“In Sardegna le emissioni di CO2 superano dell’80 per cento quelle nazionali“. Così si legge nel documento Energia del Pd isolano che, proprio per combattere l’inquinamento derivante dai combustibili fossili, sta lanciando il protocollo “Sardegna carbon free 2040“. Obiettivo: produrre, entro i prossimi 35 anni, solo energia ricavata da metano e fonti rinnovabili. Se ne parlerà nella Direzione del partito, convocata per lunedì 18 a Oristano.
Nel dettaglio delle emissioni, nell’Isola le centraline rilevano 700 grammi di CO2 per kilowattora contro una media nazionale di 400. Tanto che dal ’90 a oggi, “la presenza di biossido di carbonio nell’aria è aumentato del 7 per cento”.
A leggere il report del Pd, elaborato nella tavolo rotonda del Lazzaretto di Cagliari lo scorso 18 aprile, c’è un paradosso-beffa rispetto alla crescita delle emissioni. “Considerato che nel 2013 dalla Sardegna sono stati esportati 4 terawatt di energia rispetto ai 14 prodotti (cioè il 28,57 per cento), la quantità di CO2 è aumentata per soddisfare i bisogni energetici di altre regioni italiane“. Secondo il Pd, “questo rappresenta un elemento di criticità nelle politiche di sviluppo, visto che per via delle emission trading (sanzioni anti-inquinamento entrate in vigore nel 2013), l’energia avrà un costo sempre maggiore nelle aziende ad alto potere inquinante. E ciò si tradurrà in una perdita di competitività”.
Con un occhio verso la bolletta, “l’esportare un fetta importante dell’energia prodotta – si legge ancora nel documento Dem – non si traduce affatto in una riduzione della spesa per gli utenti sardi“. Anzi, “i vantaggi sono solo per le regioni importatrici che, senza farsi carico delle emissioni, pagano l’elettricità a un prezzo concorrenziale. Per due ragioni concatenate: in Sardegna il costo di produzione è più basso rispetto al resto del Paese, ciò che di conseguenza fa diminuire la tariffa media italiana, fissata su base nazionale”.
Dalla studio del Pd si rileva infine che “la gran parte dell’energia venduta fuori dall’Isola viene ricavata soprattutto dalle fonti rinnovabili, mentre per i consumi regionali, pari a 9 terawatt, si continua a ricorrere al carbone, quindi alla produzione elettrica con elevate emissioni di CO2”.
Alessandra Carta
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