È la grande tentazione della giunta Pigliaru: chiedere al governo Renzi che la metanizzazione della Sardegna, ovvero i costi per l’infrastrutturazione, vengano inseriti nella bolletta del gas, a carico di tutti gli italiani, così come avviene oggi per gli incentivi ai produttori di energia rinnovabile, attraverso la voce A3.
In viale Trento se ne parla sottovoce, in vista dell’incontro tra il presidente e il premier che, certamente, si vedranno a Olbia il 28 maggio per l’inaugurazione dell’ospedale qatariota (salvo cambi dell’ultima ora). Ma sulla questione sarda, all’indomani delle mozioni votate in Parlamento, dovrebbe essere già in calendario un incontro più istituzionale, direttamente a Palazzo Chigi.
La questione dell’energia è uno dei temi all’ordine del giorno: la Sardegna, come noto, è la sola regione italiana senza metano. Questo si traduce in maggiori costi per le famiglie e le imprese sarde, e si tratta di spese non compensate malgrado nell’Isola venga prodotta una grande quantità di energia da fonti rinnovabili. Si aggiungano i 700 grammi di emissioni di Co2 per kilowatt ora, contro i 400 di media nazionale, generati dall’utilizzo dei combustibili fossili nelle centrali a carbone.
Rispetto all’inserimento in bolletta della metanizzazione sarda, l’Esecutivo ha un solo dubbio: in tempo di vacche magre e con la Vertenza Entrate ancora aperta, Roma potrebbe sì accontentare la Giunta sull’energia, ma per un altro verso il rischio è vedersi tagliare risorse sulla partita finanziaria.
Sul tema una proposta l’ha avanzata anche il Pd che, dai tavoli tematici al Lazzaretto di Cagliari, ha quantificato in 400 milioni di euro la compensazione annua da assegnare alla Sardegna per la mancata metanizzazione. Con la soluzione della bolletta, però, il costo della metanizzazione isolana verrebbe spalmato tra milioni di utenti con un’incidenza a nucleo familiare davvero irrisoria, nell’ordine dello zero vergola qualcosa.
Al. Car.
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