Enti locali, rush finale per la riforma: ostacoli superati, martedì l’ultimo voto

Ormai è una strada in discesa quella che separa il centrosinistra dall’approvazione della riforma sul dopo Province. Qui gli ultimi dettagli.

È al rush finale la riforma degli Enti locali che martedì sarà approvata dal Consiglio regionale facendo archiviare una Via Crucis cominciata a marzo 2015. Per la maggioranza di centrosinistra, che questa norma l’ha corretta un’infinità di volte, non ci sono altri ostacoli da superare dopo la guerra durata quasi un anno sulla definizione dello schema amministrativo per il dopo Province. E sono quattro, ovvero le nuove della Gallura, del Sulcis, dell’Ogliastra e del Medio Campidano, che vengono dalla legge.

E proprio su questo versante del futuro assetto territoriale, ieri c’è stato l’ultimo decisivo voto che ha istituito la Città metropolitana di Cagliari. E sarà l’unica della Sardegna. Insieme al capoluogo, la formeranno i Comuni di Assemini, Capoterra, Elmas, Monserrato, Quartu, Quartucciu, Selargius, Sestu, Decimomannu, Maracalagonis, Pula, Sarroch, Settimo San Pietro, Sinnai, Villa San Pietro e Uta. Organi e funzionamento sono previsti in 10 articoli, dal 24° al 33°.

Entro 20 giorni dall’entrata in vigore della legge (il conto scatta dalla pubblicazione sul Buras, il Bollettino ufficiale della Sardegna) i 17 centri metropolitani potranno ripensarci e rinunciare all’adesione. “Nei successivi 15 la Giunta approverà l’elenco definitivo” dei Comuni aderenti che avranno poi altri “45 giorni per approvare l’atto costitutivo e lo statuto”. Il primo cittadino di Cagliari sarà anche il sindaco della Città metropolitana, incarico dal quale decadrà in caso di interruzione (o di scadenza naturale) del mandato in Municipio.

Sulla Città metropolitana c’è stato anche un brivido ulteriore per la maggioranza che ieri sera è andata sotto sulla composizione del Consiglio (articolo 30). Il centrosinistra ne proponeva uno da 14 rappresentanti contro i 24 suggeriti dall’opposizione. Si è andati al voto segreto e ha prevalso l’opzione di 34 consiglieri, passata con 25 sì (23 i no).

Sassari, alla fine, si è accontentata di essere rete metropolitana, come nello schema amministrativo previsto all’articolo 2 della riforma. Il Nord-ovest, tuttavia, ritiene di aver incassato un traguardo importante, visto che la rete viene equiparata alla città metropolitana sia “ai fini dell’assegnazione di risorse statali o europee”, sia “nell’esercizio delle funzioni di promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale”.

Quello di Sassari è stato un abito sartoriale cucito a misura di territorio. La riforma prevede infatti la costituzione di una Unione di Comuni definita “potenziata”. La formano “almeno due città medie contermini, la popolazione delle quali sia superiore a 150mila abitanti e nel cui territorio siano presenti sistemi di trasporto di interesse nazionale”. Le città medie, ovvero i centri con più di 30mila abitanti, sono appunto Sassari e Alghero, con quest’ultima che porta in dote l’aeroporto. Lo scalo marittimo è invece quello di Porto Torres, ma della rete entrano con certezza anche Sorso e Sennori. E non si escludono altre adesioni.

La battaglia l’ha invece persa la Gallura che aspirava a diventare rete metropolitana al pari del Nord-ovest, invece si deve accontentare del ‘titolo’ di città media, come Nuoro e Oristano. In Aula sono stato i consiglieri di maggioranza Giuseppe Meloni e Piefranco Zanchetta, insieme a quello di minoranza Giuseppe Fasolino, a tentare il colpaccio per Olbia-Tempio, ma l’emendamento è stato respinto dallo stesso centrosinistra.

Infine il Sulcis: diventerà una rete urbana, e ciò significa la possibilità di accedere a un preciso capitolo di spesa che la Giunta ha deciso di istituire proprio per accompagnare lo sviluppo dei territori. In quest’ottica la riforma degli Enti locali prevede pure “il sostegno alle zone che presentano indici di svantaggio economico”, si legge all’articolo 3 dedicato alle Politiche regionali.

E se l’istituzione delle Centrali uniche di committenza nei capoluoghi di Provincia (Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano) o nelle Unioni dei Comuni slitta di sei mesi rispetto all’entrata in vigore della riforma, da subito attraverso la Finanziaria 2016 è previsto “un fondo per le spese di investimento effettuate dai Comuni in forma associata“. Lo stabilisce l’articolo 19 che promuove la realizzazione “di opere e infrastrutture in senso sovracomunale”, così come “l’acquisizione, la trasformazione e l’implementazione di strutture e beni” sempre in forma collettiva.

Questa disposizione si rifà alla normativa nazionale, ma è una scommessa di legislatura per il centrosinistra. Sia l’assessore agli Enti locali, Cristiano Erriu, che il presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, quando sono intervenuti sulla riforma hanno sempre sottolineato la necessità di fare rete nei territori, proprio con l’obiettivo di migliorare i servizi ottimizzando le risorse nello stesso tempo. Il tema è stato centrale anche nella campagna elettorale delle Regionali 2014.

La riforma in discussione in Consiglio si compone in tutto di 72 articoli (quattro sono stati soppressi): saranno votati martedì. La conferenza dei capigruppo ha deciso di saltare le sedute di domani e lunedì e ha aggiornato i lavori al 26 gennaio alle 11.

Da segnalare pure l’articolo 26, approvato ieri e che snellisce le procedure di mobilità per gli oltre 3mila dipendenti delle Province: i lavoratori potranno passare nei Comuni, nelle Unioni dei Comuni e nella Città metropolitana.

Dalla maggioranza non arrivano ancora commenti ufficiali, non fosse altro che l’iter di questa legge è stato talmente sofferto, da far diventare tutti prudenti sino al voto finale di martedì prossimo. Dalla minoranza, invece, lo stanno ripetendo da mesi: “La riforma degli Enti locali – dice una volta di più l’azzurro Ignazio Locci – è un guazzabuglio. Quando di tratterà di applicare la norma, verranno al pettine tanti nodi”.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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