Vertenza facchinaggio in Regione, i lavoratori attendono decisione Tar

I dipendenti dei servizi della Regione Sardegna sono ancora in stato di agitazione: la procedura sul nuovo appalto per i lavori di facchinaggio va avanti, nonostante le proteste e un’interrogazione presentata in Consiglio Regionale, e i lavoratori rischiano di vedere pesantemente decurtati i loro stipendi. Non solo: alcuni avranno le ore lavorative diminuite, altri temono di non vedere rinnovato il contratto con la nuova gestione.

La vicenda ha avuto inizio il 7 ottobre 2015, quando la Regione con determinazione del servizio centrale regionale di committenza ha messo a bando, tramite una procedura informatizzata, la gestione del “servizio di facchinaggio e di movimentazione beni mobili” di tutti gli edifici dell’ente. Il bando è stato aggiudicato al Consorzio Cpm secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa: un ribasso notevole rispetto alla base d’asta di 4, 65 milioni di euro, che però grava sulle spalle dei dipendenti.

“Il nuovo contratto applicato dalla società vincitrice del bando è il contratto dei servizi fiduciari – spiega Mattia Mazzuzi, portavoce dei lavoratori – questo prevede di abbassare la paga oraria a 4 euro all’ora, non contempla la quattordicesima mensilità e farebbe perdere a ciascuno di noi circa 450 euro netti al mese. Un’ingiustizia, considerato che alcuni di noi lavorano alla Regione da quindici, vent’anni e hanno raggiunto una paga di 1300 euro al mese. La Regione dovrebbe stare accanto ai lavoratori, non alle aziende che applicano questi ribassi”.

La scorsa estate i dipendenti dei servizi di facchinaggio avevano occupato per tre giorni alcuni locali dell’Assessorato agli Enti Locali che gestisce il bando, con l’obiettivo di chiedere una revisione della procedura e scongiurare una nuova gestione che facesse risparmiare le casse regionali a discapito dei lavoratori; i consiglieri regionali Piero Comandini e Giuseppe Meloni hanno poi presentato un’interrogazione al presidente della Regione Francesco Pigliaru e all’assessore regionale alle Finanze Cristiano Erriu sulla vicenda.

Nel frattempo la società Sarda Servizi esclusa dal bando ha presentato un ricorso al Tar proprio sul merito del nuovo contratto proposto ai lavoratori. La prossima udienza del tribunale regionale è stata fissata nel gennaio prossimo: il giudice che sta seguendo il procedimento ha già chiesto chiarimenti sulle retribuzioni notevolmente inferiori rispetto a quelle precedenti.

“L’applicazione di un contratto al di sotto della soglia minima – conclude Mazzuzi – potrà essere anche un pericoloso precedente anche per gli altri lavoratori dei servizi della Regione, quelli delle pulizie e del portierato: per questo abbiamo intenzione di ricorrere anche al  tribunale del lavoro per tutelare i diritti acquisiti negli anni precedenti e pretendere una giusta retribuzione. In Italia già due lavoratori hanno vinto una causa simile: il nuovo stipendio che era stato loro proposto è stato ritenuto dal giudice troppo vicino alla soglia di povertà e per questo ritenuto inammissibile”.

Francesca Mulas

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