Dg per sei mesi, pasticcio in Regione: la durata è illegittima, si rischia il caos

È rischio caos negli uffici della Regione, dove i direttori generali in carica sono stati nominati per sei mesi: la prima volta a giugno 2019; la seconda alla fine dello scorso dicembre, quando la Giunta di Christian Solinas ha firmato la proroga per altri 180 giorni. Il problema è normativo: la legge, nella fattispecie il decreto legislativo 165 del 2001, al comma 2 dell’articolo 19 ammette la possibilità di un contratto inferiore ai tre anni (il minimo previsto) solo quando questa durata temporale “coincide con il conseguimento del limite di età per il collocamento a riposo dell’interessato”. Ovvero la pensione. Diversamente è fatto divieto di scendere sotto i trentasei mesi. In virtù di tale illegittimità non si può escludere un annullamento a cascata di tutte gli atti firmati dai Dg sino a oggi. L’ipotesi non è remota e aprirebbe scenari drammatici nel governo della Sardegna.

Per il centrodestra alla guida della Regione è l’ennesimo pasticcio: l’organizzazione degli assessorati sta facendo acqua da più parti, A fine gennaio, per citare uno dei casi più recenti, la sorpresa su Antonio Pasquale Belloi, il direttore generale della Protezione civile che stava lavorando senza contratto. La sua posizione, in bilico per via dei titoli che Belloi sembra non avere (c’è anche un ricorso al Tar, leggi qui), è finita all’attenzione del premier Giuseppe Conte e solo qualche giorno fa è stata regolarizzata, almeno sul piano formale. Perché si profilavano concreti rischi penali, su tutto una denuncia per usurpazione di pubbliche funzioni.

Al caso Balloi si somma quello di Silvia Curto, l’avvocata scelta come Dg della presidente e la cui nomina è ugualmente al centro di un ricorso al Tar, sempre presentato dallo Sdirs, il sindaco dei dirigenti. Si aggiunga che nei giorni scorsi il ddl della Giunta sul ritorno ai Cda negli enti e nelle agenzie non ha ottenuto il via libera da parte degli uffici del Consiglio regionale, secondo i quali ci sono una serie di irregolarità a cui va messa mano, pena l’illegittimità della futura legge (qui tutti i rilievi sollevati). Poi i due Dg iscritti alla massoneria, Antonio Casula del Corpo forestale e Giuliano Patteri che guida gli uffici dell’Industria.

Adesso la patata bollente dei mandati semestrali. Una scelta che non riguarda un singolo assessorato, ma la macchina amministrativa nella sua interezza. Stando a quanto filtra da ambienti politici, l’ormai ex Dg degli Affari generali, Carmine Spinelli, arrivato da Palazzo Chigi in estate dopo aver risposto alla manifestazione di interesse della Regione, ha concluso anzitempo il proprio mandato perché a dicembre si è rifiutato di firmare le proroghe di mezzo anno a se stesso e ai colleghi.

Del resto non ci sono margini di interpretazione sulla disposizione contenuta all’articolo 19 del decreto legislativo 165. A cui fa riferimento una sentenza dirimente del Consiglio di Stato sul limite minimo dei tre anni (e sino a un  massimo di cinque, rinnovabili): “Ogni deroga – è scritto nel dispositivo – appare arbitraria e non conforme, sia con la formulazione letterale della norma, sia con la logica complessiva del sistema”. I giudici amministrativi di secondo grado hanno evidenziato che la durata di un incarico dirigenziale inferiore ai trentasei mesi non consente al Dg stesso di “esercitare il mandato in condizioni di imparzialità” violando così gli articoli 97 e 98 della Costituzione. Particolari, questi, che sembrano interessare poco al centrodestra, eppure sono sostanziali e potrebbero avere amarissimi risvolti.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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