È arrivata la sentenza definitiva sulla vertenza dei lavoratori di facchinaggio della Regione Sardegna: dopo la decisione del Tar, il tribunale amministrativo regionale, e quella del Consiglio di Stato, il bando che assegna (al ribasso) il servizio al Consorzio Cpm è ora definitivo (qui la procedura). Nonostante le proteste dei lavoratori e l‘interrogazione di due consiglieri regionali, i dipendenti da anni impiegati nei lavori di facchinaggio e portierato delle sedi regionali vedranno rinnovato il contratto ma a condizioni decisamente più svantaggiose: una paga dimezzata (si passerà dai 9,5 euro orari a 4,5), niente quattordicesima, ore di lavoro in meno. “Oltre a questo – ci spiega Mattia Mazzuzi, portavoce di un movimento di protesta culminato, qualche mese fa, con diversi sit- in e con l’occupazione degli uffici regionali di viale Trieste – tre di noi non avranno il rinnovo del contratto; alcuni passeranno da cinque a tre ore di lavoro giornaliere. Il ribasso ottenuto dalla Regione con il bando permetterà alle casse dell’ente di risparmiare un milione di euro in cinque anni, ma graverà sulle spalle di noi dipendenti“.
L’accordo con la società vincitrice del bando partirà dal prossimo 1 giugno con la formula del contratto fiduciario: “Un’ingiustizia, considerato che alcuni di noi lavorano alla Regione da quindici, vent’anni e avevano raggiunto una paga di 1300 euro al mese – prosegue Mazzuzi -. La Regione dovrebbe stare accanto ai lavoratori, non alle aziende che applicano questi ribassi”. Il portavoce sottolinea, inoltre, che nonostante le richieste di un incontro non hanno mai avuto una risposta dal presidente della Regione Francesco Pigliaru né dall’assessore agli Enti locali Cristiano Erriu.
Francesca Mulas