio, come Salvini aveva fatto con i Quattro Mori alle Politiche di settembre 2022, seppure con un risultato super deludente (solo un eletto nell’Isola, Giagoni appunto, e niente per Carlo Doria, ripescato in Giunta, e per gli altri sardisti candidati).

Una cosa è sicura: anche nel caso in cui Giagoni fosse stato obbligato a dimettersi per evitare di fare la figura del silurato, il risultato non cambierebbe. Tra il deputato galluresi e i vertici del partito ci sono problemi. Non solo: la crisi della Lega nell’Isola va oltre Giagoni, visto che il partito conta oggi solo cinque onorevoli sugli otto iniziali: dal partito sono andate via le tre donne elette nel 2014. Sara Canu e Annalisa Manca hanno preferito i Fratelli d’Italia, mentre Annalisa Mele ha scelto i Riformatori.

Ancora dalla nota di Giagoni: “Il periodo da coordinatore regionale è stato una emozionante e formativa esperienza che è servita ad accrescere il mio bagaglio umano e politico. Non nego che vi siano stati momenti bui, momenti di sconforto e talvolta di rabbia, ma anche le esperienze negative servono a farci crescere e a migliorare noi stessi. Il mio impegno per la nostra Isola proseguirà nei vari livelli istituzionali con la stessa passione e tenacia che ha da sempre contraddistinto il mio impegno a livello prettamente partitico”.

Infine il pensiero per il successore: “Auguro a chi mi succederà di portare alto l’onore del nostro movimento e di svolgere un impeccabile lavoro affinché i veri valori della Lega siano portati avanti nel pieno rispetto di tutti i sardi che ci hanno accordato la loro fiducia nel febbraio 2019 e nelle successive tornate elettorali. Il lavoro condotto sino ad ora – conclude Giagoni – deve essere valorizzato e accresciuto senza, mi auguro, sterili campanilismi ma puntando sulle personalità che abbiamo al nostro interno, comprese quelle dei tanti amministratori locali che si sono avvicinati alla Lega durante il mio mandato alla guida regionale del partito”.

Dall’ultimo passaggio della lettera si capisce che nella Lega ci sono frizioni non più gestibili. Differenze di visione diventate insormontabili. Non solo: si vede che Giagoni ha voglia di dire la sua. Probabilmente il nome del possibile successore che circola nel Carroccio non è gradito al deputato dimissionario.

[Da sinistra, Zoffili, Giagoni e Salvini]

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