Tabula rasa di tutti gli emendamenti: si riparte dal testo della legge elettorale statutaria approvata in commissione Riforme con alcuni aggiustamenti sugli sbarramenti e sulla doppia preferenza di genere. Questa, secondo quanto si è appreso, è l’unica intesa di massima raggiunta stamane in commissione dopo il rinvio della legge deciso dall’aula. Per superare lo stallo, non è servita la proposta di sintesi del consigliere del Pd Gian Valerio Sanna.
Sugli sbarramenti i dubbi sono più d’uno e le forze politiche minori premono per un azzeramento delle soglie LEGGI L’ARTICOLO. Quanto alla doppia preferenza di genere si profila, invece, una convergenza per esitare una norma che renda facoltativo, e quindi non obbligatorio, il secondo nome di diverso genere sulla scheda elettorale.
La legge elettorale statutaria ritornerà aula oggi alle 16. La doppia preferenza di genere facoltativa è rimandata all’esame del Consiglio, anche se si è aperta un’ampia riflessione con l’obiettivo di trovare un accordo trasversale, mentre sugli sbarramenti si arriverà in Aula con le soglie del 10% per le coalizioni e del 5% per le singole liste. Su quest’ultima i consiglieri della commissione e le forze politiche si sono impegnati a confrontarsi: i partiti minori ritengono il 5% troppo alto per riuscire ad entrare nel nuovo Consiglio da 60 seggi. Eliminato il tetto del 3%, si è ragionato su una proposta che riguarda la soglia minima per accedere al premio di maggioranza: sotto il 30% non scattano i seggi in più, mentre sopra il 45% l’ipotesi è quella di prevedere una quota del 60% di premio di maggioranza. Il tutto verrebbe fatto, ovviamente, prevedendo l’abolizione del listino. Resta ancora il rischio del voto segreto in Aula sulla doppia preferenza di genere, ma per diversi consiglieri della commissione questa strada potrebbe non essere percorsa o limitata a parti marginali.