Covid-19, classifica dei tamponi fatti: Sardegna ha il 2° peggior dato d’Italia

In Sardegna si fanno pochi tamponi. Pochissimi. Il nostro giornale già a fine marzo aveva rilevato il dato. Che allora valeva per l’Isola la quartultima posizione in Italia. Adesso la nostra regione è scivolata verso la coda della classifica facendo registrare il secondo peggior dato nazionale. La Sardegna, addirittura, è insieme alla Campania l’unica in cui si fanno meno mille test ogni 100mila abitanti. Davanti a tutti c’è la provincia autonoma di Bolzano, con 6.000,75 tamponi, sempre ogni 100mila residenti.

Nella nostra Isola dall’inizio della pandemia sono stati fatti 15.886 test. Il dato è riferito alla giornata di ieri, 21 aprile, ed è appunto il più aggiornato. Considerando che nel 2019 si contava una popolazione di un milione e 640mila persona, ecco ricavato il numero di test ogni 100mila abitanti, pari a 968,65. In Campania i tamponi fatti sono 922,92. Seguono la Sicilia con 1.101,86  e la Calabria a quota 1.306,62.

Sono molteplici le cause legate al basso numero di tamponi. Il problema più grande riguarda il reperimento dei reagenti, un elemento che sembra una costante in tutto il Paese. Ma la Sardegna, a ben vedere, si è organizzata peggio di quasi tutte le altre regioni. Per questo è ora che il presidente della Regione, Christian Solinas, al di là delle dichiarazioni ottimistiche che rilascia ogni giorno, spieghi e motivi ai sardi le ragioni che sottendono uno screening così esiguo.

Non è tutto: al ridotto numero di tamponi si lega anche una seconda questione che il governatore deve ugualmente chiarire. Riguarda la strategia anti-contagio sinora seguita. La sensazione è che la Giunta, sinora, abbia solo subito gli eventi. Infatti: nell’Isola la percentuale di positivi tra medici, infermieri e oss è più che doppia rispetto al resto d’Italia (leggi qui). E questa concentrazione di infetti negli ospedali e nelle Rsa ha determinato, di conseguenza, un massiccio impiego dei test tra pazienti e personale sanitario. Evidentemente a scapito della popolazione lontana da tali ambiti.

Avere la quasi totalità dei residenti non immunizzata al virus, impone infatti di studiare con attenzione la strategia prossima e futura, in particolare in vista dell’autunno, quando, coi primi freddi, è prevista la seconda ondata della pandemia. E sarà proprio allora che la Regione dovrà mettere in pratica nuove misure di contenimento che vanno pensate subito, a cominciare dalle modalità attraverso cui organizzare lo screening di massa. Controlli a tappeto annunciati da Solinas anche a marzo, insieme al lancio della app e all’apertura di alberghi come luoghi per la quarantena. Ma finora nulla di tutto questo è stato fatto.

Proseguendo con la classifica regionale per numero di tamponi, come nella tabella della Protezione civile, dopo Trento c’è il Veneto che può vantare 5.464,10 tamponi ogni 100mila abitanti. Segue Trento con 4.915,21. Ancora: il Friuli è a 3.991,76; la Valle d’Aosta a 3.909.84; l’Emilia Romagna a 3.024,84; l’Umbria a 3.020,24; la Toscana a 2.947,05; le Marche a 2.907,01; la Lombardia a 2.755,43. Poi: Piemonte a 2.420,43; Liguria a 2.204,12; Abruzzo a 2.279,42; Lazio a 1.701,49; Molise a 1.349,40; Basilicata a 1.327,12; Calabria a 1,306,62; Puglia a 1.141,32. Chiudono la classifica, come detto, Sicilia, Calabria, Sardegna e Campania.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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