Nomine in Regione, i ricorsi sono due: nel mirino anche la Dg della presidenza

Sono due i ricorsi al Tar contro le nomine del centrodestra in Regione. Lo Sdirs, il sindacato dei dirigenti guidato da Cristina Malavasi, si è costituito in giudizio anche contro la Dg della presidenza, l’avvocata Silvia Curto, a cui l’incarico è stato ufficialmene affidato il 30 settembre scorso. Il ricorso è quasi identico a quello notificato dalla sigla autonoma contro Antonio Pasquale Belloi, l’ingegnere e vigile del fuoco che da due mesi e mezzo è il capo della Protezione civile, “malgrado abbia solo coordinato una polisportiva e non svolto le funzioni dirigenziali richieste dalla legge“, sostengono i legali. Un comune denominatore unisce le due nomine, sempre stando alla ricostruzione finita in mano ai giudici amministrativi: né la Curto né Belloi hanno i requisiti per ricoprire gli incarichi.

Il ricorso della Curto lo hanno firmato gli stessi avvocati di Roma scelti dallo Sdirs per il caso Belloi. Ovvero, Raffaele Bifulco, Carlo Contaldi La Grotteria e Cristiana Lauri. I tre chiedono l’annullamento di tutti gli atti che hanno portato alla nomina della Dg. Segue un lungo elenco di presunte violazioni: la legge regionale 31/98 sull’organizzazione degli uffici; il principio di buon andamento della pubblica amministrazione; l’eccesso di potere per sviamento dell’interesse pubblico. Stando alla ricostruzione degli avvocati romani non sarebbero stati rispettati nemmeno i principi di logica e di imparzialità.

“L’avviso pubblico della Regione datato 21 giugno 2019 – cioè la manifestazione di interesse che ha aperto la strada alle candidature – richiedeva il possesso di comprovata qualificazione professionale, svolta in organismi pubblici o privati, con funzioni dirigenziali per almeno un quinquennio”, è scritto nel ricorso. La nomina della Dg, avvenuta in due tempi come per Belloi – prima la delibera del 28 giugno, poi quella del 30 settembre – è stata formalizzata “malgrado i requisiti di cui sopra siano platealmente mancanti“. I legali romani hanno rilevato che la Curto ha elencato solo le seguenti referenze: “Esercizio della professione forense dinnanzi al Tribunale civile e del lavoro di Cagliari, e svolgimento dell’attività dirigenziale, a decorrere dal 14 dicembre del 1998, presso lo studio legale nei confronti del personale addetto”.

Lo studio citato è quello di Costantino Murgia, costituzionalista, docente universitario e senatore per una legisaltura, negli anni Duemila, molto vicino al presidente della Regione, Christian Solinas. Come per Belloi, anche sulla nomina della Curto gli avvocati dello Sdirs bacchettano la Giunta regionale “per averla considerata la persona giusta per assumere il ruolo, nonostante la totale inadeguatezza”. Nella delibera di settembre, firmata dall’assessora agli Affari generali, Valeria Satta, l’incarico di Dg è affidato con questa motivazione: “La dottoressa Silvia Curto ha maturato significative esperienze di direzione nelle materie afferenti l’incarico, presenta le necessarie caratteristiche attitudinali, curriculari e professionali in rapporto alle esigenze programmatiche della Giunta e dei conseguenti obiettivi di sistema (qui il decreto di nomina)”. Ancora dal ricorso: “È utile ricordare che concorrevano a quel ruolo diversi Dg dell’amministrazione regionale, che si sono visti preferire una candidata completamente priva dei requisiti richiesti dal bando pubblico”.

Come nel caso di Belloi, anche tra la Curto e gli uffici del Personale c’è stata una fitta corrispondenza in cui la parte pubblica ha chiesto chiarimenti sul curriculum dell’avvocata. La quale “ha risposto in maniera confusa e inconferente”, è scritto ancora nel ricorso. “Ogni attività concernente la nomina – replicò la Curto davanti al supplemento di verifica sul proprio curriculum – compete esclusivamente alla Giunta, al presidente della Regione e all’assessore competente”. Rilevano gli avvocati: “La Curto ha dimenticato che è stato lo stesso Esecutivo ad assegnare agli uffici il compito di verificare i requisiti”. In un successivo documento, la Dg face notare di essere titolata a ricoprire l’incarico perché “l’esercizio della professione forense equivale a funzioni dirigenziali” e viste anche “le responsabilità assunte” nello studio di Murgia. “Affermazioni – si legge nel ricorso – totalmente prive di qualsiasi fondamento giuridico”. Stando a sentenze recenti, la professione forense può essere considerata attività imprenditoriale, quindi precondizione per esercitare funzioni dirigenziali, solo in presenza di uno studio proprio e non quando si è dipendenti, come nel caso della Curto.

Saranno tuttavia i giudici amministrativi gli unici arbitri del caso Curto. Su cui la maggioranza sta cercando di mettere una pezza: il 21 dicembre è all’esame del Consiglio regionale una proposta di legge firmata dal capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, e che il centrodestra aveva già provato a inserire nell’assestamento di bilancio, lo scorso novembre (leggi qui). Il testo in questione è una revisione dei requisiti richiesti per svolgere le funzioni dirigenziali. Per via normativa si vorrebbe introdurre l’interpretazione autentica della legge 31 del 1998, nella parte relativa ai Dg esterni, di fatto eliminando l’esperienza minima quinquennale. Ciò che salverebbe sia la Curto che Belloi.

Alessandra Carta
(@alessacarft on Twitter)

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