Regione, rifare i Cda in enti e agenzie: bocciata la Giunta, ecco il documento

Cinque pagine di documento e un verdetto: il ddl della Giunta, col quale il presidente Christian Solinas e gli assessori vogliono il ritorno dei Cda negli enti e nelle agenzie della Regione, prevede più di una disposizione illegittima. Lo hanno stabilito i giuristi del Consiglio. La bocciatura di alcune parti del ddl è scritta nella relazione allegata alla seduta delle Seconda commissione (Lavoro e Cultura), dove il provvedimento ha ottenuto l’ok mercoledì mattina. A esprimersi a favore sono stati i consiglieri del centrodestra e questo è avvenuto malgrado i rilievi – squisitamente normativi, non politici – espressi degli uffici.

Il ddl della Giunta, se dovesse incassare l’ok del Consiglio nelle prossime settimane, aprirà la strada a un pacchetto di 49 nomine, moltiplicando per la coalizione i posti di sottogoverno che verrebbero spalmati tra le tre agenzie agricole Argea, Agris e Laore, più Area (edilizia convenzionata), Aspal (politiche attive per il lavoro) e Forestas. Lo stesso potrebbe succedere all’Enas (acque), all’istituto etnografico Isre e in Sardegna.it (sistema informativo).

I giuristi del Consiglio regionale hanno però stabilito che “l’introduzione di un Cda in un’agenzia snatura la stessa quale organo operativo tecnico, come previsto nella norma istitutiva”. Ciò significa, sempre stando alla relazione allegata ai lavori della Seconda commissione, che per rendere fattibile l’istituzione di un Consiglio di amministrazione in un’agenzia bisognerebbe prima trasformarla in un “ente pubblico dotato di un proprio indirizzo politico”.

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Gli uffici del Consiglio hanno rilevato una serie di ‘storture’ normative anche sulla figura del Dg, la cui designazione risulta inammissibile, sempre in riferimento alle agenzie. Infatti: il ddl prevede che l’ingaggio avvenga “senza una procedura di evidenza pubblica, invece imposta dalla legge”. Ancora: nel testo dell’Esecutivo ai futuri Dg delle agenzie non è richiesto né il titolo di laurea né l’esperienza quinquennale, e si tratta di altre due disposizioni che violano la normativa vigente. 

Non va meglio sull’Isre. In questo caso è stata evidenziata una discrepanza: ai consiglieri che nel Cda nominerà la Giunta non è richiesta alcuna competenza nelle materie di cui si occupa l’Istituto etnografico; al contrario quelli che indicherà il Consiglio regionale dovranno essere esperti. Irrituale poi la designazione del presidente del Cda: attualmente è eletto tra i componenti dello stesso Cda, mentre nel ddl è scritto che la nomina spetterà al governatore.

C’è poi la possibile violazione del decreto legislativo 39 del 2013 in tema di incompatibilità e inconferibilità: sempre all’Isre il ddl della Giunta stabilisce che il sindaco di Nuoro sia un membro di diritto del Cda. Ma essendo quella del primo cittadino una carica elettiva pubblica, gli è fatto divieto di assumere ruoli di “responabilità amministrativa di vertice”. Gli uffici del Consiglio scrivono sul punto: “Si ritiene che la norma dovrebbe tener conto delle suddette disposizioni”. 

Infine: a fronte dei costi che l’istituzione di undici Cda comporterebbe per le casse regionali, Solinas e gli assessori non hanno inserito nel ddl “la norma sulla copertura finanziaria, prevista dall’articolo 81 della Costituzione” e come trale obbligatoria, al pari della “relazione tecnica” con la quale “quantificare gli oneri”.

A capo della Seconda commissione c’è Alfonso Marras (Riformatori). In quota centrodestra ne fanno parte Gianfranco Lancioni (Psd’Az); Gina Filippo Sechi (Udc); Andrea Piras (Lega); Ignazio Manca (Lega). La vicepresidente è Desirè Manca (M5s) che rappresenta la minoranza insieme ai Progressisti Laura Caddeo e Francesco Stara e al dem Piero Comandini. “A ben vedere – dice l’ex candidato governatore, Massimo Zedda – questa maggioranza non sa nemmeno in grado di leggere i documenti e prendere le distanze da un ddl pieno di vizi di legittimità”.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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